da Il Borghese anno XIX aprile 2019
Vita della Beata madre Maria Celeste Crostarosa
di Giuseppe Brienza
Beatificata nel giugno 2016, madre Maria Celeste Crostarosa, al secolo Giulia Marcella Santa, è nata a Napoli oltre tre secoli fa, il 31 ottobre del 1696. Decima di dodici figli, cresce in una famiglia cattolica e devota ma, fin da ragazzina, cerca la solitudine e il sacrificio. È adolescente quando decide di fare voto di castità e si sceglie come padre spirituale un sacerdote pio e dotto, don Bartolomeo Cacace, molto conosciuto nella Napoli del tempo, che la guiderà per anni incoraggiandola alla vita religiosa.
Dopo una visita con la madre e la sorella maggiore al monastero di Marigliano, in provincia di Napoli, resta lì per farsi monaca. La sorella Ursula si unisce a lei. Le seguirà di lì a poco anche la minore, Giovanna. A causa di soprusi nobiliari il monastero di Marigliano viene però chiuso e le tre sorelle Crostarosa sono costrette a trasferirsi, per alcuni mesi, nella villa paterna a Portici.
In questo periodo, ricevendo in visione di Gesù, la giovane religiosa visitandina capisce che deve fondare un nuovo Ordine monastico.La «Sua Opera» prenderà il nome di Congregazione del SS. Salvatore, senza fondatori né fondatrici.
A questo punto entra in scena nella storia di Giulia Crostarosa il “santo anti-illuminista” Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787) che, di fatto, assume la guida del ramo monastico femminile del nuovo Ordine. Anche lui di nobili origini, primogenito e, per questo, destinato alla carriera di avvocato.
Sant’Alfonso entra in scena perché in quelle circostanze, come spiega Carmen Pafundi, non sarebbe stato ammissibile né comprensibile attribuire ad una monaca, “visionaria” e “matta” come Giulia (così veniva considerata dai più) la fondazione di un Ordine religioso.
Nonostante ciò, come accade nella vita di molti santi, iniziò da questo periodo una vera e propria “passione” per Maria Celeste, tra calunnie, discredito, invidia, carcerazioni e buio dell’anima.
La sua vicenda precipita quando il suo nuovo padre spirituale, divenuto direttore del monastero di Scala, la porterà all’espulsione. Con lei anche le sue sorelle, che non vogliono più restare. Raminga, fra tanti, che la ospiteranno e cercheranno di proteggerla, la religiosa finisce per rifugiarsi a Foggia dove, oltre a gettare le fondamenta all’Opera, viene a instaurare una novità per l’epoca e per la città: un conservatorio per «donzelle civili», come si diceva allora. Ossia un conservatorio e non solo un monastero di clausura, nel quale le ragazze, e di ceto borghese, potevano scegliere di farsi monache o solo studiare.
Tutto ciò con non poco scetticismo da parte delle autorità del tempo ma, nonostante il devastante terremoto che metterà in ginocchio la città pugliese nel 1731 farà crollare una parte del suo monastero, madre Celeste non molla e, fiduciosa e determinata come mai, rimarrà a Foggia fino alla sua morte, avvenuta nel 1755.
Ancora oggi, la «Santa Priora» come la chiamano i fedeli che la venerano, è ricordata per aver dato vita all’Ordine delle monache Redentoriste e alla Congregazione dei padri Redentoristi. Entrambe queste famiglie religiose hanno dato moltissimo alla Chiesa, compresi molti santi.
Va ricordato che sant’Alfonso Maria de Liguri, divenuto vescovo, già nel 1816 fu dichiarato beato (nel 1839 santo) e, quasi lo stesso, vale per il suo confratello Gerardo Majella, morto anche lui nel 1755, un mese dopo madre Celeste, tanto da dichiarare di aver veduto l’anima di suor Celeste volare in cielo come colomba, e canonizzato nel 1893.
A ragione le vicende della vita e dell’eredità della beata Giulia Crostarosa, ben documentate ed esposte in questo libro, sono da considerare un esempio e un magistero da scoprire per i cristiani imborghesiti e laicizzati di oggi. Come scrive Carmen Pafundi nella sua biografia: «I santi non hanno tempo e non hanno un luogo, esistono per sempre».
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Carmen Pafundi Vita della Beata madre Maria Celeste Crostarosa Edizioni Ares, Milano 2018