International Family News 19 Ottobre 2022
A Pietrasanta una mostra sul fine-vita con gli scatti del maestro Marco Grassi risveglia dal torpore del conformismo eutanasico
di Andrea Bartelloni
«Con queste mie immagini voglio mostrare che c’è modo e modo di finire la propria vita, e che se si riesce a far vivere alle persone gli ultimi momenti della propria vita in serenità e senza solitudine, si ottiene un grande risultato. Divulgare questo messaggio è importantissimo. Sapere che si può essere accompagnati per avere un finale dignitoso della propria vita è decisivo. Ma servizi così in alcuni luoghi d’Italia sono carenti». A dirlo ad «iFamNews» è il fotografo Marco Grassi, livornese, figlio di un padre di cui ha avuto benemeritamente cura l’Associazione Cure Palliative di Livorno, e le immagini di cui parla sono scatti suoi, in bianco e nero, che descrivono la vita, le emozioni e l’amore vissuto all’interno dell’hospice del nosocomio della cittadina toscana.
Adesso sono in mostra a Pietrasanta di Lucca, nella Sala del San Leone, a partire dal 22 ottobre e fino al 13 novembre. 32 foto per riflettere sul fine vita e su chi accompagna con serenità e con amore i malati terminali nell’ultimo viaggio. Le immagini, frutto di tre mesi di scatti nel suddetto reparto livornese, sono state originariamente esposte al Congresso delle cure palliative di Rimini, nel novembre 2019, riscuotendo un successo enorme.
Il primario di questo reparto è la dott.ssa Costanza Galli, una suora. Sì, il fine vita è un tema che divide, che appassiona e che coinvolge tutti, nessuno escluso. Ma chi ha accompagnato i momenti finali della vita di una persona cara sa che si tratta di un argomento decisivo.
Il contatto con questa realtà, l’umanità del personale e le attenzioni ricevute dal padre morente hanno spinto Grassi a ideare il progetto «Consapevolezza». Le foto che mette in mostra dettagliano il lavoro quotidiano in corsia.
La forza di questi momenti di vita, sì, di vita!, colpiscono e sono più importanti delle parole.
La malattia terminale, la sofferenza e la mancanza di speranza di guarigione sono situazioni delicate che necessitano dell’aiuto di persone preparate e sensibili, in grado di operare dove trovino ambienti accoglienti. E gli hospice, istituiti in Italia con Decreto ministeriale nel 1999, sono deputati proprio all’accoglienze dei malati terminali. Ora, quel decreto prevede l’assistenza domiciliare al malato e alla sua famiglia, ma quando questa non sia più praticabile, subentra la necessità del ricovero nelle strutture adatte. In Italia sono 230. Forti di 2524 posti letto distribuiti prevalentemente nel Centro-Nord. Una realtà tutta da scoprire, anzi da riscoprire. E da valorizzare, perché la vita ha l’ultima parola, sempre, anche sulla morte. Grassi non ce lo ricorda: ce lo mostra. In mostra. Non perdetela.