di Anna Bono
Il rifiuto dell’Occidente, in ogni sua espressione, accomuna i movimenti islamici integralisti assumendo forme impensabili. I miliziani di Boko Haram, il gruppo terrorista che fa strage di cristiani in Nigeria e il cui nome in lingua hausa significa “l’educazione occidentale è peccato”, rifiutano ad esempio di indossare orologi da polso
Fossero soltanto queste le prescrizioni, ci sarebbe tutt’al più da scuotere la testa perplessi e lasciar fare. Ma non è così. Al Shabaab, persino nei peggiori periodi di carestia, ha respinto gli aiuti umanitari “non islamici” offerti dalle agenzie ONU e dalle organizzazioni non governative occidentali, fossero esse laiche o religiose.
Succede anche che vengano rifiutati prodotti della civiltà occidentale provatamente benefici: i vaccini e in particolare, chissà perché, proprio quello della poliomielite che ha risparmiato tante sofferenze a centinaia di milioni di bimbi in tutto il mondo. Da poco in Pakistan l’Unicef e l’Oms hanno dovuto interrompere una campagna di vaccinazioni anti-polio destinata a cinque milioni di bambini dopo che diverse squadre di volontari incaricati di somministrare il vaccino sono state aggredite e nove volontari sono stati uccisi, questi ultimi a Peshawar e a Karachi.
Non è la prima volta che capita una cosa del genere. In Nigeria, dieci anni fa, le vaccinazioni anti-polio sono state proibite dalle autorità di alcuni stati settentrionali a maggioranza islamica della federazione, quegli stessi in cui nel 1999 era stata adottata la legge coranica e in cui oggi Boko Haram semina il terrore. All’epoca si riteneva che la poliomielite sarebbe stata completamente debellata entro il 2004 grazie alla campagna mondiale lanciata nel 1988 dall’Unicef e dall’Oms. In effetti nel 2003 la malattia risultava endemica soltanto in sei stati contro i 125 del 1988.
Ma in Nigeria nel 2003, a causa di quel divieto si ebbe invece un incremento di contagi del 30 per cento. Entro pochi mesi si registrarono quindi dei nuovi casi di polio in Burkina Faso, Ghana, Niger, Togo e Costa d’Avorio (il primo dopo tre anni). Nel 2004 fu accertata la presenza della malattia in 12 stati africani in precedenza dichiarati liberi e l’anno successivo la polio si era ripresentata in Namibia, a ben 10 anni dall’ultimo caso accertato. Inoltre il ceppo nigeriano aveva varcato i confini continentali. Nel 2005 ne fu colpita anche l’isola di Giava, in Indonesia, dove dal 1995 non erano stati diagnosticati casi. Si suppose allora che a favorire i contagi fossero gli emigranti e i pellegrini islamici che ogni anno affluiscono alla Mecca, in Arabia Saudita.
Da allora nuove campagne internazionali hanno in gran parte fermato l’epidemia. La poliomielite attualmente è endemica soltanto in Nigeria, Afghanistan e Pakistan dove nel 2011 si è registrato il dato peggiore con quasi 200 bambini paralizzati.
In Nigeria la ragione del rifiuto di aderire alla campagna anti-polio era stata la convinzione che in realtà si trattasse di un complotto cristiano per avvelenare i bambini islamici o, in alternativa, di un piano ordito dagli Stati Uniti per rendere sterili le donne musulmane e diffondere tra la popolazione cancro e AIDS: “sacrificare due, tre, quattro, cinque o dieci bambini è il minore dei mali – aveva dichiarato nel 2004 alla Associated Press e alla Bbc l’allora governatore dello stato di Kano, Ibrahim Shekaru – se paragonato al rischio che migliaia o milioni di donne e bambine diventino sterili”.
In Pakistan diversi imam e altre personalità islamiche integraliste alimentano la credenza che la profilassi anti-polio serva a sterilizzare i maschi islamici e di nuovo si parla di complotto, forse della CIA. I talebani, però, cinicamente impediscono la somministrazione del vaccino già da mesi in alcune regioni come risposta agli attacchi dei droni americani.