di Magdi Allam
È desolante e preoccupante l’immagine dei musulmani che hanno dato vita a un fronte internazionale unitario per attaccare il Papa e esigere delle scuse pubbliche. Da Bin Laden ai Fratelli Musulmani, dal Pakistan alla Turchia, da Al Jazeera a Al Arabiya, si è riesumata quell’alleanza trasversale e universale già emersa in occasione della vicenda delle vignette su Maometto. E che attesta, in modo inequivoco, che la radice del male è una cieca ideologia dell’odio imperante tra i musulmani che violenta la fede e ottenebra la mente.
Le considerazioni riferite dal Papa, citando l’imperatore bizantino Manuele II Paleologo, sulla diffusione dell’islam tramite la spada, sia da parte di Maometto all’interno della Penisola Arabica sia da parte dei suoi successori nel resto del mondo (con talune eccezioni), sono un fatto storico incontrovertibile. Lo attesta lo stesso Corano e la realtà del passaggio all’islam dell’insieme dell’impero bizantino a est e a sud del Mediterraneo, più la successiva espansione a nord in Europa e a est in Asia.
Negare la realtà storica è semplicemente folle e non può che generare follia. Ricordo che uno dei più insigni islamologi contemporanei, l’egiziano Mohammad Said El Eshmawi, mi disse nella metà degli anni Novanta che lui non condivideva affatto la conquista militare attuata dalle tribù arabe dei Paesi cristiani del Mediterraneo e che avrebbe preferito che l’islam si fosse diffuso pacificamente così come avvenne nel sud-est asiatico.
Ebbene il Papa viene messo alla gogna e minacciato per aver detto ciò che ogni musulmano onesto e raziocinante dovrebbe accettare: la realtà storica. La lezione da trarre è che l’Occidente e la cristianità la smettano di considerarsi la causa di tutto ciò che succede, nel bene e nel male, in seno all’islam e nel resto del mondo.
L’ideologia dell’odio è una realtà ancestrale che esiste in seno all’islam sin dai suoi esordi, per il rifiuto di riconoscere e di rispettare la pluralità delle comunità religiose che sono fisiologiche data la soggettività del rapporto tra il fedele e Dio e l’assenza di un unico referente spirituale che incarna l’assolutezza dei dogmi della fede.
Ed è una realtà che, a partire dalla sconfitta degli eserciti arabi nella guerra del 5 giugno 1967, ha registrato un’inarrestabile impennata parallelamente alla crescita del potere degli estremisti islamici dall’Iran all’Indonesia. Fino a sfociare nella deriva del terrorismo islamico globalizzato, che ha trasformato l’Occidente stesso in una «fabbrica di kamikaze».
Questa è la tragica realtà dell’ideologia dell’odio che riesce a coagulare il consenso tra tutti i musulmani obnubilati dall’antiamericanesimo, dall’antioccidentalismo e dall’ostilità pregiudiziale al diritto di Israele all’esistenza. I pretesti che possono scatenare la loro furia mutano, dall’occupazione israeliana alla guerra americana, dalle vignette su Maometto alle dichiarazioni del Papa.
Ma il problema è tutt’interno a un islam trasformato dagli estremisti da una fede in Dio in un’ideologia tesa a imporre un potere teocratico e totalitario su tutti coloro che non sono a loro immagine e somiglianza. E mi spaventa constatare che anche i cosiddetti musulmani moderati hanno rinunciato al senno della ragione e si siano allineati alla “guerra santa” di cui loro saranno le principali vittime