di Mario Palmaro e Alessandro Gnocchi
Il Papa suona le sue campane contro i Pacs, e a sinistra la banda dei soliti noti punta i suoi cannoni verso il Vaticano. Piovono parole di fuoco contro la Chiesa e il Pontefice, in una sequenza pirotecnica che vede comunisti e verdi, radicali e diessini gareggiare a chi la spara più grossa. Domanda: che cosa dicono quei cattolici che governano stando a braccetto con chi prende a schiaffi Benedetto XVI? Tacciono.
Ma quei politici che hanno chiesto il voto dei cattolici in nome dei loro valori, non si vergognano almeno un pochino? Come si fa a stare in una coalizione in cui ogni santo giorno qualcuno attacca la Chiesa, il Papa o un vescovo che esprima la rilevanza sociale della fede? Durante l’ultima campagna elettorale, era il marzo 2006, i parroci italiani si videro recapitare un opuscolo di Forza Italia intitolato «I frutti e l’albero».
La pubblicazione spiegava che cosa il governo Berlusconi, in cinque anni, avesse fatto in sintonia con la dottrina sociale della Chiesa. In allegato, recava una lettera di Sandro Bondi. Apriti cielo, è il caso di dire. All’onore delle cronache balzò don Aldo Antonelli, che respinse al mittente l’opuscolo accusando il governo uscente con toni di questo genere: «Avete popolato il Parlamento di manigoldi, ladri e truffatori. Di 23 parlamentari condannati in via definitiva più della metà (13 per la precisione) fanno parte del vostro gruppo. Avete fornicato con il razzismo della Lega e con il fascismo di Rauti».
Non mancava neanche la nota economica: «Solo l’elettromeccanica, nell’ultimo quadrimestre del 2005, ha perso il 7,1% del suo fatturato». Roba da far temere il tramonto definitivo della cristianità in Europa.
«Ma come ci si può permettere – insorse la sinistra, con particolare zelo tra le beghine del progressismo cattolico – di mischiare la religione con la politica?». Monsignor Tommaso Valentinetti, presidente di Pax Christi, scrisse pure lui al povero Bondi. E siccome un semplice parroco aveva già mandato una lettera, lui che è vescovo ne mandò due: la lettera vera e propria e una di accompagnamento. Lunga disanima su punti di Pil persi, situazione occupazionale e piduismo. Poi l’anatema lanciato su chi osasse mischiare politica e religione.
Ma lui che cosa stava facendo? Semplice: tirava la volata a Romano Prodi, il parroco d’Italia. E che cosa stava facendo gran parte dell’associazionismo cattolico? Spiegava in parrocchie, oratori e conventi quanto fossero magnifiche e progressive le sorti italiane affidate al centrosinistra. E i cosiddetti cattolici progressisti mica si tiravano indietro, spiegando che religione e politica non possono stare insieme. Anzi, chiedevano voti a qualunque parroco trovassero sulla loro strada. Risultato.
Il Papa dice ciò che deve dire sulle unioni di fatto? Ecco Fausto Bertinotti che lo stoppa a Porta a porta. «Il Papa sbaglia a condannare le unioni di fatto. La sua è una presa di posizione restauratrice. La reazione del Pontefice è sbagliata perché non vede che le unioni di fatto sono un arricchimento di quei valori che il Papa teme che la modernizzazione possa distruggere».
E poi parte il radicale Daniele Capezzone: «Il Papa è colpevole di un’ingerenza particolarmente odiosa, il ticket Ratzinger-Ruini tenta di creare una specie di coalizione contro i diritti civili». Fino al tracollo nervoso di queste ultime ore: il Ds Franco Grillini, sempre a proposito dei Pacs, assicura che «l’ossessiva campagna della Chiesa risponde a un’esigenza di potere». Capezzone parla di «protervia inaccettabile». Manuela Palermi (Partito dei comunisti italiani) dice che le parole del Papa rivelano «qualche cosa di maniacale».
Ma si può essere cattolici e stare con gente che la pensa a questo modo? Pare di sì. Qualche mese fa, il cardinale Alfonso Lopez Trujillo presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, ribadì la linea della Santa Sede. Scomunica per chi pratica l’aborto, ma anche per chi fa sperimentazioni sulle cellule embrionali.
Niente comunione, poi, per i politici cattolici che approvino leggi contrarie alla vita. Tra le proteste, si levò quella della senatrice cattolica Paola Binetti, Margherita all’occhiello del centrosinistra. «Il cardinale – disse – ha sbagliato i toni. Per la Chiesa questo è un boomerang. I toni da scomunica sono un errore. Mi sarei aspettata che l’accento venisse posto più su misure di accoglienza che punitive, con il riferimento ai principi della solidarietà, magnanimità e del perdono da parte della Chiesa».
Non c’è dunque da meravigliarsi. Il cattolico progressista è fatto così: rastrella voti nelle sacrestie, promettendo che «più forza avremo più costringeremo gli alleati di sinistra a rispettare i nostri valori». Poi, una volta passato all’incasso del potere, scompare nell’anonimato. Speriamo che gli elettori cattolici – gabbati in buona fede – finalmente insorgano. Qui non si tratta di politica, ma di onestà: se si vuole fare i cattolici adulti, non si vada a rubare il voto ai cattolici bambini. Non sta bene.