L’antifascismo spazzatura (2)

Da Il Sabato n.43

28 Ottobre 1989

A quasi mezzo secolo dalla caduta del regime, il ventennio resta un tabù. Chi ha ancora paura che si faccia piena luce su quel capitolo di storia?

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Bandini: che falsi

Quasi cinquant’anni di giornalismo e una ventina di titoli, perlopiù ricerche storiche sulle spalle. Esperto del Ventennio e specialmente della vicenda bellica, Franco Bandini sembra diffidente della polemica scatenatasi tra Renzo De Felice e Nicola Tranfaglia e i rispettivi schieramenti.

«Giocano col pallottoliere dei bambini. I fascisti, o presunti tali, cercano di dimostrare che “c’era del buono”. Gli antifascisti strepitano sulle solite vecchie corde di un Mussolini guerrafondaio fin dal tempo dell’Africa orientale e della Spagna.

Ma si tratta di storici i quali ignorano, o fanno finta di ignorare, che per i primi cinque mesi del conflitto spagnolo, per esempio, c’erano in quella terra soltanto 232 italiani più o meno volontari; quando a Madrid e Barcellona si contavano già migliaia di ufficiali sovietici, centinaia di carri armati e di aerei pure sovietici e soprattutto squadroni della Nkvd (lo spionaggio sovietico ndr) impegnati a far piazza pulita.

E’ il solito guaio: nella polemica vengono usati quei dati falsi che sembrano veri per il solo fatto di essere sempre ripetuti da una compatta schiera di persone, della cui buona fede è lecito dubitare».

Qual è, secondo lei, l’errore comune a fascisti e antifascisti?  

L’errore che si è sempre fatto, ed ancora si fa a questo proposito, è quello di considerare il fascismo come origine, fonte autonoma di quanto è successo in Italia dal 1922 in poi. E’ un errore grave, in primo luogo perché nasce dalla nostra pervicace presunzione di essere, in quanto italiani, sempre al centro di tutte le cose; e poi perché esso ci impedisce di andare a investigare quale fu il vero corso della storia europea in quegli anni, e quindi di identificare con chiarezza su quali ne furono i burattinai e quali i burattini.

Fummo quindi burattinai o burattini?

Questo è il punto dolente. Fummo burattini, sempre condizionati da potenti forze esterne, che con il fascismo ebbero un gioco ancora più facile che con le vecchie democrazie postunitarie fino al 1922: perchè il fascismo, fatto di uomini «nuovi», di piccola estrazione, incapaci – quasi tutti – di capire e misurare le realtà politiche, diplomatiche, tecnologiche ed industriali di un mondo in forte accelerazione e trasformazione, e da ultimo anche ingenui, fu in realtà un regime fragilissimo.

E Mussolini, come entra in questa prospettiva?

Come un pover’uomo che prese bidoni inauditi, anche maggiori – per fare un esempio – di quelli di Orlando e di Sonnino a Versailles. Credeva di essere un «animale politico», ma certo fu il primo a non rendersi conto delle vere quantità politiche in gioco. Io son dell’opinione, e lo vado dicendo da quarant’anni, che anche senza Mussolini e senza il fascismo saremmo egualmente usciti dal conflitto con le ossa rotte: pensarla diversamente significa ricommettere l’errore di presunzione di cui ho parlato.

Con Mussolini, c’è stata in fondo, ed a ben vedere, la sanzione definitiva di un fatto spiacevole ma non aggirabile: la posizione del tutto secondaria dell’Italia in quella che si è chiamato il «concerto europeo». Con Mussolini, in più cascammo anche peggio di quel che forse sarebbe stato possibile, perché questo strano uomo tentò, sullo scorcio della sua vita, di accodarsi al nuovo astro dell’Est (Stalin ndr).

Il che spiega l’«inspiegabile» 25 luglio, l’8 settembre, e spiega perché il poveraccio sia finito, quando non serviva più, con le spalle al muro di Giulino di Mezzegra. Ma questa è un’altra storia: se ne parlerà.

Insomma, lei contesta lo stesso ruolo di protagonista di Mussolini, sia nel bene che nel male. Vuole dire che i protagonisti veri erano ben altri e con ben altre forze?

Le nazioni prosperano o decadono in modo del tutto indipendente dall’azione di chi le guida più o meno bene.Le differenze sono minime e soltanto apparenti, poiché le cause delle fortune o disgrazie sono così profonde che occorrono decenni soltanto per arrivare a capirle (continua)

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