Che cos’è una cattedrale? Qual è il suo valore supremo? Elevare socialmente, culturalmente e spiritualmente l’uomo verso l’altro, verso il divino
di Marco Meschini
La casa di Dio La parola “cattedrale” deriva dal latino cathedra, che nel IV secolo d.C. designa la “cattedra” o “seggio” del vescovo. La “cattedrale” è dunque la chiesa che ospita la cattedra del vescovo, ne è la sede ufficiale, ed è pertanto anche il centro della diocesi ecclesiastica.
In questo senso la “cattedrale” si distingue dalla basilica: questa è infatti una tipologia architettonica – una chiesa “regale” (dal greco basilèus, “re”), con le sue navate e la “testa” sul fondo, ovvero l’abside -, mentre il termine “cattedrale” indica il rango ecclesiastico dell’edificio che solitamente, ma non necessariamente, è di tipo basilicale.
In italiano (e in tedesco) vi è poi un sinonimo “concorrente” della parola cattedrale, ovvero “duomo” (Dom), dal latino domus, “casa”, che in questa accezione indica la “casa di Dio”.
La casa del potere Nulla di scandaloso, dunque, se a questo punto definiamo la cattedrale come la “casa del potere”, ovviamente di natura divina ed ecclesiastica. Il potere di Dio è quello della Parola – cioè Cristo stesso – e dei sacramenti, che redimono e santificano l’uomo. Quello del vescovo è triplice: il ministero per impartire i sacramenti, l’insegnamento per predicare ed educare, e la giurisdizione, per governare il popolo cristiano.
Ne deriva anche un potere politico: come dimenticare che furono spesso i vescovi a garantire sicurezza e amministrazione al momento del crollo dell’Impero romano nel V secolo? E che furono sempre i vescovi a costituire parte strutturante della gestione comunale nel Medioevo e oltre? E perché altrimenti re Enrico II (1133-1189) avrebbe fatto uccidere l’arcivescovo di Canterbury Tommaso Becket (1118-1170), se non per provare a troncarne il potere, che non voleva piegarsi al suo volere? ;
E un potere economico: tra introiti per donazioni e pellegrinaggi, rendite, gestione e investimenti, i beni e le somme di danaro che gravitavano attorno alla cattedrale determinavano non poco l’economia di intere regioni. Non solo: la ricerca dei finanziamenti per la progettazione e l’esecuzione coinvolgeva tutta la comunità, dalle istituzioni ai singoli, dai poteri ecclesiastici a quelli laici, sino al popolo comune. Studi recenti hanno mostrato come le voci di finanziamento più importanti del duomo di Milano per l’anno 1400 (quasi l’85% del totale) erano costituite dalle offerte e micro-offerte del popolo. E così, si creava lavoro per diverse generazioni.
La casa dell’arte e della tecnica Circondata da così grande “attenzione”, una cattedrale tende a diventare naturalmente anche un capolavoro artistico. Lo studio degli “stili” maggiori – il romanico e il gotico, per essere sintetici – con le loro caratteristiche tecniche mostra chiaramente come i medievali fossero ormai padroni di un’altissima tecnica artistica.
Circa 6-700 anni dopo il crollo dell’Impero romano d’Occidente e la perdita della grande tradizione artistico-architettonica del mondo antico, i popoli d’Europa avevano colmato l’abisso tecnico e culturale che li separava, concettualmente più che cronologicamente, da Atene e Roma. Gli eredi di franchi, longobardi, sassoni, normanni, capaci un tempo di lavorare solo il legno e l’oro in modeste quantità, erano ormai padroni dell’eccellenza artistica – quindi anche tecnica – in senso compiuto.
C’è poi un altro aspetto artistico che non va dimenticato: perché fu dentro le cattedrali che si formò la grande musica polifonica occidentale. La maggior parte delle cattedrali prevedeva un edificio adiacente dedicato alla formazione dei “cantori”, che permise l’elaborazione e lo sviluppo di un’arte dell’armonia e del canto unica al mondo: e senza questa tradizione musicale, geni come Bach (1685-1750) o Mozart (1756-1791) non sarebbero mai esistiti.
La casa della cultura e della ragione Le cattedrali furono inoltre per secoli – insieme ai monasteri – i centri di studio e produzione culturale dell’Occidente, per poi passare il testimone alle università nel XII-XIII secolo: e da dove provenivano all’inizio i professori universitari, se non appunto dalle scuole cattedrali?
Ma c’è un altro punto essenziale da considerare: noi godiamo della cattedrale nel suo essere opera compiuta; tuttavia in origine essa non è che un’idea nella mente del progettista: è l’architetto che riesce a immaginare cosa dovrà esservi esattamente, di lì a qualche mese o anno, a una determinata altezza e larghezza (spazi pieni e spazi vuoti, elementi portanti o accessori…). Ma che cosa rende possibile la “coerenza” finale di un gigante come una cattedrale? Radding e Clark hanno analizzato l’architettura dei secoli XI-XIII in parallelo con lo sviluppo della filosofia e della cultura medievali per capire il “modo di pensare” degli architetti del tempo.
Se nell’Alto Medioevo l’architettura era sostanzialmente “di mestiere”, «in cui la costruzione di sviluppa copiando strutture note, con scarse o nessuna modifica», con i secoli XI e XII tutto cambia: si comincia infatti «ad articolare i volumi spaziali». Il passaggio mentale sotteso – e notevole – è la capacità di ragionare in termini tridimensionali e non più bidimensionali: mentre «le superfici sono sempre le stesse da qualunque angolazione le si guardi, i volumi [tridimensionali] appaiono diversi a seconda di dove ci si trovi».
Questo “salto” qualitativo nella fase di progettazione ha un parallelo nell’ambito dell’insegnamento filosofico del tempo: proprio in quei decenni, infatti, si comincia a prendere in considerazione il punto di vista dell’interlocutore, per esempio nelle polemiche, per trovare una soluzione all’interno del suo orizzonte mentale, e non contro di esso. «Gli intellettuali [si misero] nella posizione religiosa, sociale o politica di un’altra persona, non [tanto] nella sua posizione nello spazio fisico [come gli architetti]».
Esempio sommo di questo nuovo modo di pensare è s. Anselmo d’Aosta (1033-1109), il quale vuole provare l’esistenza di Dio con ragionamenti solo umani e logici, dunque al di fuori della “protezione” della fede e della Sacra Scrittura. Il secondo passo viene compiuto da un altro personaggio eccezionale, Abelardo (1079-1142). Per il filosofo bretone si può accettare come vera una frase solo se essa “sta in piedi” all’interno di una teoria logica generale. Dopo di lui, agli uomini del XII secolo non basta più la coerenza del pensiero su un singolo problema; si vuole che la ragione sia coerente in ogni ambito, e cioè che i presupposti che fanno vera un’affermazione rimangano veri sempre, anche su un diverso argomento.
Ebbene, questa esigenza di erigere un sistema di pensiero coerente e ordinato si ritrova parallelamente anche in campo architettonico. Il cantiere-guida in questo processo è Saint-Denis, nel nord della Francia, da cui prese origine proprio il gotico per volontà dell’abate Sugero (1080-1151). L’architetto (anonimo, purtroppo) che ne ricostruì la chiesa abbaziale – modello poi per tutte le cattedrali gotiche – fece nell’architettura proprio come Abelardo in filosofia: progettò una serie di interventi volti a «generare un senso unificato» dello spazio, così che ogni parte venne pensata in correlazione con le altre.
Era ormai nato un nuovo “paradigma”, architettonico e culturale insieme, che ebbe la forza di imporsi in tutta Europa non per imitazione ma per rielaborazione.
L’importanza della cattedrale Ecco dunque il valore supremo delle cattedrali: elevare socialmente, culturalmente e spiritualmente l’uomo verso l’alto, verso il divino. Così, quando qualcuno mi obietta che, in fondo, già i romani pagani erano stati capaci di costruire una meraviglia come il Colosseo, rispondo con letizia che, certo, la tecnica è molto, ma non tutto: perché c’è pur sempre una certa differenza tra un luogo stupefacente dove si scannano uomini e bestie per il piacere di altri uomini e una cattedrale, dove si prova a mostrare agli uomini che Dio è Luce, Ordine e Proporzione… A ciascuno ciò che predilige.
Per saperne di più…
Charles M. Radding – William W. Clark, Architettura e sapere nel Medioevo, Vita e Pensiero, 1997.
Jean Gimpel, Costruttori di cattedrali, Jaca Book, 1982.
Bernhard Schutz, L’Europa delle cattedrali, Jaca Book, 2005
Erwin Panofsky, Architettura gotica e filosofia scolastica, Liguori, 1986.
Otto von Simson, La cattedrale gotica. Il concetto medievale di ordine, II Mulino, 1988.
M. Meschini, Le pietre e la luce. La cattedrale del Medioevo, Sellerie, 2011.