Tempi n.6 del 2 febbraio 2006
«Dire che l’anticristianesimo moderno non esiste è come negare la shoah». Intervista allo storico francese René Rémond
di Gianluca Arrigoni
In Francia va di moda “Il trattato di ateologia” di Michel Onfray. Crede che il Papa abbia voluto rispondere a questi rigurgiti anticristiani?
Non credo che Papa Benedetto conosca Onfray. Certamente la sua è una risposta a all’edonismo di chi è preoccupato solo della soddisfazione dei propri desideri, e un monito a chi critica il cristianesimo ritenendolo un ostacolo alla felicità personale. Nell’enciclica l’azione sociale viene infatti radicata nella missione propria e specifica della Chiesa: è il modo in cui viene testimoniato l’amore. è sempre salutare ribadire che nella sua ispirazione la carità cristiana si fonda su qualcosa di diverso dalla semplice filantropia o dalla solidarietà, perché l’apporto del cristianesimo non deve essere ridotto ad una specie di “fratellanza”, ma è una comunione con Dio.
Nel suo ultimo libro – “Le Nouvel anti-christianisme” – lei mette in guardia da un ritorno insistente nella nostra cultura delle tesi anticristiane.
Basta pensare alla discussione sull’eredità cristiana dell’Europa o all’affaire Buttiglione. Nel primo caso non si riesce veramente a capire su quali basi storiche possa fondarsi tale rifiuto. Ora, è vero che il cristianesimo non può rivendicare il monopolio sull’Europa, perché non tutti gli europei sono cristiani e perché c’è sempre stato un pluralismo di convinzioni, tuttavia tutto questo non giustifica la negazione di un fatto storico inconfutabile: la cultura e la religione cristiana hanno avuto un ruolo determinante nella costruzione dell’Europa. Coloro che non vogliono riconoscere questa realtà storica sono negazionisti, come quelli che negano la realtà della Shoah. è un insulto all’intelligenza.
Però quello insultato al Parlamento europeo è stato Buttiglione…
Da un punto di vista culturale le radici dell’ostilità al vostro ministro vanno ricercate nell’ondata di rivendicazioni che ha colpito il mondo occidentale dopo il 1968. Da allora la “morale” libertaria è diventata una componente importante nel panorama politico, specialmente per quella parte della sinistra che rivendica il diritto per ognuno di definire il bene e il male, e non accetta che tale definizione possa essere imposta da altri. Quello che mi colpisce molto – e che si respira anche nel libro di Onfray – è che ormai la morale è vissuta e intesa solo da un punto di vista edonistico. La morale è il desiderio. Questa idea fa riferimento a una certa filosofia della natura umana: la natura è buona e basta assecondarla. Quindi, tra le altre cose, si rimprovera al cristianesimo di voler reprimere la natura.
Rifiutata la Chiesa, cosa rimane?
Prendiamo ancora a prestito, come paradigma delle nostre critiche, l’opera di Onfray. Quello che trovo sorprendente è che nel libro non c’è altro criterio di valutazione se non la propria soddisfazione. Non c’è nessun altro obiettivo, nessuna generosità, nessuna partecipazione a un ideale comune. L’individualismo è regola assoluta, la natura umana è buona. Come spiegare allora l’esistenza del male?
E che l’uomo può nuocere ad altri uomini? Come si spiegano i massacri collettivi, le guerre, i regimi totalitari? Abbiamo dimenticato la lezione del passato? La storia impone l’evidenza del male. è facile rendersi conto che il male non viene solo dall’esterno ma che è in noi e che ogni uomo vi partecipa. è evidente quanto sia indispensabile far intervenire altri criteri che non siano la soddisfazione di un proprio desiderio, e quindi l’imposizione di regole, di un diritto, di una legislazione e anche di una morale. Con delle autorità che devono eventualmente reprimere chi vìola quelle regole.
A proposito di regole. Gli stessi che si lamentano di quelle cattoliche sono spesso gli stessi che non ne vorrebbero in campo scientifico. In particolare per quella scienza che oggi si occupa di riproduzione.
La conoscenza scientifica apre delle possibilità inimmaginabili. Occorre capire se tali possibilità siano positive in sé, solo per il fatto che si schiudono alle nostre scoperte, oppure se si debba lavorare entro certi limiti. Il pericolo è lo scientismo, cioè la scienza intesa come religione, assoluta, non sottomessa a nessuna giurisdizione o valutazione morale. Chi ha tendenza a sostenere una tale visione del mondo non può che essere in disaccordo con il cristianesimo e il suo modo di intendere la natura umana.
Per il cristianesimo la natura dell’uomo è ambivalente, e l’uomo è anche un peccatore. Si può considerare la storia di Adamo ed Eva e del peccato originale come un mito, che però simbolizza quello che è un enigma che non può essere ricusato. Chi osserva le società, lo storico, non può che prendere atto che il male esiste. Che c’è del male nella storia perché c’è del male nell’uomo. Non ci si può quindi limitare a seguire la propria natura, che come abbiamo visto alcuni considerano come buona per definizione.
La coscienza è al di sopra della natura e la coscienza deve giudicare e dire quali aspirazioni sono buone e legittime e quali invece devono essere limitate. è questo il fondo della discussione: l’idea che ci si fa dell’uomo e la volontà d’ignorare il male e il peccato. è una visione estremamente riduttiva e che non tiene conto né dell’ambivalenza dell’uomo né della presenza del male nella storia. Penso che sia questo il punto fondamentale di divergenza tra il cristianesimo e l’anticristianesimo.
Finora abbiamo parlato dell’anticristianesimo. Ma, in positivo, qual è per lei il contributo culturale e spirituale dei seguaci di Gesù?
Gli elementi che mi appaiono più evidenti sono la persona e l’universalità. Il riconoscimento dell’individuo è già presente nella filosofia greca, ma quell’idea viene santificata dal cristianesimo per il quale ogni uomo è una creatura di Dio. Per la rivelazione cristiana ogni uomo è stato salvato dal sacrificio di Cristo ed è chiamato a vivere della vita stessa di Dio. Quindi c’è quasi una “divinizzazione” della persona. Anzi, di ogni persona, perché il cristianesimo – sebbene non ignori le differenze tra gli individui e tra le diverse civiltà – ha una pretesa universale. Ha la pretesa di rendere ogni uomo membro di una comunità universale.
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Il cattolico successore di Furet
di Gianluca Arrigoni
Lo storico cattolico René Rémond, nato nel 1918, ha «contribuito a rinnovare la storia politica e partecipato a rinnovare la storia religiosa» francese, come recita la breve biografia pubblicata sul sito dell’Académie française, prestigiosa istituzione alla quale Rémond è stato eletto nel 1998 come successore di François Furet.
Anche per rispondere a chi critica spesso in modo ingiusto il cristianesimo, nel 1999 René Rémond ha scritto Les Grandes Inventions du christianisme, edito da Bayard, seguito nel 2000 e nel settembre del 2005 da Le Christianisme en accusation e da Le nouvel antichristianisme, entrambi editi da Desclée de Brouwer.
Rémond dal 1981 presiede anche la Fondazione nazionale di scienze politiche.