Dal sito CulturaCattolica 16 ottobre 2015
di don Gabrielle Mangiarotti
Spesso, riflettendo sui mutamenti culturali in atto e sulla accettazione di modi e costumi che fino a qualche anno fa sembravano impensabili e improponibili, capita di interrogarsi su che cosa abbia reso possibile questa mutazione. Certo, anche in altri tempi le parole hanno cambiato significato e valore. Pensiamo alla «rivoluzione», passata da termine astronomico a descrizione di trasformazione sociale, prima osteggiata e poi quasi considerata una giusta modalità per ottenere cambiamenti altrimenti impossibili. Ma c’è voluto del tempo e sono dovute accadere trasformazioni reali, misurabili, non sempre inevitabili.
Ma oggi? Sembra che le parole, i concetti, le valutazioni siano – usando il gergo attuale – liquidi, mutevoli senza apparente causa scatenante. Così il «genere», diventato improvvisamente «gender» ha assunto una valenza e una diffusione impensabili tempo (breve) fa. E la sessualità, diventata improvvisamente «eterosessualità» e «omosessualità», con un connotato di indifferenza rispetto al valore. Anzi, senza che se ne possa discutere il valore: tutto sullo stesso piano.
Che cosa ha reso possibile questo cambiamento? Ascoltando la prolusione del Card. Bagnasco, qualche giorno fa, ce ne è stata offerta la chiave.
Così il Presidente dei Vescovi italiani si è espresso: «Le parole più sacre della vita e della storia umana – come persona e libertà, amore e famiglia, vita e morte, sessualità e generazione – sono sottoposte da decenni a forti pressioni culturali. Così che ciò che fino a ieri era impensabile oggi diventa plausibile e addirittura oggetto di legislazione. In diversi Paesi europei, perfino certe aberrazioni come la pedofilia, l’incesto, l’infanticidio, il suicidio assistito sono motivo di discussioni e di interrogativi non astratti.
È risaputo che tutto ciò non è casuale: attraverso alcune tecniche di persuasione delle masse – la più nota è la cosiddetta “finestra di Overton”, una finestra mentale che si allarga sempre di più attraverso sei fasi precise – si riesce a far accettare l’introduzione e la successiva legalizzazione di qualsiasi idea o fatto sociale, fosse anche la pratica che, al momento, l’opinione pubblica ritiene maggiormente inaccettabile. Uno di questi passaggi è quello che potremmo chiamare la “cultura degli eufemismi”: consiste nel chiamare le cose peggiori con nomi meno brutali e respingenti per la sensibilità generale.»
Ed ecco allora che ci interroghiamo su questo strano processo, questa strana «finestra» che fa entrare nel nostro mondo un apparente inarrestabile moto di trasformazione, a cui sembra impossibile porre argine e freno, a meno di passare per violenti retrogradi e oscurantisti, incapaci di essere presenti in un mondo in rapida e positiva trasformazione. Al più tollerati, nella speranza che prima o poi si abbia a scomparire.
Personalmente non credo alla irreversibilità e inevitabilità del processo, ad una condizione, però: che si abbia coscienza di ciò di cui si è portatori e si viva una serie di relazioni forti, positive e costruttive in grado di generare un modo di guardare la realtà che ne salvi i fattori costitutivi, senza complessi di inferiorità, credendo nella forza delle ragioni e rifiutando le cosiddette ragioni della forza. In termini cristiani si potrebbe dire quello che chiedeva Giovanni Paolo II: una fede che diventi cultura.
Sbirciando su Internet ho trovato queste note che mi sembrano chiarire il senso di quello che sta accadendo. Ve le riporto come spunto di riflessione e di confronto: «Sulla base della finestra di Overton, si possono costruire (e sono state probabilmente costruite) campagne a favore di alcune idee non ancora accettate dalla società.
Le idee passano dalle seguenti fasi;
1 impensabili (inaccettabile, vietato);
2 radicali (vietato ma con eccezioni);
3 accettabili;
4 sensate (razionalmente difendibili);
5 diffuse (socialmente accettabili);
6 legalizzate (introdotte a pieno titolo)
Il concetto di base è capire in quale finestra si trovi attualmente un’idea (ad esempio, la legalizzazione delle droghe leggere) e farla progressivamente slittare verso quella successiva, in una serie di passi…»
«La tecnologia di manipolazione della coscienza della società per una graduale accettazione da essa delle idee considerate in precedenza aliene, ad esempio la revoca di un tabù, si basa sull’utilizzo di The Overton Window. La sostanza di questa tecnologia consiste nella divisione di un desiderato spostamento delle opinioni in alcuni step, ciascuno dei quali sposta l’accettazione delle idee di una fase, e una norma universalmente accettabile verso il suo margine. Ciò causa il successivo spostamento della “finestra” cosicché la posizione raggiunta si trova di nuovo al centro, il che dà una possibilità di compiere un ulteriore passo verso la fase successiva.
I think tank producono e diffondono le opinioni oltre The Overton Window allo scopo di rendere la società più ricettiva a diverse idee. Quando un simile centro vuole introdurre un’idea che la società ritiene inaccettabile usa gradualmente il modello della “finestra”…»
«Un’enorme quantità di specialisti per la manipolazione dell’opinione pubblica assicura il funzionamento dell’Overton Window: esperti in tecnologie politiche, scienziati, giornalisti, esperti in relazioni pubbliche, personalità, insegnanti. E’ curioso che i temi come matrimoni tra le persone dello stesso sesso oppure eutanasia non ci sembrano più strani. Hanno semplicemente percorso l’intero processo “tecnologico” di trasformazione da “inaccettabili” fino alla “legalizzazione”…»
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