intervista a Franco Bandini
La bomba demografica? Non esiste. Gli allarmi dell’Onu? Una campagna orchestrata da lobbies economiche interessate. E’ questa la reazione del professor Franco Bandini 71enne giornalista e storico autore di numerose ricerche controcorrente, alle cifre riportate dal rapporto Onu sulla popolazione mondiale.
Professor Bandini, l’Onu dice che a metà del ’92 saremo 5,48 miliardi, a fine secolo 6 miliardi e mezzo, e così via. Come giudica queste cifre?
Assurde. E lo si capisce facilmente dal modo in cui vengono forniti i dati di base. L’Onu non ha un organismo che fa sue rilevazioni o censimenti. Semplicemente mette assieme i dati che i singoli governi forniscono. Finché i dati provengono dai pochi paesi, come il nostro, che hanno istituti statistici seri va bene. Ma dobbiamo considerare che nella maggior parte del mondo non esistono censimenti o stime attendibili.
Vuol dire che i singoli governi sparano cifre a casaccio?
Ci sono sempre gli interessi dietro le cifre che si forniscono: il numero fa ricchezza e potenza. Basti pensare che gli aiuti al Terzo mondo o i risarcimenti di guerra vengono sempre valutati pro capite. Prendiamo anche il caso della Cina: a un certo punto Mao, per spaventare i suoi nemici, disse che se anche una bomba atomica avesse sterminato metà della popolazione cinese, sarebbero ancora rimasti mezzo miliardo di cinesi. Era chiaramente una cifra ad effetto ma il numero è stato preso per buono.
Secondo il rapporto Onu è l’Africa il continente che cresce più in fretta, tanto che nel 2050 rappresenterà il 27% della popolazione mondiale contro il 12 del ’90…
Certe stime sono di un’imbecillità assoluta assoluta. Le faccio un esempio perché qui abbiamo una base sicura da cui partire. Nel 1938 il Touring club italiano fece un censimento accurato sul territorio sotto il dominio italiano, cioè Somalia, Etiopia ed Eritrea. C’erano 5,4 milioni di abitanti. Ebbene solo in quella guerra furono uccisi un milione di etiopici, a cui si devono aggiungere le morti per le guerre e le carestie più recenti. Applicando anche un tasso di crescita della popolazione (disavanzo attivo tra nascita e morti) del 20 per mille, che pure è altissimo e quindi irrealistico, ebbene oggi in queste terre non ci sarebbero più di 20 milioni di persone. L’Etiopia, da sola, oggi ne denuncia 50 milioni. Come si conciliano questi dati?
Il rapporto chiama in causa anche la Cina, che oggi avrebbe 1,150 miliardi di persone.
Anche in questo caso le basi di calcolo sono inattendibili. L’ultimo censimento risale al ’52 e parla di 650 milioni di abitanti. Eppure poco prima della II guerra mondiale, britannici e statunitensi avevano fatto diverse stime i cui risultati, in ogni caso, non davano più di 350 milioni di persone. Consideri che la Cina pagò un grosso tributo di vite umane alla guerra e capirà che le cifre fornite da Mao non hanno alcuna attendibilità.
In pratica la bomba demografica non esiste.
Certamente no. Le faccio un altro esempio: proprio per quel che riguarda Cina e India i demografi hanno già registrato nella storia quel che si chiama il «respiro demografico», cioè una tendenza naturale della popolazione a crescere, quindi a stabilizzarsi per poi diminuire, anche rapidamente. Ma anche le previsioni su una progressione indefinita della popolazione sono del tutto gratuite, perché non considerano le malattie, le carestie, i Pol Pot di turno.
Ma se i dati non hanno validità scientifica e basterebbe appena qualche piccola verifica per dimostrarlo, perché i grandi organismi internazionali e i mass media enfatizzano questi ricorrenti allarmi?
Perché il Terzo mondo è un affare, e sotto la veste umanitaria c’è un grosso giro d’interessi. Gli enti internazionali per l’assistenza, ad esempio, manovrano un numero impressionante di miliardi che servono soprattutto a chi ci lavora. Pensiamo anche alle grandi lobbies economiche che, facciamo il caso delle industrie alimentari, smaltiscono le loro eccedenze di produzione nel Terzo mondo o si assicurano commesse per il futuro, finanziate dalle grandi banche che a loro volta riscuotono lauti interessi, e così via. Ma queste lobbies controllano i mass media mondiali e anche l’Onu. E non dimentichiamo che l’Onu è una fonte privata come altre e perciò è mossa dai suoi interessi.