Pisa, 16 marzo 2016
sale parrocchiali della Chiesa di Santa Maria del Carmine
Trascrizione, non rivista dal relatore, del quinto incontro del ciclo “Itinerari della dissoluzione contemporanea”, organizzati da Alleanza Cattolica, Croce di Pisa.
Relatore: ATTILIO TAMBURRINI, del Comitato promotore di Difendiamo i Nostri Figli, dirigente nazionale di Alleanza Cattolica, membro dell’Osservatorio sulla libertà religiosa, già direttore della sezione italiana dell’Associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, autore di numerosi articoli sulla libertà religiosa,
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La nozione di cosa è accaduto nel secolo XX e di ciò che sta accadendo, non è percepita dall’opinione pubblica. Se provate a chiedere a qualcuno dei martiri dei primi secoli in genere ve lo sanno dire, perché quasi tutte le nostre chiese più antiche sono dedicate a un santo martire dei primi secoli e soprattutto in Italia la prima evangelizzazione si è organizzata attorno alle tombe dei martiri.
Se però domandate qualcosa dei martiri contemporanei non ve lo sanno dire; non perché non hanno mai sentito parlare, ad esempio, di san Massimiliano Kolbe o di Edith Stein, ma perché normalmente non vengono associati all’idea di una persecuzione e la loro morte viene considerata un episodio isolato, quasi occasionale. Non c’è la nozione di persecuzione a tal punto che se prendiamo l’Enciclopedia cattolica, pubblicata negli anni Cinquanta, quando era in corso la grande mattanza nei paesi comunisti e in Unione Sovietica, la voce “persecuzione” fa riferimento esclusivamente alle persecuzioni dei primi secoli.
Qualche anno fa mi sono trovato a Siracusa per i 750 anni del martirio di santa Lucia, invitato a parlare dei martiri antichi e dei martiri moderni; la mattina fu dedicata ai parroci della diocesi: una settantina, alla presenza del vescovo; feci il mio discorso e al momento delle domande si alzò un sacerdote e chiese: «Perché nessuno ci ha mai detto questo?». Immaginate il mio imbarazzo avendo davanti quello che glielo avrebbe dovuto dire.
Me la cavai dicendo che il Santo Padre in occasione del Giubileo del 2000 ha dedicato una giornata ai martiri del XX secolo, aggiungendo anche che la nuova evangelizzazione si può basare sulla memoria di questi martiri, anziché sulle chiacchiere e i convegni. Anzi, gli scarsi risultati della nuova evangelizzazione dipendono proprio dal fatto che non è basata sulla memoria di questi martiri ma sui convegni, gli studi pastorali e su tutta una serie di cose che in genere producono ben poco.
All’inizio c’è una grande illusione. Nel 1881 a Milano viene lanciato il “ballo dell’Excelsior”, che ebbe un successo enorme e fu ripetuto all’Esposizione universale di Parigi attraversando il periodo che va dalla fine dell’Ottocento agli inizi del Novecento. Questo ballo era un manifesto del Positivismo. Diceva in pratica che c’è la luce della scienza e della cultura e dall’altra parte l’oscurantismo della superstizione. Il tempo attuale doveva essere quello della vittoria della luce sull’oscurantismo, nemico del progresso e in scena si metteva l’esaltazione delle invenzioni di quel periodo: il piroscafo, la pila di Alessandro Volta, il telegrafo, la lampadina di Thomas Edison, il canale di Suez, il traforo del Moncenisio.
Con questo spettacolo si voleva insomma salutare l’avvento di un mondo di modernità e pace. Il progresso delle scienze, la cultura che si diffonde, produrranno automaticamente un periodo e un mondo in cui regneranno modernità e pace: Siamo agli inizi del Novecento e immediatamente ci sarà un ritorno alla tragica realtà, sintetizzata da Giovanni Paolo II, che definì il XX secolo un secolo di morte, e questo è un dato di fatto.
Diamo uno sguardo alle statistiche. Il maggiore esperto di statistiche religiose moderne è l’americano David Barrett che ha fatto degli studi per l’Enciclopedia del cristianesimo che esce ogni dieci anni mettendo al lavoro centinaia di esperti. Dalla morte di Gesù Cristo, primo martire della storia, al 2000 circa 70 milioni di cristiani sono stati uccisi per la loro fede. Ovviamente non sono tutti martiri, perché vi sono anche quelli morti nelle guerre di religione, ma in questi duemila anni i cristiani uccisi sono comunque una enormità. Di questi, e il dato è importante, ben 45 milioni sono stati uccisi nel secolo XX, grazie anche al progresso: un romano per tagliare 100 teste con la spada ci metteva un po’ di tempo mentre con una mitragliatrice sono sufficienti pochi secondi. Ovviamente non si tratta di soli morti cattolici ma di cristiani in generale, di tutte le confessioni.
All’inizio del secolo abbiamo il primo grande tragico episodio: la rivolta dei boxer in Cina, organizzazione nazionalista anti-occidentale e anti-cristiana ritenendo il cristianesimo un “prodotto” di importazione occidentale nonostante la presenza cristiana in Cina sia documentata già dal IV secolo da parte dei padri nestoriani, tanto che sono stati ritrovati resti di monasteri.
Diverse invasioni avevano distrutto questa presenza che poi è rinata ma diversi gruppi erano sopravvissuti qua e là. Poi i missionari riprenderanno i contratti riprendendo l’evangelizzazione. Nell’estate del 1900 saranno uccisi circa 40mila cristiani, 180 missionari cattolici e arrestati diverse migliaia. Di questi 40mila solo 120 sono stati fatti santi.
Degli altri risulta difficile avviare la causa di beatificazione perché per ciascuna sono necessari una serie di documenti e di testimonianze che non sarebbe possibile raccogliere per tutti. Sono stati quindi scelti quelli per i quali vi era disponibile una qualche documentazione e la testimonianza che la loro morte è stata effettivamente da martire e non da combattente. Il martire è quello che viene preso da solo e messo davanti all’alternativa: o la conversione o la morte, anche se in effetti i cinesi facevano molto di peggio essendo specializzati in torture. Se si leggono gli atti di questi martìri sono impressionanti; c’è gente tenuta in vita ventiquattrore per essere torturata da boia molto abili e capaci.
Nel folto gruppo di canonizzati vi sono un po’ tutti: dal vescovo ai laici, come successo un po’ in tutti gli episodi di martirio. Perché è importante questa considerazione sul numero? Perché quando arriva alla conclusione la causa di un martire in un luogo dobbiamo pensare che sotto di lui c’è una intera piramide di molti altri di cui non si sa nulla e che sono scomparsi e basta. Dei primi duecentomila cattolici spariti poco dopo la rivoluzione russa, fino al 1925, non si sa nulla: non ci sono testimonianze e si sono persi nell’immensa Siberia.
Nel 1915 segue il genocidio degli armeni, dovuto all’ideologia nazionalista dei Giovani Turchi, quelli che quando presero definitivamente il potere con Kemal Atatürk abolirono il califfato e l’impero ottomano. Mentre nell’impero ottomano vi furono persecuzioni occasionali, perché come succede nel mondo islamico non c’era una regola generale e le uccisioni avvenivano a seconda di chi era al potere in quel momento: vi era il califfo più estremista che decideva di fare un po’ di piazza pulita e quello più tollerante che si serviva di medici, architetti e scienziati cristiani.
Costantinopoli in gran parte è stata costruita da architetti italiani e la struttura delle moschee, mediamente, deriva tutta da Santa Sofia, ex cattedrale cristiana che trovarono lì già bell’e pronta. Ci fu un periodo ad esempio in cui vi fu una scuola cristiana di medicina e anche se si leggono nomi arabi si tratta di famiglie che tramandavano di padre in figlio la cultura assimilata dall’antica Grecia.
In periodo ottomano i cristiani arrivavano addirittura a ricoprire cariche importanti e quando si renderanno conto che la gran parte dell’aristocrazia ottomana era armena e greca tutto cambia. Una volta, verso la metà dell’Ottocento, ci fu un caso diplomatico perché un ambasciatore ottomano fu presentato a corte come ambasciatore turco ma questi si urtò e se ne andò perché per loro i turchi erano i contadini e la classe più umile mentre l’aristocrazia ottomana si considerava diversa.
Nacque dunque un nazionalismo di origine un po’ massonica e molto influenzato dalle teorie occidentali che identifica la nazione turca con l’essere turco e quindi occorreva purificare la nazione da tutte le impurità, che erano le altre minoranze: armeni, greci, siriaci, ecc.
I Giovani Turchi presero il potere appena prima della Prima Guerra mondiale, anche se tutto rimase all’inizio ufficialmente ancora in mano al sultano. Nella notte tra il 23 e il 24 Aprile 1915 vennero eseguiti primi arresti, che proseguirono nei giorni seguenti. Nel primo mese più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, poeti e perfino delegati del Parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada.
Poi iniziò la raccolta in massa degli armeni presi dai villaggi, che furono incolonnati e fatti marciare senza cibo. Un milione 200mila persone muoiono in quell’occasione e altre centinaia di migliaia furono massacrate dai curdi. Si calcola che il massacro fu di un milione e mezzo di vittime armene e di altre minoranze religiose ma gli armeni costituiscono la stragrande maggioranza. Secondo il massimo studioso del problema, Ezeman, afferma che si deve parlare più compiutamente di genocidio cristiano, perché non ci furono solo gli armeni ma anche le altre comunità cristiane sia pure con minor peso dal punto di vista numerico e storico.
Arriviamo all’Unione Sovietica, dove dal 1917 al 1989 vi fu inizialmente una persecuzione molto, molto feroce. Quando Putin venne in Italia qualche tempo fa disse che nei fiumi della Siberia furono annegati circa 10mila monaci ortodossi. Da subito si scatenò una persecuzione fortissima nei confronti della chiesa che era già stata teorizzata da Lenin e il primo luogo di quello che sarà conosciuto come Arcipelago Gulag fu le isole Solovky dove vi è una serie di monasteri oggi restaurati, nei quali arrivarono le guardie rosse che convinsero il capitolo dei monaci ad accettarle perché li avrebbero protetti da eventuali intemperanze della popolazione.
Così i monasteri divennero centri di raccolta di cristiani provenienti un po’ da tutte le parti della Russia. La persecuzione inizia appena nasce l’Unione Sovietica e continua implacabile in tutti i paesi in cui negli anni successivi il partito comunista prende il potere, in Europa, in Africa e in America Latina.
Perché è importante notare che la persecuzione avvenne in tutti i continenti? Perché il comunismo ha avuto lo stesso identico atteggiamento, indipendentemente dalla latitudine, dalla cultura del popolo in cui si è innestato. Non c’è il comunista buono, perché magari mediterraneo, e quello nordico più cattivo ma si tratta di una strategia, un modo di comportarsi che va da Cuba alla Lituania, senza differenza, se non qualche periodo di intensificazione o di rallentamento della persecuzione a seconda delle contingenze politiche.
In Urss ad esempio durante la guerra con la Germania Stalin dette un po’ di libertà alla chiesa ortodossa perché potesse risvegliare lo spirito patriottico del popolo. Considerate che quando le truppe tedesche e italiane arrivarono, nelle prime fasi della guerra, furono accolti come liberatori. Ho visto fotografie di un missionario italiano con file lunghissime di donne che portavano i figli a battezzare dal cappellano militare. Era la prima volta che vedevano un sacerdote, e non importava se non era ortodosso, dopo anni e anni. Dopo due mesi l’esercito tedesco comincia a comportarsi da nazista, la simpatia iniziale finì e la popolazione fu recuperata dall’altra parte.
Secondo alcune fonti in Unione sovietica 50mila religiosi sono stati uccisi, molti dei quali torturati brutalmente, quasi tutti i seminari vennero chiusi agli inizi degli anni Venti e vietata ogni pubblicazione religiosa. I pochissimi seminari autorizzati, come avviene ancora oggi in Vietnam, avevano un esame preventivo di ammissione con in commissione un membro del partito; perciò con una grande infiltrazione della polizia politica nel clero ortodosso.
Il clero in Urss venne eliminato quasi tutti per poi essere man mano sostituito con elementi di fiducia del partito comunista. L’insegnamento religioso ovviamente venne abolito e le celebrazioni liturgiche proibite fin dal 1922 anche nelle abitazioni private. Per quanto riguarda i cattolici negli anni che vanno dal 1917 al 1925 i sacerdoti da 245 passano a 70 e negli stessi anni circa 200mila cattolici scomparvero.
L’universo concentrazionario nasce già con Lenin – quindi non è “colpa” di Stalin – che Solgenitzin chiamerà “arcipelago” perché i gulag sono come isole all’interno del mare dell’Unione Sovietica; una rete che ha detenuto in contemporanea anche un milione e mezzo di persone e dalla quale sono transitate almeno 18milioni di persone; manodopera gratuita a cui hanno fatto fare anche lavori spaventosi. Se leggete un po’ di letteratura sull’argomento come Arcipelago Gulag o Una giornata di Ivan Denisovič vi rendete conto delle condizioni vita. Sappiate solo che la mattina per prima cosa uscivano per andare a controllare il termometro perché con meno di 40 gradi sotto lo zero non si poteva andar fuori del campo a lavorare, ma probabilmente il termometro era truccato perché non scendeva mai sotto i 40 gradi.
Andiamo adesso in tutt’altra parte del mondo: nel Messico del 1926. Spero abbiate visto il film Cristiada, dove è raccontato abbastanza esattamente cosa accadde. La rivoluzione messicana del 1917 aveva introdotto una costituzione molto anticlericale e soprattutto anticattolica e nel 1925 si decise di applicarla: Cosa prevedeva? Ad esempio proibiva alle chiese di gestire l’istruzione, proibiva gli incontri religiosi, vietava la celebrazione di cerimonie religiose fuori dai luoghi di culto e indossare l’abito talare o religioso in pubblico. Quando Giovanni Paolo II si recò in Messico la prima volta un solerte poliziotto gli fece la multa perché indossava la talare.
Un altro articolo della Costituzione prevedeva la registrazione dei ministri del culto e l’approvazione del loro ministero, mentre i singoli stati della federazione dovevano emanare una adeguata legislazione applicativa e fissare un tetto massimo al numero dei sacerdoti, che comunque dovevano essere messicani di nascita.
Nel 1925, il presidente Plutarco Elias Calles decise di applicare integralmente questa Costituzione provocando l’insorgenza del popolo messicano che arrivò sul punto di vincere la guerra ma quando erano quasi in procinto di marciare sulla capitale da Roma venne imposto – fu uno dei gravi errori di Pio XI – l’accordo. Il governo si impegnò a non applicare in maniera così severa le leggi antireligiose e l’esercito cristero si sciolse. A quel punto iniziò la mattanza dei capi cristiani, che vennero presi a casa uno per uno e fatti fuori. Come sempre in politica non bisogna mai dare retta ai consigli del clero, che in questo campo non ci capisce molto. Tra l’altro ci fu anche un interventi Nordamericano in favore della pacificazione poichè aveva interessi economici ai quali la situazione di guerra non giovava.
Se l’insurrezione messicana avesse seguito il suo corso sarebbe cambiata tutta la storia del Sudamerica, poiché l’influenza del Messico è stata molto forte su tutti i governi massonici poi arrivati nel continente.
Sono molti i cattolici messicani canonizzati. Uno è José Sánchez del Río, un ragazzo di 14 anni di cui si parla molto nel film Cristiada, un altro è padre Miguel Augustin Pro, di cui esiste tutta una documentazione sulla sua fucilazione perchè era diventato una specie di primula rossa, dedito anche ai travestimenti, e una volta catturato il governo messicano convocò tutti i rappresentanti diplomatici ad assistere alla sua esecuzione; naturalmente quasi tutti si rifiutarono e soltanto un paio assistette.
In Messico ci sono stati episodi di una bellezza unica. C’è il caso di un sacerdote arrestato mentre celebrava Messa clandestinamente; passò tutta la notte a discutere col capitano del reparto che lo prese, il quale era convinto di aver fatto una grande cosa essendo tra quelli che credeva fermamente alla religione come fattore di oscurantismo. La mattina dopo, quando lo portarono alle porte del paese per fucilarlo il sacerdote chiese di poter dire due parole al plotone di esecuzione. Ai soldati disse di capire che eseguivano solo degli ordini e che non ce l’aveva assolutamente con loro; anzi, se si fossero inginocchiati avrebbe dato loro la benedizione. Tutto il plotone si inginocchiò. Al momento di far fuoco i soldati spararono da tutt’altra parte e a quel punto fu il capitano a dover impugnare la sua pistola per sparare alla testa del sacerdote.
Nella testimonianza che il capitano rese alla causa di beatificazione disse che da quel giorno non dormì più la notte. Ovvero il boia divenne un testimone della causa di beatificazione. Si tratta di eventi che si trovano spesso in queste storie di martirio: chi è causa del martirio rimane estremamente colpito dal comportamento della vittima. Del resto ricordate l’episodio dei martiri di Otranto, dove uno dei boia islamici si mise in fila anche lui per essere decapitato.
Altro martirio ineguagliato nella storia fu nella Spagna dal 1930 al 1936, dove in sei anni sono stati uccisi 6.332 religiosi e 13 vescovi, ovvero tutti quelli che erano presenti nelle zone controllate dai repubblicani. Se ne salvarono solo due perchè erano andati via, uno a Roma per partecipare ad un incontro e uno perchè consigliato di sparire. Morirono anche 4.184 sacerdoti, 2.365 religiose; 1580 sono quelli riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa cattolica come martiri e beatificati.
La cosa interessante è che ci sono tantissimi laici. Come quel ragazzo di 21 anni che studiava chimica e che scrive le sue ultime lettere, nella notte precedente l’esecuzione, alla fidanzata, alla sorella e al suo professore per dare la spiegazione dell’esperimento che stava facendo. Alla fidanzata dice come avrebbe voluto passare la sua vita assieme a lei e sposarla ma che non riesce ad essere triste, sentendo in lui una gioia profonda che non sa da dove viene. Se ricordate la promessa evangelica: «Quando sarete davanti al giudice non vi preoccupate, lo Spirito parlerà in voi», leggendo le biografie di questi martiri vi rendete conto che effettivamente è così.
Si tratta di persone che non avevano fatto gli esercizi spirituali, non erano degli asceti ma gente normale: dal professore universitario, al medico, dal farmacista allo studente, che quando si trovano in quel momento trovano una forza e un morale incredibili.
Quello che è accaduto in Spagna è interessante perchè nel 1928 nessuno immaginava una cosa del genere e dopo appena due anni si scatenò una ondata che non ha precedenti e, come disse il cardinale primate di Spagna dopo la guerra, «Questa guerra ha avuto il merito di trasformare una Chiesa imborghesita in una Chiesa di martiri», perchè la Chiesa spagnola stava bene e faceva una vita di ordinaria amministrazione. La persecuzione invece dette uno stimolo anche alla rinascita spirituale che si stava perdendo in quella atmosfera di rilassamento. Una parte importante l’ebbero gli esercizi spirituali di padre (…) che andava a prendere la gente nelle osterie. Egli “inventò” un metodo per i laici della durata di una settimana che si diffuse molto dalla fine dell’Ottocento e molti di questi martiri avevano seguito qualche corso di quegli esercizi spirituali.
Quelli che abbiamo citato fin qui sono alcuni episodi ma nel mondo continuava la persecuzione in tutta l’area comunista.
Nella Germania nazista nel 1930 l’arcidiocesi di Magonza – che è una delle diocesi più importanti del Paese – proclama pubblicamente che: «Ai membri del partito hitleriano non è permesso prendere parte in gruppo a funerali o altre simili funzioni cattoliche e finchè un cattolico rimane iscritto al partito hitleriano non può essere ammesso ai sacramenti». Quindi prese di posizione della Chiesa cattolica ci sono immediatamente e partono subito gli arresti.
Non si contano sacerdoti, religiosi e suore che a causa della loro presa di posizione pubblica contro il regime subirono restrizioni, persecuzioni giudiziarie, provvedimenti penali fino alla pena capitale. Più di un terzo del clero secolare e un quinto circa del clero regolare tedesco. Anche i principali esponenti del movimento della Rosa Bianca – legato alla Chiesa cattolica – vennero impiccati. Il movimento si era formato seguendo le tesi di “Sorgente di vita” un movimento cattolico guidato dal sacerdote di origine italiana Romano Guardini.
Nei Paesi occupati dai nazisti il solo clero polacco ebbe 2.351 morti, di cui 4 vescovi, 1.996 sacerdoti, 113 chierici e 238 religiosi. In Polonia un totale di 3.642 sacerdoti. 389 chierici, 341 conversi e 1.117 suore furono deportati. Cifre altrettanto significative si riscontrano negli altri Paesi occupati.
A questo punto, siamo nel dopoguerra, nascono le varie Repubbliche popolari in Europa e nel resto del Mondo. L’espansione dei regimi comunisti, soprattutto dopo la fine della Seconda Guerra mondiale prosegue apparentemente inarrestabile fino alla proclamazione nel 1987 dell’ultima Repubblica democratica, in Etiopia; ultima di una lunga serie alla cui proclamazione si recano un po’ tutti o rappresentanti di quei regimi che dopo appena due anni sarebbero scomparsi.
Con questa espansione si espande implacabilmente anche la persecuzione religiosa. Migliaia i martiri, molti dei quali canonizzati il cui elenco sarebbe molto lungo. Ogni Paese europeo ha la sua storia: dalla Romania, all’Albania, alla Bulgaria; tutti hanno avuto caterve di martiri canonizzati e beatificati. Conosco il sacerdote che si sta occupando dei martiri albanesi il quale, poveretto, non riesce a mettere fine al suo lavoro perchè ne scopre sempre di nuovi e le cause di beatificazione sono complesse e richiedono molta accurata documentazione. Di ciascun Paese sono state raccolte testimonianze, scritti volumi di una storia ancora poco conosciuta o addirittura ignorata dal grande pubblico.
Faccio una breve cronologia dell’espansione comunista per quelli che nell’89 non erano nati o considerano ormai quella storia cosa del passato.
Il 30 dicembre 1920 nasce l’Unione Sovietica con la federazione di tre realtà che formano il primo nucleo dell’Urss. In Europa nel 1944 entra nell’orbita sovietica l’Estonia, fino al 1949 quando tocca alla Repubblica Democratica di Germania. Tenete presente che in ciascuno di questi casi immediatamente scatta l’operazione antireligiosa.
Ad esempio al momento del colpo di Stato in cecoslovacchia del 1948 era già pronto l’elenco dei sacerdoti e dei monaci da arrestare con i camion che la stessa notte del golpe li caricarono per deportarli immediatamente. In ciascun Paese poi la persecuzione assume rforme diverse; in Albania si viene fucilati anche se si battezza un bambino, mentre in Polonia è più soft perchè c’è una enorme popolazione cattolica a cui non è possibile fare la guerra totale. Mentre in Urss hanno avuto settant’anni per farla, in quei paesi devono almeno all’inizio dosarla un po’ anche perchè ogni tanto scoppiano delle rivolte.
In Asia dal 1945 fino al 1978, quando nasce la Repubblica Democratica dell’Afghanistan, si ha la conquista della Cambogia, la riunificazione del Vietnam. In Africa si parte dal 1970 con la Somalia, la Guinea Bissau, Capoverde, Madagascar, Angola… Pensate per chi viveva in quell’epoca quale poteva essere l’effetto psicologico.
Nelle americhe divennero comuniste Cuba, Guiana, Grenada, il Nicaragua… All’inizio del 1989 la mappa del Mondo si va colorando di rosso, come un cancro che si espande, tanto che in Italia gli anticomunisti erano scomparsi e nessuno parlava più male del comunismo. Io ricordo quando eravamo rimasti soli a parlare del comunismo, delle resistenze dimenticate, quando facemmo dei convegni sull’Albania, sull’Afghanistan. Addirittura, era il periodo della ostpolitik vaticana, fu proibito a padre Werenfried van Straaten, fondatore della Chiesa che soffre, dal segretario di Stato monsignor Casaroli di parlare dei paesi dell’Est.
Allorchè van Straaten andò da Paolo VI mostrando la lettera e chiedendo cosa doveva fare, il Papa replicò: «Lo so, lei continui a fare quello che ha sempre fatto. Il segretario di Stato fa il suo mestiere». Lui continuò ma in Germania ad esempio i vescovi non lo fecero parlare. Insomma c’è stato un periodo in cui la situazione era grave. In Ungheria quando il cardinale József Mindszenty fu trasferito in Occidente gli fu promesso da parte dell’autorità che avrebbe conservato il titolo di primate d’Ungheria e di nominare come suo successore qualcuno da lui indicato. Invece fu nominato un successore il cui primo intervento nel Natale di quell’anno fu dichiarare che la costituzione ungherese era perfettamente rispondente alla Dottrina sociale cattolica.
Dopo la liberazione sono stato sulla tomba di Mindszenty, là dove sono sepolti tutti i primati d’Ungheria, dalla liberazione dai turchi nel 1700 in poi. Stranamente sulla tomba del successore notai che non c’era scritto “primate d’Ungheria e reggente del regno” ma soltanto “cardinale Tal dei Tali”. Tornato in Italia, un giorno con padre Werenfried van Straaten, raccontai la cosa e lui mi disse che lo aveva conosciuto in occasione di un incontro con i vescovi dell’Est europeo. Il cardinale apostrofò van Straaten dicendo: «Lei ce l’ha con me», e il frate: «Io non ce l’ho con lei eminenza, anzi prego molto per la sua salvezza e se accetta il consiglio di un povero monaco secondo me per salvarsi l’anima dovrebbe fare tre cose: dimettersi, ritirarsi in un convento e se può dire perché i comunisti la ricattano». Il colloquio finì lì.
Ricordo ancora che la signora Fanfani, e la cosa mi è rimasta impressa, era andata in Albania a fare una visita e al ritorno scrisse un articolo su Il Tempo dove esaltava il fatto che in quel Paese andavano tutti in bicicletta e che erano avanti agli italiani perché più ecologici. Insomma dell’Albania non aveva visto niente se non che andare in bicicletta era una buona cosa e a quel tempo l’Albania era piena di campi di concentramento, di gente fucilata per nulla, con tutto il clero scomparso. E lei era la moglie di Fanfani e presidente della Croce Rossa Italiana.
Ad un certo punto però succede qualcosa: arriva l’89. Il 16 Novembre 1989 il Muro di Berlino viene abbattuto ed entro la fine dell’anno tutte le rivolte scoppiate nei Paesi comunisti europei provocarono il collasso dei regimi imposti dopo la Seconda Guerra mondiale. L’8 Dicembre 1991 – che per noi è la festa dell’Immacolata – si sciolse l’Unione Sovietica. A Minsk fu firmato l’accordo che istituiva la Confederazione degli stati indipendenti e sciolta ufficialmente l’Urss. Il 25 Dicembre del 1991 – per noi giorno di Natale – c’è l’ammainabandiera sul Cremlino. Il giorno successivo il Soviet supremo viene sciolto come riconoscimento ufficiale della dissoluzione dell’Unione e finisce l’avventura.
A questo punto siamo al post-’89. Qual è la differenza tra il mondo di prima e il mondo del dopo nella nostra percezione? Che mentre prima dell’89 se accadeva un colpo di Stato, diciamo alle Maldive, il pensiero dello spettatore medio era: chi lo avrebbe riconosciuto per primo, gli Usa o l’Urss? Ovvero: quello stato stava di qua o stava di là? Dopo, in tutto quello che c’era sotto la cappa della Guerra Fredda, riprendono importanza i fenomeni religiosi. Ovvero ora ci si chiede in quel paese che minoranza religiosa c’è, come sono trattati i cristiani, qual è l’area islamica e così via. Ci portiamo cioè dietro le eredità del XX secolo con in più quello che si è manifestato nel XXI secolo: la rinascita di alcuni movimenti religiosi a carattere estremistico, come l’Islam.
Sulla mappa dei paesi in cui maggiori sono i pericoli per i cristiani vediamo ancora alcuni Paesi comunisti, come la Cina o il Vietnam, che sono eredità del secolo scorso, con in più tutta la novità dei Paesi dell’area islamica. Questa persecuzione colpisce indifferentemente tutti i cristiani, indipendentemente dalla confessione o dal rito; è un ecumenismo del sangue. Giovanni Paolo II nel 2000 disse: «L’esperienza dei martiri, dei testimoni della fede, connota ogni epoca della storia della Chiesa.
Nel secolo XX forse ancor più e nel primo periodo del cristianesimo moltissimi sono stati coloro che hanno testimoniato la fede con sofferenze spesso eroiche. Quando i cristiani di ogni continente nel corso del Novecento hanno pagato il loro amore a Cristo, anche versando il sangue, essi hanno subito forme di persecuzione crescenti, hanno sperimentato l’odio e l’esclusione, la violenza e l’assassinio. (…) Nel nostro secolo la testimonianza del Cristo a prezzo dello spargimento del sangue è diventato patrimionio comune di cattolici, ortodossi, protestanti».
Questo ecumenismo del sangue, questa comunanza che si incontra durante la persecuzione si era già manifestata nei gulag. Ricordo ad esempio un ragazzo di Praga, che era riuscito ad ottenere un permesso per venire in Occidente con una borsa di studio per studiare la lingua francese a Perugia, il quale era ussita e il padre vescovo ussita ma la domenica andava alla Messa cattolica per fare numero e dimostrare la forza dei cristiani contro il regime. Diceva ancora che per loro la Chiesa cattolica era una specie di sorella maggiore e mettendosi sotto il suo ombrello si sentivano più protetti. Si era insomma creata un tipo di mentalità che per noi è difficile capire, anche perchè non abbiamo queste minoranze e per il momento non abbiamo ancora subito questa persecuzione.
Sulla stessa linea Papa Francesco, che nel discorso al moderatore della Chiesa riformata di Scozia ha detto: «Mi permetto di ricorrere alla mia lingua madre per esprimere un profondo e triste sentimento. Oggi ho potuto leggere dell’esecuzione di quei ventuno cristiani copti. Dicevano solamente: “Gesù aiutami”. Sono stati assassinati per il solo fatto di essere cristiani. Lei, fratello, nel suo discorso ha fatto riferimento a quello che succede nella terra di Gesù.
Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida, siano cattolici, ortodossi, copti, luterani non importa; sono cristiani. Il sangue è lo stesso; il sangue confessa Cristo. Ricordando questi fratelli, per il solo fatto di confessare Cristo chiedo di incoraggiarci l’un l’altro e di andare avanti in questo ecumenismo».
Quando vengono denunciato questi fatti oggi nei giornali, normalmente si parla di bombe esplose, chiese devastate, ma è come un film giallo in cui l’assassino raramente viene denunciato. Dove c’è una vittima c’è sempre un assassino. Parlare bene delle vittime è facile ma parlare male degli assassini è più complicato, sopratutto quando si hanno relazioni commerciali e comprano da queste parti alberghi e squadre di calcio. Quattro sono i colpevoli attuali: l’ultrafondamentalismo islamico, i regimi comunisti superstiti, il tribalismo e il nazionalismo religioso – ad esempio tra gli induisti è diffusa questa motivazione – e la dittatura del relativismo in Occidente.
Rapidamente: per quanto riguarda l’ultrafondamentalismo islamico non mi dilungo. L’immagine caricaturale che vede in ogni mussulmano un terrorista pronto a uccidere cristiani è falsa ovviamente, però dopo aver chiarito che non tutti i mussulmani sono fondamentalisti e a rigore neppure tutti i fondamentalisti sono terroristi, si ricorda che la parte più estremista del fondamentalismo uccide ogni anno migliaia di cristiani e anche di altri mussulmani; si pensi a Boko Haram in Nigeria o alle leggi in Pakistan contro la blasfemia; Asia Bibi è ancora in carcere dal 2009, condannata a morte.
Per quanto riguarda il mondo islamico dò solo un dato: dei 49 paesi a maggioranza mussulmana, compreso il Kossovo, 17 hanno l’islam come religione di stato, con conseguenze che vanno dall’esclusione di tutti i non mussulmani dalla pratica religiosa, come in Arabia Saudita, ai casi in cui gli altri culti sono tollerati ma strettamente controllati nelle loro attività. In altri 4 casi, anche se non esiste una dichiarazione esplicita dell’islam come religione di stato, la sharia è contemplata dalla Costituzione come unica fonte del diritto. In altri 19 casi in teoria la Costituzione afferma che il Paese è uno stato laico, ad esempio in Turchia, Indonesia, Mali, Burkina Faso, Gambia nelle due Guinee, o alle minoranze religiose sono garantiti alcuni diritti, come in Iran, ma si tratta di Paesi in cui la nozione di diritto, non avendo origine romana, è elastica e cambia a seconda delle situazioni.
In Iran ad esempio se si è di origine cristiana – i cristiani in Iran sono presenti da prima dell’arrivo dei mussulmani – si può continuare ad esserlo; ci sono scuole cristiane e anche la loro direzione da qualche anno è affidata ad un cristiano. Però se il figlio di un cristiano esprime l’idea di diventare mussulmano da quel momento non è più possibile parlare con lui poiché se si prova anche solo ad invitarlo a pensarci bene si è passibili di sanzioni penali, perché si sta cercando di convincere qualcuno a non diventare mussulmano.
Poi abbiamo il caso limite dell’Arabia Saudita in cui non è permesso neppure morire, perché la terra d’Arabia, sacra all’islam, non può essere profanata dai corpi di non islamici. Siccome in quel Paese c’è un milione e mezzo di lavoratori cristiani, cui è proibito anche il culto privato, hanno risolto il problema concedendo un pezzetto di terra all’ambasciata francese e inglese, in modo che ufficialmente risulti extraterritoriale, in cui seppellire provvisoriamente i morti in attesa del rimpatrio. Tutto questo per avere un’idea del giro mentale di queste persone.
Per quanto riguarda i Paesi comunisti c’è la Corea del Nord e la Cina, che sta conducendo in questi giorni una campagna antireligiosa, che qualcuno ha chiamato una seconda “rivoluzione culturale”; partita contro la corruzione ma in realtà causata dalla preoccupazione per le numerose conversioni al cristianesimo dentro il partito, soprattutto al protestantesimo, poichè al cattolicesimo è più difficile essendo necessari due o tre anni di catechesi.
Ma in Cina succedono cose strane. Raccontava un sacerdote cinese clandestino qui in Italia che il partito sapeva perfettamente che stava studiando da sacerdote, anche se ufficialmente aveva un piccolo stipendio come bibliotecario presso una casa religiosa; però doveva andare a consegnare una parte di questo stipendio, circa il 20%, all’ambasciata. E il sacerdote diceva anche che probabilmente al suo ritorno avrebbe dovuto fare almeno due o tre anni di carcere.
Del resto in Cina se un prete cattolico non si fa almeno un po’ di carcere non fa carriera. Un suo amico gli scriveva appunto dal carcere dicendo che tutto sommato era contento, almeno si riposava un po’. Immaginate infatti la vita di questi poveri preti clandestini, che il giorno devono lavorare per mantenersi e durante il poco tempo libero e la notte la dedicano alla loro attività pastorale.
In India e Sri Lanka i buddisti armati hanno distrutto più di 250 chiese. In Italia conosciamo solo un certo aspetto alla “cacio e pepe” del buddismo, ma altrove hanno organizzazioni paramilitari e il buddismo del Dalai Lama ha una corrente interna con un culto guerriero e riti segreti. Insomma si tratta di fenomeni molto complicati che da noi in Occidente vengono poi spacciati in una certa veste da attori e personaggi come Richard Gere.
In India c’è il problema dell’identificazione dell’induismo con la nazione indiana, ovvero sei un buon indiano se sei induista e quindi, come successo con i Giovani Turchi, c’è il tentativo di espellere le minoranze non induiste, sia mussulmane che cristiane. Per i cristiani c’è un’aggravante: siccome il cristiano non fa distinzioni tra caste nelle sue scuole sono ammessi tutti e un paria o un intoccabile corre il rischio di diventare medico studiando in una Università cattolica e questo in quegli ambienti non è tollerato. E infatti in India si sono specializzati nel bruciare le scuole e le Università.
In Occidente cosa succede? Vi è un itinerario descritto dall’Ocse chiamato il “Modello di Roma” secondo il quale si può passare dall’intolleranza, alla discriminazione, fino ai crimini di odio. Intolleranza è quando la religione e la cultura cristiana è sottoposta al dileggio, all’insulto, alla vignetta; presto viene seguita dalla discriminazione, magari giuridica. Se un gruppo è malvagio è logico colpirlo con delle leggi.
Negli Stati Uniti lentamente sta accadendo proprio questo: è discriminato chi non vuole applicare normative in favore degli omosessuali o è punito il cuoco o il fioraio che non vogliono confezionare torte o addobbi per il matrimonio gay. Negli Usa una cosa del genere non era mai esistita. Poi si passa ai crimini di odio che ad esempio in Spagna stanno dilagando, come aggressioni a cappelle, scritte insultanti fuori dalle chiese. Questo soprattutto a causa di “Podemos” che ha una connotazione molto anticristiana.
Si tratta di un itinerario che è già stato percorso in precedenza in una certa parte dell’Europa. Si cominciò con le vignette contro gli ebrei, poi arrivarono le leggi discriminatorie e poi è andata a finire come sappiamo. Anche in Spagna cominciarono attaccando la Chiesa per le sue proprietà e per il clero che viveva agiatamente. In Germania vi furono grandi processi contro preti pedofili. Insomma bisogna sempre dimostrare alla popolazione che quelli che stai attaccando sono cattive persone, pertanto il primo passaggio è sempre l’insulto, la presa in giro.
Uno dei temi che Papa Francesco ha sempre di più a cuore è proprio quello dei martiri e i suoi interventi sono tantissimi. Nell’udienza generale del 25 settembre 2015 ha detto: «C’è un segno che rivela se davvero sentiamo con la Chiesa. Quando sento che tanti cristiani al mondo soffrono sono indifferente o è come se soffrisse uno di famiglia? Quando penso o sento dire che tanti cristiani sono perseguitati e anche danno la loro vita per la loro fede, tocca il mio cuore questo? Quanti di voi pregano per i cristiani che vengono perseguitati? Quanti? Ognuno si risponda nel cuore».
E anche noi facciamo la domanda: quante parrocchie celebrano un santo, un martire del XX secolo? Quanti parroci li ricordano in qualche omelia? Da qui vi rendete conto dell’indifferenza totale che c’è e se non funziona la nuova evangelizzazione, lo ripeto, è per questo. Come ha detto Giovanni Paolo II è sulle tombe e intorno agli altari dei martiri del XX secolo che si deve sviluppare la nuova evangelizzazione, che se non si fonda su quel sangue non evangelizza nulla e stiamo sempre a fare convegni.
Concludo con una riflessione di Benedetto XVI che all’Angelus dell’11 marzo 2007 ha citato un proverbio della sua terra: «Quando regna il buio dell’odio e della persecuzione si possono fare due cose: maledire l’oscurità o accendere un fiammifero. Può sembrare che accendere un fiammifero non serva a gran che. Ogni volta che parliamo di cristiani perseguitati accendiamo un fiammifero e sfidiamo il buio; moltiplicando i fiammiferi alla fine non avremo più paura del buio e potrà darsi perfino che sarà il buio ad avere paura di noi».