Unione Cristiani Cattolici Razionalisti (UCCR) 23 Dicembre 2024
La storia dell’albero di Natale, un simbolo pagano? E’ una leggenda. In questa breve ricostruzione storica mostriamo che le prime fonti storiche sull’usanza di addobbare l’albero di Natale non sono pagane ma risalgono al Medioevo cristiano.
La redazione
Cosa c’entra mettere un albero addobbato in casa con la nascita di Cristo?
Assolutamente nulla, perciò è sicuramente un’usanza pagana! Probabilmente celtica, o forse germanica o rientra magari nei Saturnali romani.
Ma ne siamo così sicuri?
Il periodo di natale, si sa, scatena puntualmente miticisti e comparativisti religiosi che amano ridurre la tradizione cristiana a una scopiazzatura delle usanze pagana, lavorando molto di fantasia e citando praticamente mai fonti storiche autorevoli.
Il primo su tutti a essere ridotto a mito pagano è Gesù di Nazareth e la sua data di nascita, di questo ci siamo approfonditamente occupati nel nostro dossier.
Se nessuno ha ancora osato toccare il Presepe, l’albero di Natale come simbolo pagano è uno dei tanti miti di questo periodo.
L’Albero di Natale pagano, le tesi cristiane
Anche molti cristiani optano per dedicarsi soltanto al Presepe temendo che l’albero di Natale abbia origini pagane.
Ogni tanto qualche fonte cristiana sostiene che gli alberi di Natale sarebbero addirittura condannati dalla Bibbia, facendo riferimento a un passo del Libro di Geremia: «Così dice il Signore […], ciò che provoca la paura dei popoli è un nulla, non è che un legno tagliato nel bosco, opera delle mani di un intagliatore. Li abbelliscono di argento e di oro, li fissano con chiodi e con martelli, perché non traballino. Gli idoli sono come uno spauracchio» (10, 2-5)
Ma basta leggere il brano per capire che non si riferisce affatto all’allestimento natalizio dell’albero, il testo è una condanna degli idoli e al prendere del legname per modellare un idolo di legno e decorarlo con argento e oro per adorarlo.
Un’altra storia comunemente ripetuta sull’origine dell’albero di Natale ha per protagonista San Bonifacio (672 – 754 d.C.).
Racconta che il santo missionario avrebbe abbattuto una quercia dedicata ad Odino (divinità dell’antica religione nordica), un simbolo del suo potere sugli antichi dei. Si sarebbe poi accorto della presenza di un albero sempreverde cresciuto miracolosamente al suo posto.
Secondo la storia, San Bonifacio avrebbe quindi esclamato: «Questo piccolo albero, un giovane figlio della foresta, sarà il tuo albero sacro stasera. È il legno della pace. È il segno di una vita senza fine, perché le sue foglie sono sempre verdi. Guarda come punta verso l’alto, verso il cielo»
San Bonifacio avrebbe quindi “rubato” l’usanza dell’albero di Natale ai pagani che aveva convertito. Ma è falso.
Lo studioso Roger Pearse ha rintracciato l’origine della leggenda in un racconto poetico dello scrittore Henry van Dyke intitolato “The Oak of Geismar” (1891). Una fiaba di successo, tanto che ripubblicata nel 1897.
In ogni caso, il presunto albero abbattuto da Bonifacio era una quercia (non un abete) e in alcun modo legato al solstizio d’inverno o al periodo natalizio.
L’Albero di Natale pagano, le tesi anticristiane
I miticisti anticristiani, per Natale decorano soltanto l’albero sicuri di non infettare le abitazioni con pericolosi simboli cristiani. Non si preoccupano minimamente di fare riferimento a delle fonti che la attestino come usanza pagana.
Semplicemente informano che sarebbero stati i pagani ad addobbare gli alberi a metà inverno, nonostante il fatto nessuna fonte pagana faccia mai alcun riferimento a qualcosa del genere. È un’affermazione che ha preso forza per pura costante ripetizione. L’onere della prova spetta a chi sostiene il contrario.
Una delle tesi più sostenute è quella di un albero di pino decorato e portato al Tempio della Magna Mater, peccato che avveniva all’interno della cerimonia chiamata “Arbor intrat” il 22 marzo. Nessun collegamento con dicembre o con la festività natalizia.
La storia dell’albero di Natale, le fonti storiche
Un interessante studio sull’origine dell’albero di Natale è stato realizzato da David Bertaina, specializzato nello sviluppo storico del Natale e docente di Storia religiosa del Medio Oriente tardoantico e medievale all’University of Illinois.
L’opera si chiama “Trees and Decorations” (1). E’ un’indagine storica seria realizzata da un professionista della materia, non un miticista qualunque.
Come riporta Bertaina, le fonti più antiche che si riferiscono all’albero di Natale risalgono ai regolamenti forestali delle città renane di Sundhoffen e Bergheim, attorno al 1300.
Questi regolamenti limitavano l’abbattimento di abeti o la raccolta di rami nel periodo natalizio (2). Le stesse leggi vennero emanate nel 1400 anche per la regione dell’alto Reno e alcune di queste fanno riferimento specificamente all’utilizzo degli alberi natalizi come pali decorati.
Nel XVI secolo vi sono invece descrizioni di alberi (o pali) addobbati eretti nelle piazze pubbliche di alcune città o all’interno delle sale comunali. In Germania, ad esempio, nella città di Gengenbach, una busta paga del 1576 menziona che il guardaboschi cittadino portò un «albero di Natale nelle sale del consiglio».
Nel 1605 si riferisce di alberi decorati con cavalli di cartone, mele, ostie, fiocchi di metallo sagomati e zucchero nella città di Strasburgo mentre nel 1611 sembra essere stata la duchessa Dorothea Sibylle di Slesia la prima a decorare l’albero di Natale con delle candele.
Dalla metà del 1600 la pratica di addobbare gli alberi a Natale entrò nelle abitazioni private, tanto da spingere il predicatore protestante di Francoforte, Johann Konrad Dannhauer a criticare, non senza ragione, quest’usanza come “sciocchezza”, descrivendoli come «decorati con bambole e zucchero».
Gli alberi di Natale divennero onnipresenti a livello internazionale dopo il 1800, quando la regina Vittoria portò questa usanza cristiana tedesca e nordeuropea in tutto il mondo anglosassone.
Addobbare l’albero, usanza nata nel Medioevo
Quelle appena sintetizzate sono le più antiche fonti storiche sull’albero di Natale.
Se esse indicano la nascita in epoca medievale, nessuna di esse spiega come nacque esattamente l’usanza di addobbare un abete durante il periodo natalizio.
Un’ipotesi tra le più valide, secondo lo specialista e storico Bertaina, vede l’origine nel dramma liturgico medievale eseguito alla vigilia di Natale e intitolato Le jeu d’Adam, in cui compare un “albero del paradiso” come elemento centrale della scena, solitamente un abete decorato con mele.
E’ un’ipotesi credibile che coincide con le fonti storiche, le quali indicano i primi chiari riferimenti all’inizio dell’epoca moderna.
L’albero di Natale, simbologia cristiana
Tutto questo dimostra che l’albero di Natale non è un simbolo pagano.
D’altra parte tutte le affermazioni di antiche origini precristiane sono fantasiose e prive di documentazione.
Il fatto che addobbare l’albero sia oggi così scontato fa presumere che si tratti di una tradizione antichissima e quindi debba avere radici “pagane”. Ma semplicemente non ci sono prove che sia davvero così. Anzi, le prove indicano altro.
Recentemente sull’albero di Natale è intervenuto anche Michele Cassese, docente di Storia moderna all’Università di Trieste.
Nel suo articolo lo storico italiano ha spiegato a sua volta che l’albero di Natale non è pagano, ma è «presente fin dai primi secoli del cristianesimo» e, come abbiamo anche noi documentato, fu valorizzato soprattutto dal Nord Europa e dalla tradizione cristiana protestante.
L’albero decorato può essere visto, secondo Cassese, come «simbolo di Cristo Luce del mondo».
Secondo le fonti storiche, l’albero di Natale non è pagano, non è un simbolo pagano ma deriva da un’usanza cristiana medievale.
La sua presenza nelle case e nei luoghi cristiani è coerente con la sua storia e la sua origine cristiana.
Si presti però attenzione al fatto che non sostituisca il Presepe, simbolo di una testimonianza più diretta del senso vero della festività natalizia.
Note
1) in T. Larsen, The Oxford Handbook of Christmas 2020 pp. 265-276
2) L. Lukacs, Der Christbaum in den oberrheinischen Städten des, Acta Ethnographica Hungarica 2014, pp. 337-349
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