La scuola cattolica in Italia fuori dai luoghi comuni

scuola_paritariaVita e Pensiero n.5 settembre-ottobre 2012

Coinvolge oltre 800.000 alunni e 100.000 dipendenti e fa rispar­miare lo Stato, ma è ancora vittima di un pregiudizio culturale. Nell’opinione pubblica prevale un paradigma statale (e statalista) che trascura di valorizzare le potenzialità di un sistema plurale.

di Sergio Cicatelli

La scuola cattolica in Italia discende da una solidissima e plurisecolare tradizione, ma negli ultimi decenni si può dire che abbia subito una vera e propria mutazione genetica. Nata storicamente per iniziativa della Chiesa, e in particolare di tante congregazioni religiose dedite al carisma educativo, la scuola cattolica ha visto recentemente diminuire fino quasi alla scomparsa il personale religioso, sostituito dall’ingresso sempre più cospicuo di laici.

Ciò ha comportato quanto meno una modifica dell’immagine esterna di queste scuole, sia sul piano dell’identità ecclesiale, sia su quello degli equilibri gestionali. Da un lato, infatti, l’assenza dei religiosi può rendere meno immediatamente percepibile l’appartenenza ecclesiale della scuola e il suo carisma originario; dall’altro, a livello economico, il personale religioso che operava in genere a titolo gratuito ha ceduto il posto a laici che comportano costi sempre meno sostenibili.

L’evoluzione in senso laicale può essere letta come un positivo “segno dei tempi”, che fa corrispondere la scuola cattolica all’ecclesiologia del Vaticano II Per altri versi, però, la crescita dei costi ha snaturato questa scuola, nata spesso per venire incontro alla domanda di istruzione delle fasce più deboli e povere della popolazione e ora costretta a chiedere il pagamento di rette sempre più gravose anche ai suoi destinatali preferenziali.

Loro malgrado, le scuole cattoliche vengono quindi spesso identificate come “scuole per ricchi”, anche se i ceti meno abbienti riescono ancora a fruire almeno in parte del loro servizio grazie agli sforzi della comunità cristiana che interviene con sovvenzioni, borse di studio, quote gratuite o ridotte.

Da un punto di vista giuridico la quasi totalità delle scuole cattoliche gode del riconoscimento di parità previsto dalla legge 62 del 2000, che ha istituito il «sistema nazionale di istruzione […] costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali».

A differenza di ciò che accade in molti Paesi europei, in Italia le scuole non statali occupano una quota minoritaria del sistema, pari al 12,4% del totale degli alunni (dati Miur, 2010). E, all’interno del sistema di scuole paritarie, quelle cattoliche raccolgono oltre 730.000 alunni, distribuiti in circa 9.000 scuole, dando lavoro a più di 90.000 dipendenti, per due terzi docenti.

La tabella 1 presenta il quadro riepilogativo del sistema della scuola paritaria italiana nell’anno scolastico 2011-2012, appena pubblicato dal Centro studi per la scuola cattolica nel suo XIV Rapporto annuale (Educare alla vita buona del Vangelo nella scuola e nella FP, Ed. La Scuola, 2012).

Si tratta di una elaborazione effettuata sulla base di dati ancora provvisori forniti dal Ministero dell’Istruzione e quindi i valori assoluti devono essere presi con una certa cautela, ma le percentuali indicano con attendibilità le principali linee di tendenza. Si noti inoltre che non compare nel quadro la provincia di Bolzano e, per la scuola dell’infanzia, neppure quella di Trento.

Tabella 1Composizione del sistema delle scuole paritarie in Italia

(a.s. 2011-2012; dati prowisori)

Scuole paritarie
Infanzia
Primaria
Sec. I grado
Sec. II grado
Totale


VA % VA % VA % VA % %
Scuole cattoliche M. 150 62.8 1.017 90.0 515 87.1 523 84.2 6.205 69.3
Scuole
di ispirazione
cristiana
*2.460 37.2 113 10.0 76 12.9 98 15.8 2.747 30.7
Scuole cattoliche
e di ispirazione
cristiana
6.610 67.7 1.130 74.9 591 86.5 621 39.2 8.952 66.1
Numero di alunni 443.095 60.9 156.131 21.4 67.131 9.2 61.530 8.5 727.887 100.0
Altre scuole 3.157 32.3 379 25.1 92 13.5 964 60.8 4.592 33.9
Totale 9.767 72.1 1.509 11.1 683 5.0 1.585 11.7 13.544 100.0
Legenda: VA = Valori assoluti

* Fermo restando il totale, la distinzione tra scuole cattoliche e scuole di ispirazione cristiana è una stima.

N.B. Le percentuali delle scuole cattoliche e di ispirazione cristiana sono calcolate sull’insieme delle due categorie; la percentuale relativa al totale delle due categorie è calcolata sul totale delle scuole paritarie, come quella delle scuole di altri gestori; le percentuali degli alunni sono calcolate per ogni tipo di scuola sul totale degli alunni che frequentano l’insieme di scuole cattoliche e di ispirazione cristiana; nell’ultima riga, le percentuali di scuole paritarie di ciascun ordine e grado scolastico sono calcolate sul totale delle scuole paritarie.

Fonte: elaborazione CSSC su dati Miur 2012.

I dati propongono anzitutto una distinzione tra scuole cattoliche e scuole di ispirazione cristiana che richiede qualche spiegazione. Le prime sono le scuole che possono dirsi ufficialmente cattoliche secondo i criteri fissati dal diritto canonico, in quanto dirette da una persona giuridica ecclesiastica pubblica (scuole diocesane, parrocchiali o gestite da una congregazione religiosa) o in quanto riconosciute con documento scritto dell’autorità ecclesiastica (vescovo).

Le scuole di ispirazione cristiana sono invece quelle che dichiarano nei propri statuti di orientare la loro azione educativa ai principi del Vangelo, ma non sono gestite da un soggetto ecclesiastico pubblico e non godono di un formale riconoscimento da parte del vescovo diocesano.

Queste ultime sono una realtà sempre più numerosa, stante la crescente iniziativa laicale nell’istituzione e gestione di scuole cattoliche, e la loro identità non è sempre distinguibile agli occhi del pubblico. Nell’uso comune si suole perciò parlare genericamente di scuola cattolica a proposito di entrambe le categorie.

Dai dati emerge la netta prevalenza della scuola dell’infanzia, che da sola rappresenta i due terzi dell’intero sistema di scuola cattolica (e quasi i tre quarti del sistema di scuola paritaria). Del resto la scuola dell’infanzia statale è nata solo dal 1968 e le scuole cattoliche possono contare su una tradizione e una diffusione capillare che ne giustifica ancora oggi la cospicua incidenza.

All’estremo opposto del sistema, le scuole secondarie di secondo grado presentano la quota più bassa di scuole cattoliche (meno del 40%), dato che in questa fascia di età prevalgono spesso esigenze strumentali di recupero dell’insuccesso scolastico che si indirizzano altrove. Del sistema della scuola cattolica, inoltre, fa parte anche tutta la formazione professionale di ispirazione cristiana, che raccoglie a sua volta oltre 80.000 dei circa 100.000 giovani che si rivolgono a questi percorsi formativi e impiega più di 10.000 dipendenti. Nell’insieme, perciò, il sistema della scuola cattolica – inteso in senso allargato – comprende oltre 800.000 alunni e oltre 100.000 dipendenti. Una realtà tutt’altro che trascurabile.

La distribuzione territoriale delle scuole cattoliche è riassunta nella tabella 2, che evidenzia l’altro grande divario tra un Nord ricco di scuole cattoliche e un Centro-Sud che talvolta ne è privo.

Tabella 2Distribuzione geografica delle scuole cattoliche in Italia
(a.s. 2011-12; dati prowisori)

Infanzia
Primaria
Sec. I grado
Sec. II grado
Totale






VA
%
VA
%
VA
%
VA
%
VA
%
Nord 3.877 58.7 473 41.9 359 60.7 377 60.7 5.086 56.8
Centro
893 13.5 303 26.8 134 22.7 102 16.4 1.432 16.0
Sud 1.840 27.8 354 31.3 98 16.6 142 22.9 2.434 27.2
Totale
6.610 100.0 1.130 100.0 591 100.0 621 100.0 8.952 100.0
 Legenda: VA= Valori assoluti
Fonte: elaborazione CSSC su dati Miur 2012.

Se si guarda alla natura giuridica di queste scuole, si può aggiungere che le cosiddette scuole di ispirazione cristiana sono prevalentemente presenti al Nord, dove sono fiorite in questi ultimi anni forme nuove di cooperative, fondazioni, associazioni, soprattutto per iniziativa laicale, mentre al Sud prevalgono le scuole canonicamente cattoliche, gestite soprattutto da ordini o congregazioni religiose.

Come è facilmente immaginabile, un sistema così articolato ha bisogno di un coordinamento efficace, che è assicurato dalle varie federazioni che operano da tempo nel settore.

La maggior parte delle scuole dell’infanzia paritarie aderisce alla Fism (Federazione italiana scuole materne), costituita nel 1974. Le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado si raccolgono nella Fidae, fondata nel 1945 con il nome di Federazione di istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica e divenuta nel 1974 Federazione istituti di attività educative.

A queste due federazioni, che sono ampiamente maggioritarie nel rappresentare il mondo della scuola cattolica, si possono aggiungere alcune altre sigle che sono espressione di movimenti o gruppi ecclesiali: tra queste la Foe (Federazione delle opere educative), legata a Comunione e Liberazione, e la Faes (Famiglia e scuola), sorta nel 1974 all’interno dell’Opus Dei.

Gli organismi che operano nella formazione professionale sono la Confap (Confederazione nazionale formazione aggiornamento professionale), costituita nel 1974 per riunire gli enti di formazione di ispirazione cristiana, e Forma, sorta nel 1999 per allargare l’associa­zione ad altri enti, fino a rappresentare oggi oltre l’80% delle attività di formazione professionale presenti in Italia.

I gestori delle scuole cattoliche sono raggruppati a loro volta nell’Agidae (Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica), fondata nel 1960 per coordinare le attività degli enti – non solo scuole – che operano all’interno della Chiesa e per rappresentarli come organizzazione datoriale in sede di contrattazione con i sindacati di categoria.

L’universo delle sigle associative che gravitano intorno al mondo della scuola cattolica si può completare con le associazioni che rappresentano i destinatari diretti e indiretti dell’azione educativa delle scuole. Gli studenti, ovviamente quelli di scuola secondaria che sono in grado di partecipare alla vita associativa, si riuniscono nel Movimento studenti cattolici (Msc), nato nel 2000 da un precedente Movimento studenti Fidae.

I genitori degli alunni di scuola cattolica sono riuniti nell’Agesc (Associazione genitori delle scuole cattoliche), nata nel 1975 come esito della riflessione postconciliare e della mobilitazione sorta in seguito ai decreti delegati dell’anno precedente.

II Centro studi per la scuola cattolica, dalla sua istituzione nel 1997, cerca di offrire una riflessione e una documentazione sistematica sul mondo della scuola cattolica e della formazione professionale di ispirazione cristiana.

Tra le sue ultime ricerche si può ricordare il monitoraggio della qualità della scuola cattolica, condotto nell’anno scolastico 2010-11 su un campione di scuole cattoliche per valutare non solo la qualità del servizio offerto (tematica su cui la scuola statale è da tempo impegnata a trovare soluzioni soddisfacenti), ma anche l’identità cattolica della scuola, considerata quale fattore di qualità per una scuola che intende essere espressione della comunità ecclesiale. I risultati  del  monitoraggio sono stati decisamente positivi

L’osservazione dei parametri relativi al contesto, alle risorse, ai processi educativi e organizzativi e ai risultati ha rivelato un sistema attento all’efficienza e all’efficacia del lavoro scolastico. Ma soprattutto i questionari compilati da oltre 11.000 soggetti – tra dirigenti, docenti, non docenti, alunni, genitori e osservatori esterni – intervistati sul confronto tra l’importanza e la presenza di più di una ventina di fattori di qualità ha mostrato come nelle scuole cattoliche la realtà coincida spesso con le attese degli utenti e degli operatori.

Si potrebbe dire perciò che le scuole cattoliche siano state promosse a pieni voti da questa rilevazione, anche se i punteggi più alti sono stati registrati per i fattori di qualità che caratterizzano in genere qualsiasi scuola, mentre i fattori che identificano specificamente una scuola cattolica sono apparsi comparativamente meno ricercati, anche se collocati su livelli di elevato apprezzamento e comunque proposti sistematicamente dalle scuole.

Trova quindi conferma, anche se in maniera paradossale, l’impostazione data dalla Sacra Congregazione per l’educazione cattolica in un suo documento del 1977, in cui si scriveva che la scuola cattolica «se non è scuola, e della scuola non riproduce gli elementi caratterizzanti, non può essere scuola cattolica» (La scuola cattolica, n. 25).

Le scuole cattoliche italiane sono sicuramente scuole, e dunque hanno meritato sul campo la condizione di parità che viene loro istituzionalmente riconosciuta; si sforzano anche di essere cattoliche, cioè espressione credibile della comunità ecclesiale, ma la domanda che viene loro rivolta è più di istruzione che di formazione cristiana.

In un certo senso, queste ultime considerazioni inducono a concludere che il problema della scuola cattolica in Italia non sia tanto di carattere economico (anche se la sopravvivenza materiale delle scuole è condizione per la realizzazione di tutte le altre loro finalità), quanto di carattere culturale.

La scuola cattolica è prova vivente della libertà di scelta educativa, che tanti documenti internazionali e la stessa legislazione italiana si preoccupano di proclamare. Ma nell’opinione pubblica e nella prassi prevale un paradigma scolastico statale (e statalista) che trascura di valorizzare le potenzialità di un sistema scolastico plurale in cui una sana concorrenza possa stimolare il miglioramento continuo degli standard qualitativi.

La stessa mentalità si manifesta talora anche all’interno del mondo cattolico, talvolta poco convinto del significato culturale e della funzione evangelizzatrice che possono avere le scuole cattoliche. Non è un caso che già nel 1983 la Gei scrivesse in un suo documento che si poteva rilevare «una certa indifferenza da parte delle comunità cristiane nei confronti della scuola cattolica» (La scuola cattolica, oggi, in Italia, n. 9) e che negli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-20 abbia potuto ripetere che la scuola cattolica «va promossa e sostenuta nelle diocesi e nelle parrocchie, superando forme di estraneità o di indifferenza e contribuendo a costruire e valorizzare il suo progetto educativo» (Educare alla vita buona del Vangelo, n. 48).

Manca in Italia una cultura della parità e della sussidiarietà, anche se proprio lo sviluppo di nuove forme di gestione delle scuole cattoliche testimonia la vitalità dell’iniziativa laicale e di una sussidiarietà che tende a dar vita a una scuola della società civile.

Il problema non è soltanto politico o gestionale (e meno ancora economico). È in gioco il valore e il significato dell’educazione, che non si può ridurre all’acquisizione di strumenti tecnici per affrontare le relazioni sociali e il mondo del lavoro. Educare vuoi dire prendersi cura della persona in tutte le sue dimensioni, a partire da quelle spirituali, assiologiche ed etiche. Ed è proprio la persona a trovarsi al centro del progetto educativo delle scuole cattoliche.

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Sergio Cicatelli è direttore del Centro studi per la scuola cattolica della Gei. Dirigente scolastico e docente di legislazione scolastica, si occupa in particolare dei problemi relativi all’insegnamento della religione cattolica. Ha pubblicato numerosi articoli e volumi su tematiche pedagogiche, didattiche e giuridiche.