Anche la storica enciclopedia Treccani, nella sua edizione ad uso dei ragazzi, riserva sorprese e rileva una forte tendenza a uniformarsi ai dettami della cultura “politicamente (s)corretta”
L’Enciclopedia dei ragazzi, ideata da un vasto gruppo di insigni esperti (pedagogisti, giornalisti, storici, scienziati, ecc.), è un’opera multimediale concepita e realizzata per prendere per mano i giovani studenti, guidarli nei vari percorsi della conoscenza e affiancarli nei vari livelli di apprendimento.
L’opera rappresenta una novità assoluta nel campo dell’attività della Treccani ed è costituita di sette volumi e di due prodotti multimediali. Essa si rivolge ai ragazzi del primo e secondo ciclo scolastico e i suoi volumi sono modulati in modo da poter essere utilizzati a seconda dell’età dei fruitori. Dei sette volumi il primo è tematico e serve da introduzione e orientamento per gli altri, alfabetici. La scelta dei lemmi è stata finalizzata con l’obiettivo di sottolineare la trasversalità dei saperi che caratterizza i nuovi assetti della conoscenza e, quindi, dell’apprendimento.”
Questa è la presentazione dell’opera che si legge nel sito della Treccani (letto il 12/6/2007), ma la lettura di alcuni lemmi tra quelli per così dire, più sensibili, ha dato luogo a diverse sorprese. Un’opera che si propone di essere “obbiettiva e pensata per la famiglia”, secondo le parole del direttore editoriale Massimo Bray riportate da Avvenire del 1/6/2007, cade sui luoghi comuni che la moderna storiografia ha ormai ampiamente superati: la leggenda nera sulla conquista dell’America, la Controriforma, l’Inquisizione.
Alla voce Demografia siamo ancora all’esaltazione delle teorie di Malthus e, a proposito dell’evoluzionismo, l’unica verità presente nell’Enciclopedia, rimane quella neodarwinista. “Alle pagg. 514-515 del primo volume l’Enciclopedia fa capire che la certezza della verità non esiste e lo conferma nel settimo volume alla voce verità; tuttavia dà per certa la teoria evoluzionista e afferma che Darwin «ha dato all’umanità la certezza scientifica dell’evoluzione»” , secondo quanto riferisce mons. Francesco Magni nella sua lettera riportata da Avvenire. Sempre mons. Magni riporta l’affermazione che il bene e il male sono opinioni variabili e in definitiva non esistono (v. pagg. 516-517 del primo volume).
La pagina di Avvenire non è passata inosservata, nell’inserto domenicale de Il Sole 24 ore del 3 e del 10 giugno, Riccardo Chiaberge e Giuseppe Tedeschi sono scesi in difesa dell’opera citando la presenza di collaboratori autorevoli e anche cattolici (Emanuela Prinzivalli, Marina D’Amato, Caterina Moro, mons. Piero Coda,) a dimostrazione dell’assenza di chiusure da parte dei curatori.Ma i temi su cui si è soffermata la critica di Avvenire a firma Andrea Galli, sono sfuggiti ai collaboratori di area cattolica e lasciandoli passare, come si vede dall’articolo di Bedeschi, hanno avallato quei luoghi comuni che mettono in cattiva luce la storia della Chiesa e del cristianesimo.
Anche temi di bioetica come l’aborto lasciano notevoli perplessità in chi li ha letti e che mons. Coda abbia esposto “con profondità i punti capitali della fede cristiana” nulla toglie al fatto che spesso la fede cristiana si perde per un’esposizione distorta della storia della Chiesa.
Sempre Bedeschi, domenica 10 giugno, ironizzava difendendo il metodo usato dalla Treccani confondendo, però, la correttezza della verità storica o almeno la sua ricerca, con i manuali di catechismo e da un personaggio così autorevole queste confusioni non sono accettabili, è impossibile che non sappia che un manuale di catechismo è un sommario o esposizione didattica della dottrina cristiana fondamentale usata tradizionalmente nell’insegnamento religioso cristiano e che, pertanto, non ha niente a che fare con un’enciclopedia e con le critiche di Avvenire.