Abstract: Le ingerenze di Soros nei governi di mezzo mondo nell’ultimo mezzo secolo, il novantaquattrenne Soros ha finanziato parecchie attività italiane, comprese Onlus che si occupano di immigrazione clandestina e partiti come i Radicali, restando negli anni sempre vicino a esponenti del centrosinistra come Romano Prodi, e mantenendo buone relazioni con Massimo D’Alema, Matteo Renzi e persino con la giovane Elly Schlein, adocchiata quand’era una semplice eurodeputata del Pd.
La Verità 11 gennaio 2025
Speculazioni, Ong, Ucraina: Le ingerenze di Soros nei governi di mezzo mondo
Il finanziere, caro alla sinistra, da un lato, sostiene le associazioni pro- migranti e foraggia partiti di sinistra, dall’altro, conduce operazioni a suo vantaggio sfruttando le difficoltà dei Paesi
di Francesco Bonazzi
Quando Giorgia Meloni andava alle elementari, George Soros speculava già su aziende e titoli italiani. Per esempio, Sant’Ambrogio del 1984, New York, il finanziere Carlo De Benedetti parla a una ristretta platea di finanzieri e banchieri americani delle magnifiche sorti della sua Olivetti, presentandosi come l’uomo che batterà il monopolista Ibm.
Uno di loro accende il microfono e garantisce per l’Ingegnere e per il risanamento di Ivrea: «Tutto merito delle coraggiose iniziative di De Benedetti».
Ma nell’ultimo mezzo secolo, il novantaquattrenne Soros ha finanziato parecchie attività italiane, comprese Onlus che si occupano di immigrazione clandestina e partiti come i Radicali, restando negli anni sempre vicino a esponenti del centrosinistra come Romano Prodi, e mantenendo buone relazioni con Massimo D’Alema, Matteo Renzi e persino con la giovane Elly Schlein, adocchiata quand’era una semplice eurodeputata del Pd.
Giovedì il premier Meloni non ce l’ha fatta più a sentirsi attaccare per la vicinanza a Elon Musk, specie da media e partiti che per decenni hanno trattato lo speculatore ungherese come un semplice filantropo, dimenticando che nel 1992 fu il protagonista di una sanguinosa speculazione contro la lira. «Persone facoltose usano le risorse per finanziare in mezzo mondo partiti e associazioni per condizionare le politiche, come nel caso di Soros», ha fatto notare la Meloni.
Soros ha sempre recitato sé stesso. A periodi alterni punta sull’azionario o su una singola valuta che vede fragile, poi vende tutto all’improvviso e si dedica per qualche mese all’immobiliare fino alla periodica bolla sul mattone. L’ha fatto non solo con l’Italia, ma anche con la sterlina inglese, con l’oro, con i titoli pubblici argentini, con le aziende pubbliche russe, con il marco tedesco e con il franco francese.
Quindi, con la nascita della moneta unica, si è riciclato come fan dell’Ue e ha premuto sull’acceleratore della beneficenza. In tutto l’Est Europa ha sempre giocato pesante, prima appoggiando la Bosnia e l’intervento Nato nei Balcani, e poi finanziando una serie di ribaltoni e rivoluzioni nelle ex Repubbliche sovietiche che spesso si sono poi rivelate pura destabilizzazione.
Un caso eclatante fu nel 2003 in Georgia, dove il risultato delle elezioni venne ribaltato in piazza perché sgradito a Washington. Copione simile l’anno dopo in Ucraina, anche qui con Soros a finanziare chi si opponeva a un possibile governo equidistante tra Russia e Usa.
In Italia, Soros ha investito su colossi come Stet e Banca di Roma e nel 2002 ha dato vita a una joint venture con Pirelli real estate. E, per tornare a Olivetti, nel fallimentare ventennio dell’amico De Benedetti, ha tentato di dare una mano con i suoi dollari, ma la storia è finita male. I rapporti con l’ex proprietario di Repubblica ed Espresso però sono rimasti sempre buoni.
Nell’agosto del 2005, intervistato dal Financial Times che gli chiede conto della bizzarra idea di fare un fondo con l’arcinemico Silvio Berlusconi, De Benedetti se la cava così: «Dopo tutto chiunque può investire in un fondo e tutti hanno messi soldi nell’hedge fund del mio amico George Soros». Una chiamata di correo nel perfetto stile dell’Ingegnere
Si sa, avere un bel rapporto con De Benedetti, negli anni scorsi aiutava a ottenere massimo rispetto dai leader della sinistra. E allora, per restare agli incontri ufficiali, a marzo del 1994 Achille Occhetto va nella City di Londra a rifarsi una verginità e incontra Soros, dimenticandosi che due anni prima aveva speculato contro la lira in modo davvero selvaggio guadagnando in pochi giorni 1.200 miliardi di lire.
Un anno dopo, il 25 marzo del 1995, l’ex pm di Antonio Di Pietro viene «beccato» da Bettino Craxi a rilanciare tali e quali le tesi di Soros sulla corruzione delle aziende occidentali.
Non potevano mancare i premi. E allora ecco che a ottobre del 1995 l’Università di Bologna conferisce la laurea ad honorem in economia al compagno finanziere Soros «per i suoi eccezionali meriti nel sostegno della cultura». E in quell’occasione il novello Medici presenta anche la propria autobiografia con l’amico Romano Prodi a fare da relatore.
Con D’Alema i rapporti sono sempre stati più freddi, ma gli archivi custodiscono un singolare consiglio di Baffino allo speculatore ungherese: «Soros è un uomo intelligente e credo che per il tipo di investimenti che ha fatto anch’egli senta la convenienza di una stabilità economica». Poi, quando è arrivato il ciclone Renzi, Soros non ha certo smesso di interessarsi all’Italia, dove da anni finanzia i Radicali, ma di fatto a condizione che stiano con il Pd.
Il 16 maggio del 2014 Renzi organizza a Firenze un summit internazionale tra i candidati alla presidenza Ue e tra gli invitati, accanto a Mario Monti, spunta l’ineffabile Soros. Adesso alla guida del Pd c’è la Schlein, che potrebbe essere sua nipote. Secondo l’euro-deputato di FdI Carlo Fidanza, l’attuale segretario del Pd figurava già dieci anni fa in un elenco di deputati «affidabili» per la fondazione Open society di Soros. Perché alla fine non è che «ingerisce», è solo che vede lungo (e scommette).
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