Uno sguardo diverso sulla conquista ispanica delle Americhe
di Rino Cammilleri
Montezuma, imperatore degli aztechi, dominava su 371 popoli che servivano più che altro da carne per sacrifici. Huitzilopochtli, dio del sole e della guerra, abbisognava di continui squartamenti umani per non spegnersi.
La sorella di Montezuma, principessa Papantzin, una notte fece un sogno tremendo, tale da mandarla in coma. Stavano addirittura per seppellirla quando misteriosamente si riebbe e raccontò di aver sognato il ritorno di Quetzacoatl, Da oriente, dal mare, su case dalle grandi ali bianche. Era vestito di nero, con la barba e la pelle bianca.
Il francescano Bernardin de Sahagun, che conosceva la lingua nahuatl, tramandò anche la profezia che correva da sempre tra gli aztechi: Quetzacoatl sarebbe tornato nell’anno Ce Acatl, traducibile come 1-Canna.
Ma chi era Quetzacoatl? Il dio gemello di Tezcatlipoca, dio della notte e suo rivale. Quetzacoatl («serpente piumato») aveva predicato la giustizia e la bontà, ma se ne era andato verso oriente perché la sua parola non era stata ascoltata. Il suo ritorno avrebbe segnato il suo trionfo e la fine dei sacrifici umani.
Ebbene, l’anno 1-Canna corrispondeva al 1519, tempo in cui sbarcò Hernan Cortés. Vestito di nero perché era venerdì santo. Quando Montezuma seppe dell’arrivo degli spagnoli e sentì la loro descrizione svenne.
L’anno azteco era diviso in 18 mesi di 20 giorni l’uno. Nel primo venivano sacrificati «molti bambini». Nel secondo si scuoiavano schiavi e prigionieri di guerra, i sacerdoti ne indossavano le pelli e danzavano. E così via. Ancora oggi ogni tanto gli archeologi trovano fosse comuni di questi carnai.
La Spagna è, a tutt’oggi, l’unica «nazione missionaria» della storia (già Colombo aveva con sé un padre mercedario fin dal primo viaggio). Il papa le aveva affidato il compito di evangelizzare il Nuovo Mondo, e così fece. Cominciando col vietare i sacrifici umani.
La storica Angela Pellicciari parla di questa nazione singolare ne Una storia unica. Da Saragozza a Guadalupe (Cantagalli, pagg. 150, euro 17).
La Spagna vanta un altro record: è stata l’unica nazione cristiana a liberarsi da sola del dominio musulmano. Nel Nuovo Mondo gli spagnoli non trovarono affatto il «buon selvaggio», con buona pace dei padri sinodali. Anzi, negli imperi azteco e inca, tutt’altro che tribali («grandi città, un complesso sistema viario, acquedotti, profonde conoscenze astronomiche e matematiche…»), vigeva un totalitarismo di tipo quasi sovietico, come notò Igor Safarevic nel suo fondamentale Il socialismo come fenomeno storico mondiale.
Era la religione di queste civiltà a far problema. Lo stesso Colombo, nel primissimo impatto coi nativi, ebbe subito una richiesta di alleanza: gli Arahucani chiedevano aiuto contro i Caribi, che erano cannibali.
L’evangelizzazione degli indios ebbe una sconcertante conferma soprannaturale nel 1531, quando la Madonna in persona si presentò all’azteco battezzato Juan Diego e benedisse l’opera degli spagnoli chiedendo una cappella a lei dedicata in Tenochtitlan, ormai Città del Messico. E fu Guadalupe, il santuario più frequentato del mondo.