5 maggio 2019
di Giuliano Guzzo
Oggi, 198 anni fa, spirava Napoleone Bonaparte (1769–1821). Tanti son gli aspetti poco noti di questo personaggio – che fu pure scrittore: nel 1795 compose un romanzo, Clisson et Eugenie, rimasto inedito fino al 1920 -, ma uno su tutti è sconvolgente: la sua conversione.
Ma sì, proprio così: si convertì. Fu egli stesso ad ammetterlo apertamente quando, ormai prossimo alla fine, nell’isola di Sant’Elena, alla domanda su quale errore non avrebbe ripetuto, avesse potuto tornare indietro, confessò: «L’errore più grande che ho fatto è qualcosa a cui nessuno pensa. E cioè la pretesa di distruggere la Chiesa cattolica. Io credevo che la Chiesa fosse come una sorta di serpente, per cui, schiacciata la testa, sarebbe morta. E invece, più schiacciavo questa testa (l’allusione all’esilio di Pio VI e Pio VII è chiara), e più mi accorgevo che la Chiesa mi rinasceva tra le mani.
Ho combattuto contro potentissimi eserciti, eppure non ho mai dubitato di combattere contro realtà limitate; ma combattendo contro la Chiesa, mi sono accorto di combattere non solo contro degli uomini!».
Quelle considerazioni – così sconvolgenti e poco note, benché riportate già nel 1843 in Sentiment de Napoléon sur le Christianisme, libro che le Edizioni Studio Domenicano hanno lodevolmente reso disponibile in lingua italiana – ci restituiscono un Napoleone diverso, anzi radicalmente diverso da quello “ufficiale”.
«Non un materialista e anticlericale», osservò nella prefazione all’edizione italiana il cardinale Biffi, «ma un cattolico convinto, con una fede matura. Egli elabora una prova efficace dell’esistenza di Dio fondata anche sulla propria esperienza di vita, riflette con animo appassionato sulla persona di Gesù Cristo, sulla Croce, sull’Eucarestia, sui rapporti tra fede cristiana, islamismo e protestantesimo».
Resta un piccolo mistero il motivo per cui una conversione tanto significativa e accompagnata, peraltro, da riflessioni per nulla banali (che la Chiesa non sia solo «degli uomini», anzi non lo sia per nulla, non è chiaro neppure, c’è da temere, a molti cattolici) sia così poco conosciuta. Censura della cultura laica? Potere dell’anticlericalismo?
Chissà. Sta di fatto che oggi è un buon giorno per ricordarla, quella straordinaria conversione.