L’anno di Leone XIII. "Humanum Genus"

Leone XIII_massonmartedì 28 settembre 2010

Una grande enciclica contro la massoneria

di Massimo Introvigne

Già in una serie di note precedenti abbiamo cercato di prendere sul serio l’invito di Benedetto XVI a ricordare nel 2010 “l’anno di Leone XIII” (1810-1903), di cui ricorre il bicentenario della nascita, rileggendo i suoi testi fondamentali.

Nell’elenco delle sue nove encicliche fondamentali (ne scrisse ben 86) proposto dallo stesso Leone XIII nell’enciclica Pervenuti all’anno vigesimoquinto del 1902 figura la Humanum Genus, a tutt’oggi il più ampio testo del Magistero cattolico sulla massoneria.

La Chiesa Cattolica ha pubblicato, dal 1738 al 1983, ben 586 documenti di condanna della massoneria. Il più recente a oggi – la Dichiarazione sulla massoneria della Congregazione per la Dottrina della Fede, del 26 novembre 1983, che detta norme tuttora vigenti – è stato completato, il 23 febbraio 1985, da Riflessioni a un anno dalla dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicate su L’Osservatore Romano, che costituiscono di fatto la «motivazione» della «sentenza» contenuta nella Dichiarazione.

Le Riflessioni si collegano in esplicito all’enciclica Humanum genus di Leone XIII, del 20 aprile 1884, pur aggiungendo spunti ulteriori derivati dall’ulteriore approfondimento dello studio della massoneria e dai diversi atteggiamenti che essa ha assunto in alcuni Paesi nel secolo XX. La Humanum genus resta comunque un punto di riferimento fondamentale e imprescindibile per chiunque voglia conoscere e comprendere la posizione del Magistero in tema di massoneria.

1. Le due città

II testo di Leone XIII muove dalla dottrina delle due città, esposta da sant’Agostino (354-430) nel De civitate Dei. «Il genere umano – così inizia l’enciclica – si è diviso in due campi opposti, dei quali uno combatte senza posa in difesa della verità e della virtù, l’altro per quanto è contrario alla virtù e alla verità»: «il regno di Dio sulla terra, ossia la vera Chiesa» e «il regno di Satana». Il Pontefice si richiama esplicitamente al testo di sant’Agostino: «Due amori hanno generato due città, quella terrena, l’amore di sé fino al disprezzo di Dio; quella celeste, l’amore di Dio fino al disprezzo di sé» (De civitate Dei, libro XIV, cap. 17).

La dottrina agostiniana delle due città diventa chiave d’interpretazione storica: «in tutto il corso dei secoli, l’una [delle città] ha lottato contro l’altra». Ai giorni nostri, le forze anticristiane «sembrano cospirare con grande veemenza e tutte insieme mirare a uno sforzo comune, per istigazione e con l’aiuto di quell’associazione largamente diffusa e saldamente costituita, detta massoneria». La massoneria è così presentata come una sorta di centro di coordinamento e di elemento propulsore delle forze che si oppongono al cristianesimo.

Non appena la massoneria, nella sua forma moderna, si presentò e fu conosciuta, i Pontefici – ricorda Leone XIII – intervennero. La massoneria moderna nasce nel 1717. Pochi anni dopo, nel 1738, interviene la condanna della Chiesa con la costituzione In Eminenti di Clemente XII (1652-1740), reiterata nel suo contenuto da tutti i Papi fino allo stesso Leone XIII; e la Chiesa «proibì a tutti tassativamente d’iscriversi a tale associazione».

«Il corso degli avvenimenti» ha comprovato le ragioni della condanna pronunciata dai Pontefici. La massoneria è diventata potentissima, tanto che «per il futuro si deve grandemente temere non per la Chiesa che è posta su fondamenta troppo salde perché possa essere abbattuta da forze umane, ma per gli Stati», i quali rischiano di essere conquistati dall’azione massonica e deviati nei loro fini istituzionali di tutela del bene comune.

Leone XIII ricorda nel 1884 di avere già trattato alcuni principi dottrinali «sui quali sembrava che la perversità delle opinioni massoniche avesse avuto la maggiore influenza»: gli errori dei socialisti e comunisti, alla cui diffusione la massoneria non è stata estranea, nella Quod apostolici muneris, il matrimonio e la famiglia nella Arcanum Divinae Sapientiae, l’essenza del potere politico nella Diuturnum.  In questa enciclica Humanum genus il Pontefice intende mettere a fuoco direttamente la massoneria nella sua organizzazione, nella dottrina e nelle principali modalità di azione.

2. La massoneria: principi e azione

L’elemento fondamentale dell’organizzazione massonica, nota Leone XIII, è il segreto: segreto sulle gerarchie supreme, segreto su molte decisioni prese, segreto perfino sullo scopo ultimo della massoneria. «A questo – afferma il Pontefice – mira la distinzione stabilita di ordini e di gradi e la severità disciplinare». La divisione dei massoni nei vari «gradi» e la struttura dell’organizzazione, che fa sì che gli adepti di un grado inferiore ignorino i capi e le decisioni del grado superiore, comportano la pratica continua della simulazione da parte dei dirigenti e dell’ubbidienza cieca a decisioni di cui non conoscono i motivi da parte degli adepti. Molti degli affiliati dei gradi più bassi non si rendono neppure ben conto degli scopi ultimi della massoneria.

Già questo tipo di organizzazione di per sé è «radicalmente contrario alla giustizia e alla morale naturale». Anche se gli scopi e la dottrina fossero accettabili, il tipo di segreto imposto dalla massoneria non può essere accettato. Vale la pena di notare, a questo proposito, che i Pontefici, se pure hanno ammesso e incoraggiato in circostanze del tutto particolari organizzazioni clandestine – per esempio, durante la Rivoluzione francese –, non hanno mai favorito «massonerie bianche» o associazioni che operassero in un regime di segreto – non solo esterno ma interno a coloro che ne fanno parte, non solo sulla struttura ma sugli scopi – simile a quello massonico.

Dal punto di vista dottrinale l’elemento centrale del pensiero massonico è il naturalismo, dottrina secondo cui occorre seguire «la natura e la ragione umana […] maestre e sovrane», senza accettare nessun mistero, nessun dogma, nessuna autorità che trascenda la natura o non sia suscettibile di essere esaurito dalla ragione. Di qui, in particolare, la negazione della Rivelazione e l’accanimento tutto particolare contro la Chiesa Cattolica la cui dottrina, proprio in quanto va oltre la natura e la ragione, è bollata come «superstizione».

A questo punto dell’enciclica Leone XIII ritiene opportuno ripetere che la condanna si rivolge contro l’organizzazione e non contro i singoli, che possono talora ignorare gli scopi ultimi e la dottrina massonica ed essere in buona fede, «sebbene non privi di colpa per essersi immischiati in associazioni di questo genere». L’enciclica mira, fra i suoi scopi, proprio ad aprire gli occhi a questi adepti ingenui, che s’iscrivono alla massoneria – oggi come ai tempi di Leone XIII – perché, dicono, serve per fare carriera o perché confidano che i massoni si aiutino fra loro, senza preoccuparsi di quali siano gli scopi ultimi e le caratteristiche dottrinali dell’organizzazione massonica.

Una volta che gli adepti più o meno male informati conoscano le condanne della Chiesa, nota Leone XIII, sono però obbligati in coscienza a ritirarsi dalla massoneria. Questa – va notato, a fronte d’informazioni talora inesatte che talora la stessa massoneria fa circolare – è tuttora la posizione della Chiesa.

La citata Dichiarazione sulla massoneria della Congregazione per la Dottrina della Fede, del 1983, firmata dal suo prefetto di allora cardinale Joseph Ratzinger ma sottoscritta anche dal Papa, il venerabile Giovanni Paolo II, così che dev’essere considerata magistero vincolante per tutti i fedeli ribadisce che, benché il nuovo Codice di diritto canonico del 1983 non parli più di «scomunica» per i massoni, a causa di un mero «criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie», in realtà «rimane […] immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita.

I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione» (Congregazione per la Dottrina della Fede 1983). Secondo lo stesso documento, eventuali «deroghe» da parte di sacerdoti e anche di vescovi non avrebbero alcun rilievo: «non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito» (ibid.), trattandosi di materia riservata alla sola Santa Sede.

Tornando alla Humanum genus, Leone XIII rileva come l’attacco della massoneria alla religione non sia tanto diretto, ma consista piuttosto – per riassumere il pensiero del Pontefice con un’espressione di Vladimir Ilič Lenin (1870-1924), che del resto la massoneria anticipa – nell’estirpare le radici sociali della fede.

«Si fa in modo – scrive Leone XIII – che nella società non abbia alcuna influenza né il magistero né l’autorità della Chiesa», con una totale separazione della Chiesa dallo Stato. Spesso si attacca anche direttamente la libertà della Chiesa, e le politiche favorite dalla massoneria contemplano ostilità alle istituzioni educative e assistenziali cattoliche, soppressione degli ordini religiosi, avversione alla Santa Sede.

È importante notare che la massoneria spesso non impone agli affiliati di rinnegare la fede cattolica, ma crea un clima di relativismo che convince gli adepti «che non vi sia alcuna differenza fra le varie forme religiose». Si tratta di un elemento fondamentale di quest’enciclica, ripreso nella dichiarazione del 1983 della Congregazione per la Dottrina della Fede e approfondito nel commento del 1985. La massoneria, contrariamente a un’opinione diffusa, non è condannata soltanto perché attacca la Chiesa né pertanto solo finché attacca la Chiesa.

Una massoneria in ipotesi non ostile alla Chiesa rimarrebbe condannata, perché il suo naturalismo induce gli adepti al relativismo, cioè a ritenere che la religione cattolica non sia la verità, ma semplicemente una delle forme possibili della verità, non superiore ad altre forme. Per questo l’obiezione secondo cui la massoneria non chiede di rinunciare alla fede cattolica, che molti fanno, era ai tempi di Leone XIII e rimane oggi destituita di qualunque valore. Chi entra nella massoneria a poco a poco scivola nel relativismo. Può anche mantenere l’apparenza esteriore della fede cattolica, ma perde a poco a poco la convinzione che la dottrina cattolica sia la verità.

In genere, continua Leone XIII, i massoni ammettono l’esistenza di Dio, e spesso anche l’immortalità dell’anima; ma non «con fermo assenso e stabile giudizio». La massoneria crede a un «grande Architetto dell’universo», ma professa un deismo che non ha «consistenza e certezza». È una religione filosofica, talmente vaga che spesso degrada nel panteismo, identificando un Dio di cui afferma di non sapere nulla con il mondo, o anche francamente nell’ateismo.

La questione di Dio, nota Leone XIII, costituisce la «causa principale di dissidio» tra i diversi gruppi massonici. Il Pontefice si riferisce ai dissidi, violenti a quel tempo e che determinano una separazione che continua ai nostri giorni, fra il Grande Oriente di Francia, che ammette gli atei, e le massonerie anglosassoni, che intendono tenere fermo l’originario deismo.

Dal naturalismo e dal relativismo in filosofia deriva quanto all’etica una morale «civile, indipendente e libera»: una morale della natura e della ragione che non dipende da alcuna idea religiosa e prescinde, in particolare, dalla nozione di peccato. Questa morale diventa, quindi, un semplice naturalismo, secondo cui l’uomo deve seguire quanto la natura gli detta.

Giacché l’elemento più appariscente della natura, dopo il peccato originale, è la concupiscenza, la massima secondo cui si deve seguire la natura diventa facilmente – per chi nega la presenza del peccato – un invito a seguire la concupiscenza. Leone XIII nota quindi come il naturalismo massonico di fatto favorisce un rilassamento dei costumi in tutti i settori, nonché la tolleranza per un’arte e una letteratura immorali, in particolare negli eccessi del cosiddetto «verismo».

Il naturalismo morale influenza pure l’insegnamento massonico sul matrimonio. Tolto il fondamento religioso, il matrimonio è un semplice contratto, posto «nelle mani delle autorità civili» e capace «di essere rescisso per volontà dei contraenti». Già ai tempi di Leone XIII, e tanto più nel secolo XX, l’impegno a favore del divorzio ha costituito una tipica battaglia massonica in molti Paesi.

Nell’educazione, per la massoneria «in materia di religione non si deve insegnare nulla come certo e determinato: cresciuto in età, ciascuno sia libero di scegliere quello che preferisce». Questo principio ideale massonico urta – e la massoneria lo sa – contro il fatto che in realtà nessuna famiglia religiosa si astiene dal proporre insegnamenti «certi e determinati» ai figli. Per evitare che la famiglia dia un’educazione «dogmatica», la massoneria pertanto insiste perché l’educazione sia concentrata il più possibile nelle mani dello Stato.

«Seguono poi le massime di scienza politica». L’ideale politico massonico si compendia nelle parole «libertà» e «uguaglianza», lette però in una chiave particolare: libertà di agire prescindendo da qualunque legge religiosa o morale; uguaglianza non solo di diritti e doveri, ma per quanto possibile di funzioni sociali, attenuando il più possibile il valore dell’autorità e la differenza fra governanti e governati.

Ne consegue, fra l’altro, la dottrina secondo cui l’autorità non è qualche cosa di naturale, e tantomeno deriva da Dio, ma esiste «per mandato o concessione del popolo». Infine – e naturalmente – «occorre che lo Stato sia ateo», cioè separato dalla religione da una sorta d’invalicabile Muraglia Cinese.

Soffermandosi a confutare queste teorie, Leone XIII mostra che tutti sono sì uguali ma per diritti e per doveri, non per uffici nella società; tutti sono liberi, ma non senza limiti, ed è l’orientamento al bene che definisce la libertà. La falsa concezione della libertà e dell’uguaglianza della massoneria – soggiunge il Pontefice – spiana la strada al comunismo e al socialismo che con la massoneria «hanno in comune i principi essenziali», sebbene spinti a conseguenze più estreme. In questo brano dell’enciclica Leone XIII confuta così un’altra delle obiezioni a favore della massoneria, secondo cui almeno l’organizzazione massonica si oppone al comunismo. In realtà dal punto di vista culturale la massoneria piuttosto favorisce il comunismo, perché pone una serie di principi che il comunismo non fa che portare alle estreme conseguenze.

Da ultimo, Leone XIII dedica qualche cenno alle modalità di azione della massoneria. La massoneria cerca anzitutto di conquistare i governanti e d’inserire uomini propri nei governi. Nel quadro di questa operazione, aizza i governanti contro il cattolicesimo, da cui li invita a liberarsi come da un’indebita tutela. Si tratta di un’evidente inganno perché, «liberati» dalla religione, i governanti passano sotto la tutela ben più aspra e dura della massoneria, che ne organizza la rovina quando non si comportino secondo i suoi desideri.

L’altra modalità principale di azione dell’organizzazione massonica è la propaganda popolare attraverso la scuola – su cui la massoneria ha sempre avuto una straordinaria influenza –, i libri, i giornali. Anche le classi popolari sono ingannate, in quanto spinte a «liberarsi» dalla Chiesa e dal potere politico, almeno quando questo è contrario alla massoneria. Ma nei nuovi regimi favoriti dalla massoneria la parte più povera della popolazione si ritrova «più oppressa di prima».

3. I rimedi: linee per un’azione antimassonica

L’ultima parte dell’enciclica è dedicata ai rimedi contro la crescente azione della massoneria. Il primo rimedio, «la prima cosa da fare, anzitutto, è mostrare il vero volto della massoneria, dopo averne strappato la maschera». La prima azione da svolgere nei confronti della massoneria è un’azione culturale: parlarne, metterne in luce la vera dottrina e i veri scopi, che spesso gli stessi massoni dei gradi più bassi non conoscono.

A chi crede che la massoneria sia un’organizzazione umanitaria, o un club più o meno innocuo con scopi di mutuo aiuto fra i soci, Leone XIII ripete: «Nessuno si lasci ingannare da una simulata onestà: infatti, a qualcuno potrà sembrare che i massoni non impongano nulla di apertamente contrario alla santità della religione o dei costumi; ma, essendo essenzialmente malvagio lo scopo e la natura della setta stessa, non può essere lecito né aggregarsi ai massoni né aiutarli in qualunque modo». Una norma, come abbiamo accennato, che la Chiesa ha ribadito con la Dichiarazione del 1983 e che è tuttora vigente.

Come secondo e più generale rimedio, «occorre trarre il popolo all’apprendimento diligente dei precetti della religione», e diffondere i principi di una «filosofia cristiana» che si opponga al naturalismo e al relativismo massonici. Molto utile sarà, a questo proposito, «l’aiuto di laici che uniscano l’amore della religione e della patria con la virtù e con il sapere». Il Papa raccomanda ai laici, fra l’altro, il Terz’Ordine Francescano – di cui egli stesso fa parte –, che può diffondere «la libertà, la fraternità, l’uguaglianza giuridica non quali assurdamente pensano i massoni, ma quali Gesù. Cristo procurò al genere umano e san Francesco [d’Assisi, 1182-1226] mise in pratica».

In terzo luogo, il Papa raccomanda il rilancio di un’«istituzione trascurata»: i collegi e corpi professionali. I lavoratori «devono essere invitati alle società oneste, affinché non siano trascinati a quelle malvagie». Per l’apostolato presso le classi povere, che deve mirare non soltanto a soccorrerle materialmente, ma anche a preservarle dall’influenza della stampa e della propaganda massonica, Leone XIII loda la Società di San Vincenzo de’ Paoli.

Quarto suggerimento: curare in modo tutto particolare «la gioventù, che è la speranza della società umana». «Non pensate che alcun provvedimento sarà tanto grande da non doverne prendere uno maggiore, affinché gli adolescenti siano tenuti lontani da quelle scuole e dai quei maestri, dai quali si tema l’alito pestifero delle sette». La preoccupazione per l’educazione deve diventare centrale, considerando la straordinaria influenza che la massoneria ha sulla scuola laica.

Ma a nulla, conclude Leone XIII, «varranno i mezzi umani se il celeste padrone della vigna non ci soccorrerà benignamente». «È quindi necessario che i buoni si uniscano in un’alleanza di azione e di preghiera», intensificando il ricorso alla Vergine, a san Michele, a san Giuseppe, ai «grandi apostoli Pietro e Paolo» affinché «Dio soccorra opportunamente e benignamente il genere umano minacciato da tanti pericoli». Anche la più «tecnica» delle encicliche di Leone XIII, tutta dedicata a un minuzioso studio della massoneria, ribadisce così il primato della preghiera e della vita spirituale

___________________________

Sullo stesso argomento:

Cattolici e massoneria: dialogo e “doppia appartenenza”

Lettera Apostolica In eminenti, di Papa Clemente Vescovo, servo dei servi di Dio

Dall’indagine dei vescovi tedeschi (1974-1980) al documento vaticano del 1983

Humanum genus” Lettera enciclica del Sommo Pontefice Leone XIII sulla massoneria

La massoneria nei documenti del Magistero della Chiesa cattolica

Dichiarazione sulla massoneria. Sacra congregatio pro doctrina fidei

La “Humanu Genus” una grande enciclica contro la massoneria