Osservatorio Internazionale cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa
Newsletter n.1037 del 28 Ottobre 2019
don Samuele Cecotti
Vice-Presidente Osservatorio Van Thuan
La dialettica oppositiva natura/cultura non appartiene al pensiero classico-cristiano, il quale anzi ha saputo riconoscere nell’uomo un essere naturalmente culturale. L’uomo, animale familiare, sociale e politico, è animale culturale nel senso che è la natura umana stessa a dichiarare l’insufficienza dei dinamismi biologici ed ereditari perché l’infante sviluppi la propria umanità esigendo così l’educazione/istruzione quale processo necessario all’uomo per attuare la propria natura. La cultura è dunque esigenza naturale nell’uomo.
Esigenza naturale è pure il ricevere educazione/istruzione, dovere naturale l’educare e l’istruire. Questo vincolo intergenerazionale che si dà nel processo dell’educazione/istruzione e nel contenuto teoretico, pratico e poietico della cultura trasmessa e ricevuta è esigenza stessa della natura dell’uomo voluto dal Creatore bisognoso di educazione per essere se stesso, cioè pienamente uomo.
Questa esigenza educativa della natura umana è coestensiva a tutte le sue dimensioni essenziali così che educazione/istruzione e cultura trasmessa/ricevuta sono, dalla natura stessa dell’uomo, presupposte come necessarie in tutti gli ordini in cui naturalmente si dà il vivere umano (famiglia, corpi intermedi, comunità politica).
Tuttavia in ognuno degli ordini in cui si dà il vivere umano l’esigenza educativa è secondo la ragione naturale di quell’ordine così che nella res publica sarà il diritto ad essere trasmesso/ricevuto e sarà attraverso le leggi che l’autorità politica educherà/istruirà e il cittadino sarà educato/istruito, nell’ordine sociale civile ad esempio le arti, i saperi professionali, le tecniche etc. saranno trasmessi/ricevuti nell’ambito lavorativo e di quelle realtà sociali liberamente costituite per assicurare la formazione artistica, tecnica e professionale.
È nella famiglia che la generazione fisica di un nuovo essere umano – concepito, portato in grembo e dato alla luce – si estende naturalmente nella educazione/istruzione come generazione morale/culturale/spirituale del figlio. È dovere naturale dei genitori generare spiritualmente il figlio dopo averlo generato biologicamente, è dovere naturale dei genitori educare il figlio alla virtù, alle virtù etiche e alle virtù dianoetiche secondo quell’ordine di natura inscritto nell’uomo.
È dunque la famiglia il luogo per eccellenza dell’educazione/istruzione perché è la famiglia il luogo dell’educazione all’umano, dell’educazione alla virtù, il luogo ove ogni essere umano deve essere generato moralmente/culturalmente/spiritualmente come uomo.
Basti pensare alla lingua che ogni uomo apprende infante dalla voce di chi lo allatta e lo culla, in famiglia quasi col latte materno, al punto che l’espressione madrelingua o lingua materna richiama proprio questo nesso natural-culturale tra genitorialità e linguaggio nel processo dell’acquisizione linguistica.
La lingua nativa è parte essenziale della cultura trasmessa/ricevuta e veicolo (già esso stesso portatore di senso, di valori e opzioni culturali) dei successivi interventi educativi e di istruzione. E la lingua si apprende tra le braccia di chi ci culla e allatta a dire il vincolo naturale tra generazione fisica e generazione morale/culturale/spirituale.
L’uomo, per natura (animale domestico), è generato e genera in famiglia, l’unico modo veramente umano di generare è dentro l’unione sponsale e la generazione umana non termina con il concepimento e neppure con il parto ma si prolunga nel processo di educazione/istruzione della prole che è fine del matrimonio e dovere grave dei genitori.
Sono i genitori ad avere l’onere naturale di generare moralmente/culturalmente/spiritualmente il figlio, di trasmettere al figlio una lingua, una cultura, principi e valori, quel patrimonio immateriale che inserisce un essere umano nella civitas e lo rende abile a vivere pienamente da uomo. Questo dovere all’educazione/istruzione non è estraneo all’economia della salvezza così come positivamente voluta da Dio.
Infatti Dio ha voluto rivelarsi storicamente e pubblicamente nella storia sacra testimoniata dalla Sacra Scrittura e così consegnare le salutari verità di fede e di morale necessarie alla nostra salvezza secondo la modalità umana di conoscere e trasmettere.
Alla Chiesa il Signore ha affidato il mandato di istruire tutte le genti insegnando con autorità la Verità, le verità rivelate di fede e di morale, che, se in se stesse si debbono dire soprannaturali, non per questo non necessitano, nella loro trasmissione intergenerazionale, di quel processo umanissimo che è l’educare/istruire. L’educare/istruire è dunque parte essenziale della missione divinamente affidata alla Chiesa.
La Chiesa ha il dovere – e dunque il diritto – di istruire tutti gli uomini affinché ogni uomo su questa terra possa conoscere Cristo, accogliere la Buona Novella e conseguire così il fine per cui è stato creato: conoscere e amare Dio per goderne eternamente. Per diritto divino positivo la Chiesa ha dunque il dovere/diritto di istruire/educare ogni uomo, è il dovere missionario della Chiesa.
Se, nella forma dell’evangelizzazione, vi è un diritto/dovere in capo alla Chiesa di educare/istruire ogni uomo per mandato del Signore, il dovere/diritto della Chiesa a educare/istruire i battezzati è dovere/diritto di Madre nei confronti dei propri figli, rinati in Cristo da quel grembo sacramentale che è il fonte battesimale.
Dovere originario di diritto divino positivo. Come una madre premurosa la Chiesa si cura che i propri figli crescano nella virtù e ricevano tutti quegli insegnamenti e ammaestramenti necessari a farne dei fedeli discepoli di Cristo e dei cittadini del Cielo. Il dovere/diritto naturale dei genitori ad educare/istruire i figli e il dovere/diritto divino positivo della Chiesa ad educare/istruire i battezzati, pur distinti, non sono tuttavia separati come la grazia non lo è dalla natura.
L’educazione all’umano è parte preambolare non rinunciabile dell’educazione cristiana mentre l’educazione cristiana è l’unica perfettamente adeguata all’uomo perché l’unica compiutamente rispondente al fine per cui l’uomo è stato creato. Non vi è virtù naturale o sapere veramente umano, arte o scienza che il Cristianesimo non assuma, purifichi e perfezioni facendone parte dell’educazione cristiana stessa.
Non è poi possibile, dopo due millenni cristiani, separare l’umano dal cristiano così che ogni educazione/istruzione anche riguardo a discipline e nozioni puramente umane dovrà necessariamente riconoscere e valorizzare l’eredita cristiana in letteratura, nelle scienze, nelle arti, nella morale e nella politica, in ogni aspetto del vivere e del pensare.
Questo inseparabile e positivo intreccio tra educazione naturale ed educazione cristiana, tra dovere/diritto genitoriale e dovere/diritto della Chiesa è proprio in famiglia che si dà più esemplarmente: ogni famiglia cristiana è focolare domestico in senso naturale e piccola chiesa domestica in virtù del sacramento dove l’ecclesialità della famiglia cristiana presuppone e perfeziona il suo essere societas domestica in senso naturale.
Ecco allora che i genitori cristiani sono educatori dei propri figli e per diritto naturale e per diritto divino positivo. I genitori cristiani sono i primi evangelizzatori, i primi catechisti dei propri figli avendo non solo quel dovere/diritto di educarli/istruirli che viene dalla lex naturalis ma anche il dovere/diritto di educarli cristianamente, di istruirli nella fede perché figli di Dio, figli della Madre Chiesa loro affidati dalla Provvidenza.
È dovere grave dei genitori cristiani assicurare ai propri figli una educazione/istruzione umana e cristiana integrale. Tale educazione/istruzione deve essere integralmente cristiana ovvero ogni aspetto di essa deve essere illuminato dalla luce di Cristo e nulla in essa vi deve essere che contraddica le verità di fede e di morale divinamente rivelate.
È dovere grave di ogni genitore cristiano assicurare ai propri figli una simile educazione. Nei secoli cristiani questo dovere si realizzò in una feconda collaborazione tra famiglia e istituzioni ecclesiastiche nelle mille forme che la storia ha visto nascere.
È stata la Chiesa lungo un millennio e mezzo ad assicurare – con le scuole monastiche e cattedrali, con le più informali e rustiche lezioni dei Sacerdoti in cura d’anime nelle campagne, con Ordini religiosi e Congregazioni votati alla missione di educare e istruire, con la nascita delle stesse Università – forme più o meno istituzionalizzate di scuola nella Cristianità.
E sono sempre state le famiglie, i genitori, a decidere liberamente dell’educazione/istruzione dei propri figli. Nei secoli cristiani la scuola non ebbe mai carattere coatto, ma sempre libero. Libera ne fu la nascita, libera la docenza, libero il parteciparvi da discenti. Non tutto ciò che si diede nei secoli cristiani è degno d’esser guardato come esempio anche riguardo all’educazione/istruzione ma certo la natura libera, non statale, familiar-ecclesiale, integralmente cristiana dell’educazione/istruzione fa dell’esperienza premoderna di educazione/istruzione in regime di Cristianità un esempio ineguagliato.
Alcuni secoli ci separano da quel modello di istruzione libera, cristiana, familiar-ecclesiale infranto dalla Rivoluzione francese e prima da certo dispotismo “illuminato” tardo settecentesco. L’istruzione/educazione è secolarizzata, scristianizzata e lo Stato, lo Stato moderno che si vuole Sovrano, fa prepotente irruzione arrogandosi esso stesso il diritto di fare scuola, scuola di Stato.
Non sono più le famiglie e Santa Madre Chiesa a dover educare e istruire, è lo Stato che si fa carico dell’educazione/istruzione della gioventù, l’educazione/istruzione diviene materia politica, interesse di Stato. In Italia, a partire dal così detto Risorgimento e nel nuovo Stato unitario, la scuola fu concepita come strumento ideologico per “fare gli italiani” ovvero per plasmare una nuova identità collettiva. Il carattere pubblico/statale/ideologico della scuola proseguì in sostanziale continuità tra regime liberale, regime fascista e regime repubblicano.
L’istruzione era ed è perciò affare di Stato. Il problema è antico, la sostanziale estromissione della famiglia, l’usurpazione statale di funzioni proprie dei genitori, il carattere ideologico dell’istruzione non sono di oggi. Eppure oggi il problema è più urgente che mai perché più radicale che mai è la distanza tra l’ideologia dominante che la scuola pubblica veicola e la verità razionale e cristiana che ogni genitore cattolico ha il dovere di insegnare ai propri figli.
L’indottrinamento secondo l’ideologia gender (o, in generale, l’imposizione scolastica di una educazione sessuale indifferente se non apertamente ostile a quanto insegna la morale naturale e cristiana) è solo un esempio tra i tanti possibili della radicale inconciliabilità tra l’ideologia dominante veicolata nella scuola pubblica e il dovere dei genitori cattolici di assicurare ai figli una educazione/istruzione integralmente cristiana.
Purtroppo anche realtà dalla nobile storia, che tanto hanno fatto per l’educazione cattolica della gioventù, si presentano oggi integrate nel sistema della scuola pubblica non solo sotto l’aspetto giuridico formale ma anche nella soggezione culturale e nell’impegno a veicolare l’ideologia dominante. Purtroppo molte scuole paritarie cattoliche, senza con ciò voler generalizzare, non sono distinguibili dalla scuola statale quanto a contenuti trasmessi.
Così la scuola cattolica che fu baluardo di libertà e di istruzione cristiana persino sotto il regime fascista, oggi appare sempre più omologata all’ideologia dominante anche in ciò che essa ha di manifestamente contrario alle verità di fede e di morale.
Questi dati di fatto oggettivamente negativi hanno però occasionato una salutare reazione da parte di non poche famiglie cattoliche. Reazione che molto fa sperare. Non sono pochi i genitori cattolici che vivono con crescente disagio l’idea di affidare i propri figli alla scuola pubblica.
Le risposte a questo crescente disagio sono le più varie, da chi iscrive il figlio alla scuola statale impegnandosi però a integrare/correggere l’insegnamento scolastico e a vigilare su ogni contenuto che la scuola veicola, a chi cerca una scuola paritaria cattolica ancora affidabile e dall’insegnamento sicuro e vi affida i figli.
La risposta, tuttavia, che più delle altre si presenta come rispondente ai doveri genitoriali cristiani e al livello della sfida educativa posta dal sistema ideologico pubblico è la riscoperta della responsabilità diretta dei genitori nell’istruzione dei propri figli. Sono i genitori in primis a dover educare e istruire i figli.
Certo i genitori possono avvalersi di figure professionali terze o organizzarsi in modo da costituire realtà stabili di scuola ma la responsabilità dell’educazione/istruzione è loro, dei genitori. In Italia vanno così crescendo di anno in anno le esperienze di educazione/istruzione parentale con i genitori che tornano protagonisti del processo educativo e di istruzione dopo un secolo e mezzo di usurpazione statale.
I genitori non affidano i figli alla scuola pubblica ma si incaricano personalmente di assicurare loro educazione e istruzione in forme varie ma che hanno sempre come presupposto la responsabilità genitoriale. Vi è l’esperienza dell’istruzione domestica – nota con il termine inglese homeschooling – dove i figli sono educati/istruiti in casa dai genitori stessi, da entrambi i genitori, da uno solo di essi che vi si dedica a tempo pieno oppure da figure professionali terze (precettore/istitutrice, insegnanti privati, etc.) incaricate dai genitori.
Questa esperienza si associa spesso alla scelta della sposa di non lavorare fuori casa così da potersi dedicare alla famiglia a tempo pieno. Giovani madri cattoliche, spesso laureate e con ottimi livelli culturali, scelgono di non lavorare fuori casa e di occuparsi personalmente dell’educazione/istruzione dei propri figli avvalendosi se e quando necessario anche di figure professionali terze.
L’homeschooling, sia quando sono i genitori stessi a insegnare sia quando l’insegnamento è affidato ad un maestro privato, consente ai genitori cattolici di gestire compiutamente l’educazione/istruzione del figlio decidendo contenuti, metodi e tempi. Vi sono poi, sempre più numerose, le esperienze di vere e proprie scuole parentali cattoliche ovvero di realtà scolastiche libere dove l’istruzione è impartita a più bambini/ragazzi da insegnanti scelti con il solo criterio della competenza, della provata fede cattolica e della fiducia di cui godono presso le famiglie degli studenti.
I modelli di scuola parentale cattolica sono i più vari così come i contesti e le storie che le hanno viste nascere. Vi sono scuole vicine ad un particolare movimento ecclesiale, altre nate per impulso d’un parroco coraggioso, altre ancora espressione di una comunità ecclesiale. Vi sono scuole legate ad un monastero o convento dal cui carisma religioso la scuola trae ispirazione.
Le forme giuridiche sono anch’esse varie: fondazioni, associazioni, cooperative o altro. In tutti i casi però ciò che accomuna è la missione di educare/istruire secondo una integralità umana e cristiana in perfetta continuità con quanto insegnano i genitori a casa e con la vita religiosa della famiglia. Tra casa, chiesa e scuola ci deve essere perfetta coerenza e armonia.
Spesso queste esperienze di scuola parentale cattolica sono possibili grazie al generoso impegno di Sacerdoti e religiosi che, in unione di intenti con le famiglie, non raramente dedicano la vita alla missione educativa nella scuola libera. Pur non escludendo altre legittime opzioni, l’attuale contesto civile ed ecclesiale porta a ritenere l’educazione/istruzione parentale cattolica, nella forma dell’homeschooling o della scuola parentale, la modalità ordinaria perché un genitore cattolico adempia fedelmente ai propri doveri educativi verso i figli assumendosi direttamente la responsabilità di ciò che è insegnato e di come è insegnato.
Nell’educazione/istruzione parentale cattolica lo spazio della scuola si libera dalla violenza usurpatrice dello Stato, dall’uso ideologico della pubblica istruzione e torna ad essere il campo libero per l’azione genitoriale ed evangelizzatrice. Appare dunque necessario promuovere una presa di coscienza tra i cattolici circa i doveri gravi in capo ai genitori rispetto all’educazione cristiana dei figli e circa la urgenza d’una risposta adeguata alla sfida educativa posta da una postmodernità sempre più nichilista.
La delega in carta bianca alla scuola pubblica non è più opzione eticamente accettabile, se mai lo fosse stata. I genitori cattolici hanno il dovere morale di provvedere a che i propri figli abbiano una educazione/istruzione integralmente cristiana e l’educazione/istruzione parentale cattolica è appunto una valida risposta a questo dovere.
È così auspicabile che le esperienze cattoliche di homeschooling e di scuola parentale si moltiplichino in tutta Italia, germe di speranza per una rinascita cristiana, per una generazione di cattolici umanamente formati, culturalmente solidi e forti nella fede.
Molto spesso ostacolo alla opzione dell’educazione/istruzione parentale sono ragioni non ideali ma economiche e organizzative. Si dovrà allora fare rete per supportare quanti intendano, ad esempio, avviare una scuola parentale cattolica in una logica missionaria e di amicizia tra fratelli in Cristo.
Gli ostacoli economici che ad esempio scoraggiano una sposa a lasciare il lavoro retribuito per dedicarsi interamente alla famiglia o rendono impossibile a dei genitori sostenere la spesa necessaria a retribuire un insegnante privato o a pagare la retta d’una scuola libera cattolica sono tanto più odiosi quanto più sono generati o amplificati dall’ingiustizia fiscale e retributiva.
Lottare per l’educazione parentale cattolica significa dunque anche lottare per il principio di sussidiarietà e per la giustizia fiscale e retributiva (es. salario familiare) affinché ai genitori sia data la reale possibilità di garantire ai propri figli la migliore educazione/istruzione umana e cristiana.