Una delle grandi ironie degli ultimi decenni è vedere come Londra, la capitale della nazione che aveva respinto tanti sogni europei, si è trasformata nella più grande metropoli europea. La gente vi affluisce da tutta Europa proprio perché Londra offre la libertà di inseguire i propri sogni. Questi sogni sono spesso di natura materialistica, e talvolta forse sordida, ma tutti insieme formano qualcosa che, in mancanza di un termine migliore, potrebbe essere definita l’ anima europea.
di Ian Buruma
Traduzione di Rita Baldassarre
Prendendo la parola in una recente conferenza, intitolata «Un’ anima per l’ Europa», il regista tedesco Wim Wenders ha ribadito questo concetto, esprimendo i suoi timori sul vuoto spirituale che si percepisce proprio là dove dovrebbe battere il cuore dell’ Europa. Per un cineasta come lui, ovviamente, lo spirito è fatto di celluloide e l’ anima europea palpita nei film di Pedro Almodóvar, Federico Fellini e Andrej Wajda. Tuttavia, per citare una frase tratta da uno dei suoi film, «l’ America ha colonizzato la nostra anima». Ahimè! Vale a dire, gli europei sono totalmente asserviti a Hollywood.
Quest’ idea di un’ anima nazionale, o continentale, è una nozione che risale al Romanticismo. Per i patrioti tedeschi del 1800 significava uno spirito nazionale, espresso in poesia e filosofia, che si ergeva a contrastare il razionalismo francese. Per i conservatori tra le due guerre mondiali, e per molti europei della generazione di Wim Wenders, significava la liberazione dal materialismo americano.
Negli Usa si pensa solo ai soldi, mentre in Europa, secondo Wenders, «non si pensa solo ai mercati, ma anche ai valori e alla cultura». Anzi, per Wenders l’ Europa è addirittura qualcosa di «sacro». Nella sua opinione, per trovare un’ alternativa al Sogno Americano, gli europei, specie il cinema europeo, dovrebbero creare un Sacro Sogno Europeo. (…) Il problema dell’ anima è che si tratta di un concetto troppo vago per essere utile. (…)
Per i credenti, l’ anima è qualcosa di molto più tangibile. Il defunto Papa Giovanni Paolo II desiderava che nella costituzione europea fossero menzionate le radici cristiane. Il retaggio giudeo-cristiano, come pure la cultura greco-romana, formano infatti parte di una comune storia europea. Ma oggi che la stragrande maggioranza degli europei vanta con orgoglio il laicismo dello Stato, e che i credenti europei sono spesso o musulmani, o immigrati dalle ex colonie europee, una definizione religiosa dell’ anima europea sarebbe al contempo sbagliata e menzognera.
Eppure persino gli europei più laici, che non metterebbero mai piedi in una chiesa o in una sinagoga, spesso si oppongono all’ ingresso della Turchia nell’ Unione europea, non solo per i problemi riguardanti i diritti umani, ma proprio perché la Turchia non è un Paese cristiano. Pochi sono disposti ad ammetterlo apertamente, per timore di sembrare prevenuti. Preferiscono allora parlare dell’ Illuminismo come qualcosa che tiene insieme l’ Europa. Ma la tesi che siano i «valori dell’ Illuminismo» a definire l’ anima dell’ Europa appare piuttosto bizzarra, dato che i valori della libertà d’ espressione e della ricerca scientifica sono condivisi dai popoli di tutto il mondo.
Noi non ammiriamo l’ Illuminismo per motivi di spirito nazionale, ma al contrario, per la sua portata universale. Pertanto il cinquantesimo compleanno dell’ Europa dovrebbe essere l’ occasione per sgonfiare tutta questa retorica. La cooperazione europea iniziò come un progetto economico pratico, non spirituale, e così dovrebbe restare. L’ Illuminismo ci ha insegnato che il proprio tornaconto, se illuminato, spesso produce i migliori risultati. L’ aspetto più rilevante dell’ Ue è la mobilità dei suoi cittadini, il modo in cui gli europei possono vivere e lavorare ovunque in Europa.
Non possiamo che augurarci che vi siano più operai edili polacchi a Parigi, più architetti inglesi a Berlino e imprenditori francesi a Londra. Una delle grandi ironie degli ultimi decenni è vedere come Londra, la capitale della nazione che aveva respinto tanti sogni europei, si è trasformata nella più grande metropoli europea. La gente vi affluisce da tutta Europa proprio perché Londra offre la libertà di inseguire i propri sogni. Questi sogni sono spesso di natura materialistica, e talvolta forse sordida, ma tutti insieme formano qualcosa che, in mancanza di un termine migliore, potrebbe essere definita l’ anima europea.