Il pontefice sta cercando di sottrarre la Chiesa alle influenze del potere secolarizzato
di Antonio Gaspari
Lo accusano di voler restaurare il cattolicesimo con mezzi desueti. Alcuni sono convinti che il cattolicesimo in Europa sta per finire e nessuno sarà capace di farlo rinascere. In realtà, il pontefice Benedetto XVI sta realizzando una rivoluzione epocale, liberando la Chiesa dai condizionamenti e delle influenze nefaste della secolarizzazione e della corruzione.
Per molto tempo, anche i migliori elementi della Curia Vaticana, hanno avuto timore di affrontare contemporaneamente gli attacchi esterni e i problemi interni alla Chiesa. Per l’intero pontificato del grande Giovanni Paolo II, la battaglia principale verteva nel contrastare e sconfiggere il comunismo, la più potente ideologia dell’ateismo di Stato mai vista nella storia.
Il papa polacco, rafforzato dalla resistenza dei suoi concittadini, è andato nelle piazze di tutto il mondo per riprendersi lo spazio da dedicare ai diritti umani ed al suo principale ispiratore: Gesù di Nazareth. Quando ancora il Comintern organizzava convegni internazionali per i giovani comunisti, Giovanni Paolo II ha inventato e organizzato le Giornate mondiali della Gioventù, che sono, a tutt’oggi, le più grandi manifestazioni a cui partecipano i giovani di tutto il mondo.
Mentre il pontificato di Giovanni Paolo II ha impiegato tutte le sue forze in questa lotta esterna, a Benedetto XVI è toccato il compito più duro, quello della purificazione interna e della sconfitta della secolarizzazione. Sconfiggere il vitello d’oro, frantumare gli idoli del mondo moderno, riportare Dio nella vita degli uomini e purificare la Chiesa dall’interno sono le sfide enormi che Benedetto XVI sta affrontando.
E lo sta facendo con un piglio rivoluzionario, saggio e determinato. Il papa germanico non aspetta, né temporeggia, ma svolge la sua opera all’attacco. Ha indicato chiaramente il problema e lo ha dichiarato pubblicamente più volte: “Non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa”.
E non si tratta solo dei casi di pedofilia o di corruzione, ma soprattutto di una serie di ideologie ed utopie sviluppatesi dopo il Concilio Vaticano II e che sono rappresentate ancora oggi da teologi, vescovi ed anche cardinali.
Sono ancora tanti, ad esempio, coloro che nella Chiesa sostengono la necessità di autorizzare l’utilizzo delle pillole abortive e che ancora oggi criticano l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. Quando il 29 luglio del 1968 il Papa Paolo VI pubblicò l’enciclica in cui si ribadiva l’illiceità per i cattolici di praticare e diffondere la contraccezione artificiale, si assistette ad una contestazione mai vista nella storia della Chiesa.
Il 31 luglio 1968 il New York Times pubblicò un appello, Against Pope Paul’s Encyclical, firmato da oltre duecento teologi, in cui si invitavano i cattolici a disobbedire al Papa. Numerosi vescovi e cardinali non ebbero scrupoli ad opporsi al Papa e, insieme alle conferenze episcopali, scrissero lettere e documenti di disapprovazione dell’enciclica. In particolare le conferenze episcopali di Belgio e Canada si distinsero in questa opposizione.
Eppure, è oggi evidente a tutti che se la Chiesa avesse ceduto, sarebbe caduta in un piano morale scivoloso che l’avrebbe portata al disastro. Moltissimi di coloro che oggi sono sacerdoti, padri, suore, non sarebbero mai nati. La presunta emancipazione femminile che veniva proposta con le pillole contraccettive si è rivelata una trappola per le donne, il cui corpo è sempre più banalizzato e la diffusione della cultura contraccettiva sta moltiplicando la pratica degli aborti e dei divorzi.
Quell’enciclica che fu contestata si sta rivelando invece come un documento profetico. E Paolo VI divenne un baluardo contro quel “fumo di Satana” che si stava insinuando nella Chiesa. È contro le deviazioni del post Concilio che Benedetto XVI si sta battendo, sapendo che la Chiesa avrà un grande futuro, solo se riuscirà a liberarsi dalle confusioni, dal relativismo, dai condizionamenti e dai ricatti del potere secolarizzato.
Prendendo il toro per le corna, affrontando gli scandali senza paura, con la certezza della solidità della Fede e del Magistero, il Papa sta conducendo una vera e propria lotta di liberazione. La purificazione ed il discernimento rafforzeranno la Chiesa e solo così si potranno affrontare le gravi sfide di questo inizio di terzo millennio.
A questo proposito, riempiono di gioia e speranza le nomine, tra le altre, di monsignor André Mutien Leonard a Primate del Belgio, del cardinale Marc Oullet a Prefetto della Congregazione per i Vescovi e di monsignor Rino Fisichella (foto) a Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione
Leonard e Oullet sono dei campioni nella difesa della vita e della famiglia e provengono dal Belgio e dal Canada, proprio da quei due paesi che più si opposero alla Humanae Vitae. Monsignor Fisichella, dal canto suo, potrà fornire al Pontefice la libertà di manovra per la nuova evangelizzazione dell’Europa e del mondo.