Commissione di studio ispirata al pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira
La storia e i suoi grandi personaggi
Capitolo XXII
La Rivoluzione fu uno dei maggiori flagelli caduti sull’umanità e una delle principali vittorie del demonio nella sua lotta contro la Chiesa. Impregnata dello spirito protestante e del filosofismo del secolo XVIII, essa doveva necessariamente combattere la Chiesa, essendo questa lotta l’asse di tutto il movimento del 1789.
Lo spirito satanico fu la vera anima della Rivoluzione, che, in nome della libertà, combattè la Religione, si impossessò dei beni ecclesiastici, perseguitò i sacerdoti fedeli al Papa. Chi non avesse apostatato veniva deportato o ucciso. Voler prescindere dalla questione religiosa, equivale a non capire la dinamica più profonda della Rivoluzione e le ragioni della reazione che suscitò. Certamente però la sua opera sarebbe completamente da condannare anche se non avesse attaccato la Chiesa, come fece.
La Contro-Rivoluzione cattolica si verificò principalmente nell’ovest, in una zona che coincide con quella della predicazione di san Luigi Maria Grignon de Montfort. Il gran devoto di Maria Santissima percorse, all’inizio del XVIII secolo, l’ovest della Francia predicando la vera devozione a Nostra Signora, l’amore alla Croce e al Rosario. Quasi un secolo dopo, i contadini della Vandea, del Maine, della Bretagna, dell’Anjou e del Poitou, andavano a combattere recitando la Corona, cantando le litanie, avendo come stendardo la bandiera del Re con il Sacro Cuore di Gesù in mezzo.
In particolare la Vandea, regione dove aveva predicato S. Luigi Maria, suscita ammirazione per la sua grandezza e il suo martirio. Quando la Rivoluzione si mostrò apertamente nemica della Chiesa, nacque la congiura del marchese de Romarie, che cercò di far insorgere tutto il nord-ovest contro i giacobini.
La “chouannerie”
Vi furono uomini che, nonostante non avessero avuto occasione di compiere gesta importanti come quelle della Vandea, si distinsero in modo straordinario per il loro coraggio e dedizione: furono i primi ad innalzare lo stendardo della fedeltà e gli ultimi a sottomettersi. Le loro azioni non ebbero, almeno all’inizio, grande rilevanza militare, ma lo spirito con cui combattevano li elevò a tal punto, che non avevano nulla da invidiare ai grandi capi vandeani: furono gli “chouans”, del Basso Maine.
La loro azione restò nota col nome di “chouannerie”, indicando tutta la reazione cattolica nel Maine e in Bretagna. Il Basso Maine è una regione cosparsa di colline e ben irrorata da fiumi. I contadini erano soliti trattare gli alberi in modo tale che questi crescevano con lunghi rami e tronchi vuoti, usati come nascondigli; numerosi fossi e palizzate ostacolavano l’attraversamento dei campi. Tutte queste cose rendevano la regione adatta alla guerriglia.
I contadini erano legati ai loro costumi e profondamente pii, caritatevoli e ospitali. Un proverbi locale dice che Dio fa pagare il triplo l’elemosina rifiutata. Veneravano i loro sacerdoti, che consideravano come rappresentanti del buon Dio. Nel 1792, moltiplicandosi gli attacchi sacrileghi alle chiese e al clero, i “manceaux” insorsero con energia. Alcuni cantoni, tuttavia, appoggiarono la Rivoluzione, in generale quelli i cui parroci avevano apostatato. In totale, gli insorti non superavano i 6.000 uomini, che maneggiavano alternativamente le armi o gli strumenti di lavoro.
Combattevano in piccoli gruppi, tendendo imboscate. Avevano un aspetto rude e i capelli lunghi; sul cappello a larghe falde molti collocavano un pennacchio bianco, simbolo della monarchia. Altri vi appendevano dei bianchi pezzi di stoffa, nei quali si leggevano sentenze monarchiche o frasi pie. Vestivano una casacca di pelle di capra che li proteggeva contro la pioggia e il freddo.
Portavano cucita ai vestiti l’immagine del Sacro Cuore, e la Corona del Rosario al collo. Le loro armi erano vecchi fucili da caccia, ma, all’inizio, alcuni possedevano soltanto un lungo palo, la “ferte”, che in tempo di pace veniva usato per saltare palizzate e fossi: gli “chouans” lo maneggiavano abilmente ed affrontavano con esso persino dei soldati armati di sciabola.
La maggior parte di questi contadini adottava un soprannome di guerra, per evitare le rappresaglie dei “patrioti” alle famiglie. Il più celebre fu Jean “Chouan”, soprannome usato da Jean Cottereau, da cui nacque il nome degli “chouans”, poichè egli incarnò in sè l’ideale della lotta. Erano tutti uomini dal coraggio straordinario che affrontavano truppe molto superiori in numero e armamenti.
I rivoluzionari cercarono di rendere odioso il nome degli “chouans”, attribuendo loro massacri e rapine. Giunsero a pagare dei banditi perchè si vestissero come essi e compissero dei crimini, per comprometterli. E’ certo che anche tra gli “chouans” vi furono dei cattivi elementi, ma questa non era una cosa comune, tanto più che ladri e assassini avrebbero avuto un futuro maggiore servendo la Rivoluzione: basta analizzare superficialmente gli uomini che governavano allora per vedere da che parte stavano i banditi.
Gli “chouans” erano, di regola, molto pii: la Corona era la loro preghiera preferita per chiedere la vittoria prima del combattimento. Questa stessa preghiera era recitata in ringraziamento dopo la lotta. Nei nascondigli passavano tutto il tempo in preghiera. Molti anni dopo la Rivoluzione, fu rinvenuto nella regione uno scheletro dentro un albero cavo: un fucile al fianco e la Corona attorcigliata alle ossa della mano indicavano che quell’uomo era uno “chouan”.
La Vandea
Nel 1793 la Vandea insorse contro la Rivoluzione a causa delle persecuzioni contro i sacerdoti che non accettavano la Costituzione Civile del Clero, il tentativo di reclutare i contadini per il servizio militare nell’esercito rivoluzionario e la notizia dell’assassinio del Re. I primi gruppi di vandeani furono guidati da uomini del popolo, come Stofflet, impiegato in un castello, e Cathelineau, venditore ambulante. Essi conquistarono Cholet, Saumure minacciarono Nantes. Il movimento crebbe, ed in esso affluirono vari nobili, come d’Elée, Lescure, de Charette, e il ventenne Henri de La Rochejaquelein.
Le vittorie si succedettero: i vandeani costituirono tre eserciti, dei quali il più importante fu la Grande Armata Cattolica e Reale, che giunse a contare 80.000 uomini. Nonostante tutto l’eroismo dimostrato, la mancanza di artiglieria, la necessità di tornare a lavorare i campi al tempo del raccolto, ed altri fattori avversi pregiudicarono l’esercito cattolico. Le sconfitte di Le Mans e Savenay dispersero l’esercito vandeano.
La reazione cattolica, frattanto, continuava nel Morbihan, sotto la direzione di Georges Cadoudal, che si dimostrò un abile organizzatore. Quando era quasi tutto pronto per l’azione, si realizzò una conferenza di pace fra monarchici e rivoluzionari, a Prévalay. Nel 1795, 12.000 nobili sbarcano nella penisola di Quiberon. Svariati tradimenti portarono la spedizione al più completo disastro; in conseguenza di ciò più di 1.000 monarchici furono imprigionati e fucilati.
Il generale Hoche, dopo aver inflitto ai monarchici la sconfitta di Quiberon, iniziò una politica di conciliazione, rendendo ai cattolici una relativa libertà. Molti, illusi e sfiduciati, lasciarono la lotta. Il Conte di Provenza, fratello di Luigi XVI e futuro Luigi XVIII, comandò, inoltre, di “risparmiare il sangue dei suoi sudditi”, perchè confidava che la monarchia sarebbe tornata grazie al suffragio popolare.
Infatti, nel 1797, quasi tutta la Francia desiderava il ritorno della monarchia; il prestigio della Rivoluzione era profondamente scosso: la vittoria della destra alle prossime elezioni era certa, ma Luigi XVII non avrebbe dovuto dimenticare la mala fede dei suoi avversari. I candidati della reazione vinsero le elezioni, ma queste furono annullate con un colpo di Stato, e le persecuzioni ai contro-rivoluzionari raddoppiarono di intensità.
Nel 1799 la guerra civile ricominciò. In tre settimane i vandeani e gli “chouans” conquistarono Le Mans, Mayenne, Bayeux, Pont-Chateau, Guérande, Craon, Laval, ChateauGontier, Saint-Brieuc, Ancenis, Candé e Nantes. Mancava solo lo sbarco di un Borbone per unire tutti gli sforzi e raggiungere la vittoria totale: la Rivoluzione era perduta. Ma fu allora che giunse Napoleone e la salvò. Sostituendo il Direttorio col Consolato, egli si presentò come il restauratore dell’autorità e dell’ordine.
Cadoudal, che si era rifugiato in Inghilterra dopo l’ascesa di Bonaparte, nel 1800 tentò di organizzare una congiura per abbattere il Primo Console. Si mise in contatto con due generali scontenti, Pichegru e Moureau, ma si rese conto che quest’ultimo voleva abbattere Napoleone solo per mettersi al suo posto, non per restaurare i Borboni, cosa che invece era il suo obiettivo.
Bonaparte volle comprare Cadoudal e gli offrì il posto di Generale della repubblica con un’alta pensione. Egli rifiutò e continuò a combattere la Rivoluzione; tradito, fu catturato e “giustiziato” il 25 giugno del 1804. Con lui finiva l’epopea della “chouannerie” e della Vandea.