È uscito il nuovo libro di Stefano Fontana con le controindicazioni cattoliche
Benedetta Cortese
Il libro inizia con un editoriale molto personale, legato alla spiritualità dell’autore, intitolato “L’inutile”. Seguono poi i “primi quattro editoriali”, scritti subito dopo aver assunto la direzione e che avevano dettato la linea del settimanale. Inizia poi la sezione “parole triestine”, con gli editoriali dedicati alla città e alla Chiesa di Trieste.
In questa sezione ci sono le polemiche con il quotidiano locale “Il Piccolo”, gli interventi sulla presenza dei cattolici in politica e nella società triestine, la sottile critica a certe tendenze del cattolicesimo moderno che talvolta dimentica l’essenziale, l’applauso alla farmacista di Roiano che ha tolto la macchinetta dei preservativi davanti alla sua farmacia. C’è anche l’editoriale intitolato “Black Out” dedicato a spiegare perché Vita Nuova non abbia pubblicato nessuna recensione sul film Bella Addormentata ispirato al caso di Eluana Englaro.
Seguono poi le raccolte “controcanto italiano” e “controindicazioni cattoliche”, ove il tasso polemico aumenta ma sempre in visione costruttiva. Fontana critica l’animalismo, mette in guardia da “Pisapia teologo”, critica i pettegolezzi sulla morte di Saviano e Fazio, si dice contrario all’ apertura domenicale dei negozi, esprime qualche ironica perplessità su Napolitano “presidente di tutti”, tergiversa su “Mari e Monti”, fa il bilancio del berlusconismo, si scaglia contro lo Stato delle tasse.
E’ però in “controindicazioni cattoliche” che Fontana scrive le cose più corpose e impegnative. Fa’ un po’ di teologia e di filosofia col linguaggio del giornalismo. Mette in guardia contro l’interpretazione new age della Pentecoste, lamenta l’eclisse della dottrina tra i cattolici, celebra la festa di Cristo Re in modo ormai inusuale ossia senza fughe spiritualistiche, dice che il primo dei diritti è conoscere Cristo, è polemico con la Chiesa degli intellettuali, si oppone alla mobilitazione dei cattolici per il referendum sull’acqua in cui vede un unanimismo sospetto, sorride sulle citazioni spot dei cattolici e sui molti loro tic culturali e, nell’editoriale intitolato “Benedetti dogmi”, spiega che la storia la Chiesa l’ha fatta con i suoi dogmi. Il titolo della sezione – “controindicazioni cattoliche” – è quindi più che indicato.
Seguono le sezioni “La Chiesa italiana” e “Sulla traccia di Benedetto XVI”. Anche qui le osservazioni di Fontana sono in genere di controtendenza. Nessuna concessione al politicamente corretto e al concordismo forzato col mondo. Uno di questi editoriali su Benedetto XVI si intitola “Viva il Papa!” dove si lamenta che spesso le comunità cristiane vivono come se il Papa non fosse. Benedetto XVI è il punto di riferimento di tutto il libro, non solo di quest’ultima sezione.
Non è un libro di Dottrina sociale della Chiesa, naturalmente. Gli editoriali di un settimanale cattolico parlano di molte cose. Però di spunti implicitamente derivati dalla Dottrina sociale ce ne sono tanti, sparsi qua e là, ad animare un discorso vario eppure organico. Gli editoriali pubblicati sono tanti – cento, appunto – ma il lettore percepisce che fanno un discorso unitario, come deve essere per un settimanale che, se non ha un volto, non esiste, anche se vende centinaia di migliaia di copie.