Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa
Newsletter n.799 del 16 maggio 2017
Pubblichiamo il testo della relazione tenuta a Piangipane (Ravenna) il 10 maggio 2017 in un evento organizzato dall’Associazione “Il Seme” all’interno della Festa patronale di San Macario.
di Stefano Fontana
Attorno alla famiglia è in atto una guerra. Prima, però, di guardare negli occhi questa guerra, consideriamo brevemente l’importanza della famiglia per la Dottrina sociale della Chiesa. Da questo esame risulterà ancor meglio che si tratti di una vera e propria guerra.
Famiglia e origine della società
La famiglia è una società naturale, la prima società cui l’uomo è naturalmente inserito dalla nascita. Tutte le altre società vengono dopo. La famiglia ha una sua indiscutibile originarietà, a patto che si intenda rispettare l’ordine naturale delle cose. La famiglia non è un “corpo intermedio” tra l’individuo e lo Stato. Questo vorrebbe dire che si dia un individuo non in famiglia, ma ciò non accade. I corpi intermedi sono prodotti dalla libera associazione dei cittadini, ma la famiglia non è viene scelta.
All’origine della società non ci sono individui isolati, ma individui-già-in-relazione, individui-in-famiglia. Se si dessero individui isolati, allora la società non sarebbe naturale ma artificiale. Allora varrebbe lo schema del contrattualismo: individui isolati e asociali si mettono d’accordo per dar vita al patto sociale. In questo caso, la società nascerebbe dalla volontà degli individui isolati che l’hanno costituita e, quindi, risponderebbe ad un ordine solo convenzionale, che potrebbe essere cambiato domani.
La società, in questo caso, non risponderebbe a nessun disegno naturale e non esprimerebbe nessun ordine oggettivo. La sua organizzazione potrebbe essere cambiata secondo la volontà degli individui che l’hanno artificialmente costituita. Compresa la famiglia, che potrebbe cambiare di stato e diventare anche tra due uomini o tra due donne. Questo accade se all’origine ci sono individui isolati e non la famiglia.
Società e socialità
La famiglia è all’orine della società perché rende possibile la società ed è l’archetipo della socialità. Essa rende possibile la società in quanto permette la procreazione in modo naturale. Essa esprime una socialità primordiale in quanto è un’unione complementare secondo un ordine tra un uomo e una donna. Anche l’unione tra due uomini o tra due donne è una unione, ma non complementare e non secondo un ordine. Non è complementare perché due uomini (o due donne) si sommano e non si completano.
Non è secondo un ordine perché non la natura lo prevede, ma solo il desiderio. Senza famiglia non c’è società (la società si estinguerebbe) e non c’è socialità. Le forme di socialità come accoglienza e solidarietà che si vivono in società sono tutte più deboli di quella familiare e quindi da essa derivano. Non è possibile avere socialità nella società, nella politica, nella sanità, nel lavoro, nella scuola … se non c’è la famiglia a produrre in modo naturale e originario la socialità. Per questo la sapienza popolare dice che la famiglia è la cellula della società.
La società e il suo ordine naturale
La famiglia è la società originaria e primordiale, la società naturale. Se si parte dagli individui isolati e magari asessuati (nel senso che per la teoria gender il sesso si dovrebbe decidere anche in seguito in quanto non naturale ma culturale) la società perde il contatto con un suo ordine naturale, che dalla famiglia si trasfonda su tutta la vita sociale. Ciò significa che la famiglia è il baluardo anche della legge morale naturale, ossia dell’dea che le relazioni sociali tra cittadini non siano convenzionali ma esprimano un ordine che diventa prescrittivo per i modi di agire, che esprime cioè una morale sociale.
La Dottrina sociale della Chiesa parla di diritto naturale su cui dice di fondarsi. Tale diritto naturale si conosce e si esperimenta soprattutto in famiglia e poi nella società intera. La Dottrina sociale della Chiesa dice che i principi che essa enuncia sono anche di diritto naturale e infatti si vede che la destinazione universale dei beni, la solidarietà, la sussidiarietà, il bene comune si conoscono e si esperimentano prima di tutto in famiglia. Senza la famiglia la società dimentica di essere soggetta ad un ordine naturale e quindi si lancia verso tutte le sperimentazioni (e tutte le aberrazioni) basta che siano volute dalla maggioranza che poi, tra l’altro, nelle democrazie moderne è sempre una minoranza.
La crisi della famiglia e la Chiesa “muta”
Sparendo l’orizzonte della legge morale naturale e del diritto naturale la Chiesa perde ogni diritto di fare un discorso rivolto a tutti per il bene della società. La crisi della famiglia rende la Chiesa muta, ossia in grado solo di parlare ai propri fedeli ma non più a tutti gli uomini. Trasforma la Chiesa in una setta. Ciò rende improponibile anche l’intera Dottrina sociale della Chiesa e rompe il rapporto tra Dio creatore e Dio salvatore.
Se la famiglia non è naturale e originaria non esprime un disegno sulla natura, disegno che può essere colto con la ragione e anche con la fede, colto cioè da tutti. Questo è il fondamento del dialogo tra credenti e non credenti e del fatto che la Chiesa, quando parla della famiglia e della società, ritiene di dire semplicemente delle verità. Fede e ragione sono collegate dalla verità delle cose, dall’ordine naturale che, se vengono negati in famiglia vengono negati in tutti gli altri campi. Alla Chiesa non verrà riconosciuta nessuna competenza pubblica e, pian piano, anche gli uomini di Chiesa si convinceranno che devono solo accompagnare e non indirizzare.
La dissociazione tra natura e soprannatura
Nella famiglia si incontra la ragione (la famiglia è cellula della società) e la fede (la famiglia è Chiesa domestica). La famiglia è di ordine naturale elevata all’ordine soprannaturale dal sacramento del matrimonio istituito da Gesù come indissolubile. L’amore tra i coniugi diventa figura dell’amore di Cristo per la Chiesa. Nella famiglia natura e grazia si incontrano. Tutte le espressioni della fede cristiana hanno un significato familiare: Padre, Figlio, Madre, fratelli e sorelle … La sessualità umana viene purificata. La trasmissione della fede avviene prima di tutto in famiglia perché è lì che si dà il collegamento tra le generazioni. Si può allora dire che non solo la società ha bisogno della famiglia ma che anche la Chiesa ha bisogno della famiglia. Se le famiglie non educano più alla fede i seminari si svuotano.
Questo vuol anche dire che se si colpisce la famiglia si colpisce a morte la natura, ma anche la soprannatura. La fede cristiana ha bisogno della natura, senza della quale non ci sarebbe né corruzione né redenzione. Un tempo le ideologie anticristiane colpivano direttamente la religione cristiana e la fede. Oggi preferiscono colpire i suoi presupposti naturali. Non passano così per anticattolici, ottengono l’appoggio di tanti cattolici che collaborano con loro perché non ne vedono l’obiettivo antireligioso, e ottengono meglio il risultato di demolire la religione cattolica, ormai indirettamente più che direttamente.
Nella IV Glossa a Fuerbach, Marx diceva che bisognava colpire la famiglia reale se si voleva eliminare la Sacra Famiglia. Ogni volta che oggi si colpisce la famiglia (la vita, la procreazione, il significato vero della sessualità eccetera) in realtà si intende colpire la fede cristiana e specialmente la fede cattolica. Si combatte contro la natura ma la guerra è contro Dio.
Nella attuale guerra della famiglia sono impegnate forze non solo umane ed è questo che la rende una vera e propria guerra.
Un progetto istituzionalizzato
La guerra della famiglia ha oggi superato la soglia della moderazione ed ha assunto caratteristiche assolutamente radicali e drammatiche. Oggi è una guerra istituzionalizzata, nel senso che portata avanti con metodo e sistematicità dalle pubbliche istituzioni. Ciò ha permesso un salto inedito di qualità in senso negativo.
La scuola insegna il transumanesimo del gender, i comuni affidano ad associazioni LGBT l’educazione dei bambini e dei giovani, nascono reti tra la pubblica amministrazione che con la scusa di correggere il bullismo discriminano la normalità a vantaggio della anormalità, l’ordine degli psicologi sanziona il professionista che si oppone, l’ordine dei giornalisti fa i corsi di aggiornamento sul gender passandolo per lotta alla discriminazione, la legge Cirinnà obbliga le giunte a fare politiche anche a favore delle famiglie che tali non sono, ai sindaci non è concessa l’obiezione di coscienza, la legge sulle DAT pure non riconosce in modo esplicito l’obiezione di coscienza del medico, i giudici smantellano le leggi fondate su un qualche residuo di diritto naturale, l’Unione europea preme e quasi impone agli Stati membri legislazioni contro la famiglia, l’educazione sessuale è sottratta alla famiglia e assunta dalla scuola che la appalta ad associazioni di parte e che insegnano solo ad usare il preservativo anche nei rapporti omosessuali, gli insegnanti che pongono eccezioni vengono emarginati e colpiti, nessuno si azzarda a parlare e tutti escono dall’aula quanto entrano gli attivisti LGBT, anche se loro dovere sarebbe rimanere in aula, alle scuole parentali si pongono sempre nuovi impedimenti e in qualche nazione europea sono anche vietate. Le istituzioni ormai macinano questo progetto globale antifamiliare al loro interno, mediante l’inerzia dei funzionari. Oggi possiamo dire che lo Stato è contro la famiglia.
La guerra è diventata istituzionale perché i comportamenti innaturali anti-famiglia da eccezioni sono diventati diritti e quindi lo Stato li deve promuovere. E’ ormai diventato non negoziabile fare il contrario dei principi non negoziabili. Ciò ha prodotto il salto negativo di qualità mobilitando le istituzioni contro la famiglia.
Le tre strategie della Chiesa
Di fronte alla guerra della famiglia la Chiesa e il mondo cattolico in genere sta procedendo secondo tre strategie. Vediamole e poi facciamo una scelta.
La prima è di non considerare la guerra della famiglia una guerra. Il mondo va accompagnato, bisogna valorizzare gli elementi positivi che ci sono un tutte le cose e farli crescere verso una maggiore positività. Non servono condanne, non si deve mai dire di no, le manifestazioni di piazza sono inutili prove muscolari. Quando la fede pretende di entrare nel merito delle leggi si trasforma in ideologia e pretende di “manipolare” il mondo. La Chiesa che interviene è una Chiesa che pretende di avere una verità da imporre al mondo, mentre essa deve camminare insieme al mondo verso la verità, dato che Dio si rivela non solo nella Chiesa ma anche nel mondo e i due si muovono su un piano di pariteticità.
La rivelazione di Dio non consiste in una dottrina, ma in una esperienza, ed avviene nella nostra esperienza storica, non dall’esterno. Espressioni come natura e ordine naturale esprimono una concezione metafisica e non storica della fede, che è invece incontro e cammino, apertura e tolleranza, integrazione e solidarietà con tutti, costruzione di ponti e non erezione di muri. In base a questa visione le Sentinelle in Piedi vengono osteggiate, le manifestazioni di massa non vengono sostenute e anzi vengono impedite, le scuole parentali non vengono incentivate anzi vengono boicottate. La Dottrina sociale della Chiesa perde il suo status di “corpus dottrinale” e viene intesa come un insieme di buone pratiche orizzontali di accompagnamento delle situazioni di vita.
La seconda strategia consiste, al contrario, nella presenza con la consapevolezza che è in atto una guerra per la famiglia. L’intervento per delle leggi buone e contro le leggi cattive merita ancora l’impegno corale dei cattolici, la gerarchia ecclesiastica deve ancora dare indicazioni di morale pubblica su temi tanto importanti come la vita e la famiglia, i laici singoli e organizzati devono combattere in prima linea contro il male che avanza. La natura umana va salvaguardata e protetta perché è il Creato, sui principi della legge morale naturale si deve dialogare con tutti, la grazia non elimina la natura ma la perfezione e su questo si fonda il rapporto tra la fede e la ragione. Questa seconda strategia è quindi della presenza, dell’uso organico e diffuso della Dottrina sociale della Chiesa intesa come un “corpus dottrinale” che orienta una pastorale sociale organica e una azione sociale e politica dei laici avente una propria identità.
La terza strategia consiste nel creare delle scialuppe di salvataggio o delle Arche di Noè. Preso atto che lo Stato rende obbligatorio fare il male, occorre uscire dal sistema, creare delle oasi in cui sia possibile ancora fare il bene. Come dopo il diluvio, per mandato divino, Noè costruì l’Arca così oggi bisogna costruire piccole comunità, scuole parentali, associazioni familiari, opere sociali ed economiche che siano veramente libere.
Da questo punto di vista anche le scuole paritarie, per fare un esempio nel campo educativo, non sono sufficienti perché dentro il sistema istituzionale. Se il medico, l’insegnante, i genitori, la farmacista, l’infermiera, il sindaco … cattolici sono obbligati a fare il male, bisogna creare della zone di libertà nella verità nell’attesa che il sistema crolli sotto le sue macerie. Perché un sistema costruito sul male non può durare a lungo. Bisogna mettere in salvo il seme per quando il diluvio sarà passato.
A conclusione di questa relazione, vorrei esprimere la mia idea a proposito della strategia. La prima strategia non è una soluzione ma è la connivenza con il male nella scusa che la guerra della famiglia e della natura umana non esiste. E’ una strategia di consegna allo spirito del mondo con la scusa di discernere i segni dei tempi. E’ la volontà di amare il mondo ma indifferenti alla sua verità o falsità. La seconda strategia va quindi mantenuta ma contemporaneamente bisogna anche preparare delle scialuppe di salvataggio e delle Arché di Noé perché la guerra della famiglia si sta facendo acuta, pianificata e istituzionalizzata.