Rodolfo Casadei
Lo ha ammesso l’assessore Majorino parlando dei profughi siriani sbarcati in Sicilia e arrivati a Milano. «Di fatto il governo, volente o nolente, confida che sia la manodopera criminale a portarli via dall’Italia».
E Bruxelles se ne lava le mani che la trattativa “stadio-mafia” pateticamente smentita dal prefetto di Roma e dal ministro degli Interni: nell’indifferenza generale, lunedì scorso sulle pagine milanesi di Repubblica l’assessore Pd alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino ha denunciato un accordo Stato-mafia di proporzioni gigantesche, relativo alla gestione delle migliaia di esseri umani che in queste settimane vengono raccolti dalle navi italiane al largo delle coste libiche e trasportati in Sicilia.
Da lì partono alla chetichella alla volta di Milano: solo di siriani ne sono arrivati 5.600 in sei mesi. Ma non si fermano, solo 8 hanno chiesto asilo: «È inutile che ci giriamo attorno: questi profughi, se non sono assistiti, fanno il loro viaggio grazie alle reti criminali. Di fatto il governo, volente o nolente, confida che la manodopera criminale porti via dall’Italia i siriani. Questa è l’esperienza che stiamo facendo in questi mesi».
Dunque, ricapitoliamo: c’è una Convenzione di Dublino, da poco rinnovata, in base alla quale l’Unione Europea se ne impippa dei profughi e prescrive che a provvedere all’accoglienza e all’integrazione dei potenziali titolari di protezione umanitaria sia il primo stato europeo dove essi approdano. Di fatto, scarica il problema sull’Italia e sugli altri paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo.
E c’è un paese, l’Italia, che si comporta come se avesse stretto un patto coi trafficanti di carne umana: con l’operazione Mare Nostrum va a raccogliere sotto costa i passeggeri delle barche dei clandestini, incrementando il giro d’affari e facilitando il lavoro degli scafisti libici; poi permette che sul suo territorio i nuovi arrivati siano gestiti da un secondo livello criminale, che opera tranquillamente in quanto permette al nostro paese di aggirare l’iniqua Convenzione di Dublino.
Questa è l’Europa che il 25 maggio chiederà ai cittadini di 28 paesi di andare a votare il nuovo parlamento europeo e di riaffermare l’egemonia dei “valori europei”. Detti valori includono, a quanto pare, il cinismo e il tirare a fregarsi fra paesi membri in materia di rifugiati, programmi di austerità in base ai quali centinaia di milioni di persone dovranno lavorare per decenni (o sopravvivere da disoccupati) per ripagare i debiti, l’esproprio delle politiche economiche nazionali che vengono interamente decise a Bruxelles e Francoforte, il lavaggio del cervello nelle scuole per imporre ai ragazzi l’ideologia Lgbt, l’introduzione di reati d’opinione per chi dissente dalla teoria di genere, il potere illimitato delle varie magistrature (le giudicanti e le costituzionali, le nazionali e le europee) che possono perseguitare un politico inviso all’establishment (il caso Berlusconi), annientare leggi votate dai parlamenti e sottoposte a referendum (fecondazione eterologa), arrestare un politico alla vigilia delle elezioni per condizionare il risultato (il caso Gerry Adams nell’Irlanda del Nord).
Tutto il potere alle lobby finanziarie, ai magistrati, alle burocrazie di Bruxelles e all’establishment tedesco. Unico modo di sottrarsi: accordi Stato-mafia. È questo il modello europeo che merita di essere esportato a Kiev e a Mosca?