La Repubblica, 13 febbraio 2007
Dovevano dimenticare tutto, venivano rieducati a forzacome prototipi dell'”Uomo nuovo” del socialismo. A migliaia furono sottratti ai genitori dissidenti: oggi rivogliono la propria identità dal nostro corrispondente
Andrea Tarquini
Migliaia di bambini furono sottratti a forza ai genitori, dissidenti o sospetti aspiranti alla fuga in Occidente. Dovevano dimenticare tutto e tutti, venivano rieducati a forza come prototipi dell'”Uomo nuovo” del socialismo. Oggi molti di loro, adulti nella Germania riunificata, chiedono notizie delle famiglie a cui furono strappati: cercano disperati di riprendersi la vita degli affetti rubata loro dal sistema.Gli “orfani di Stato” della Germania orientale sono una storia dolorosa che riemerge. Come le tante pagine atroci dell'”Impero del Male” sovietico. Macchie bianche del passato, cui tocca al presente dare colore e volto. Ferite aperte di cui parlare.
Migliaia e migliaia di bambini, nel “Primo Stato socialista fondato sul suolo tedesco”, finirono affidati alle autorità per la cura degli orfani. Ma orfani non erano. I loro genitori erano caduti in disgrazia. Per contatti con l’opposizione, perché arrestati dalla Stasi, la famigerata polizia segreta, in base a una banale delazione. O perché qualcuno sospettava che preparassero una fuga nel mondo libero.
“A volte, quando viaggio nel metrò a Berlino, se vedo altri passeggeri che un po’ mi somigliano, penso che forse sono miei parenti”, dice triste Kati Bauer. Del suo passato, della sua famiglia vera, restano solo indizi vaghi dattiloscritti su un foglio formato A4 quando, in fasce a due mesi, fu portata alla Colonia socialista per bambini di Berlino-Koenigsheide intitolata al pedagogo sovietico A. S. Makarenko. “Cinque fratelli o sorelle; genitori Jutta Przybylski e Kurt Schadewitz”. Non una parola di più. Kati non sa nemmeno se i cinque siano fratelli o sorelle, ignora chi siano e dove siano oggi.
Dalla riunificazione sono passati quasi 18 anni. Gli orfani di Stato della Ddr sono adulti: alcuni giovani, come Kati Bauer, 27 anni, altri già in età di pensione. Adesso tentano di costituirsi in movimento: vogliono la verità, vogliono riprendersi una vita strappata. Hanno anche un sito internet, www.ehemaligekoenigsheider.com. Si cercano online, si scambiano e-mail sui computer e sms sui cellulari.
La colonia Makarenko fu fondata nei primi anni di vita della Ddr, nella verde zona di Koenigsheide a Berlino Est. Sette edifici in stile neoclassico-prussiano, oggi in abbandono. Era l’orfanotrofio-modello del socialismo alla tedesca, il più grande nel paese: una splendida mensa, strutture speciali per i neonati, un ospedale pediatrico, persino un piccolo zoo. Poi il viale per le parate con le bandiere rosse al vento. “Volevano farci crescere come perfette personalità socialiste”, dice alla Bild Yvonne Hinneburg.
La politica delle Zwangsadoptionen, le adozioni forzate, non fu mai scritta ufficialmente nero su bianco. Ma fu una priorità strategica della Ddr. Specie dopo l’agosto 1961, quando il regime reagì alla fuga in massa costruendo il Muro di Berlino. Un sequestro di migliaia di bambini. La massima responsabile fu Margot Honecker. “Miss Comitato centrale”, l’allora giovane e bellissima moglie di quell’Erich Honecker cui il primo dittatore postbellico dell’Est tedesco, Walter Ulbricht, aveva affidato la costruzione del Muro.
Passarono gli anni, Erich e Margot fecero carriera. Lui ereditò da Ulbricht la guida del Partito-Stato, lei divenne ministro e potentissima esponente del vertice. Come Elena Ceausescu a Bucarest o Jiang Qing, moglie di Mao Zedong, in Cina.
E’ difficile, per gli ex orfani di Stato, ricercare l’infanzia perduta. Molti documenti – atto di nascita, paternità e maternità – furono distrutti dal regime. A chi poi venne adottato fu cambiato d’ufficio il nome di battesimo, non solo il cognome. I pochi dossier personali sui bambini rapiti che la Stasi, dopo la caduta del Muro, non riuscì a distruggere, non sono ancora pubblici.
Bernd Hechler, oggi sessantenne, fu portato all’orfanotrofio a dieci anni. Vi restò fino alla licenza liceale.”Conobbi molti bambini che raccontavano in segreto dell’arresto dei loro genitori”. Infanzia e adolescenza nel terrore, nell’obbligo del silenzio: ricordi e affetti tenuti nascosti nel cuore. Agli orfani bianchi della Ddr nessuno potrà restituire un’esistenza. Margot Honecker che ideò la loro deportazione a Koenigsheide vive ancora tranquilla a Santiago del Cile, nella villa che il Partito comunista locale regalò a lei e a suo marito.
Il mese scorso ha narrato da vedova devota di tenere ancora con sé l’urna con le ceneri di Erich. La Germania unita ha rinunciato a processare la compagna Margot e le paga una generosa pubblica pensione. Dittatore del Muro o no, il marito di cui lei è rimasta vedova, era pur sempre capo di Stato.