Nuova Bussola quotidiana 27 Febbraio 2020
L’Africa orientale, da mesi, è invasa dalle locuste. Il problema è, come sempre, nei governi locali che non hanno preso contromisure efficaci e hanno cercato di nascondere il problema. In Cina, dove l’invasione potrebbe arrivare, si stanno invece prendendo singolari contromisure naturali: pronte 100mila oche come arma anti-sciame.
di Anna Bono
L’Africa si salva dal COVID-19, stando ai dati forniti dall’Oms. Finora sono stati registrati solo un caso in Egitto, il 14 febbraio, e uno in Algeria, il 25 febbraio. L’assenza di altri casi in realtà non convince, ma c’è da sperare che sia così, tanto più che tre dei dieci stati più esposti alla diffusione del virus secondo uno studio pubblicato il 20 febbraio dalla rivista The Lancet – Kenya, Etiopia e Tanzania – sono in piena emergenza umanitaria, alle prese con una minaccia incombente di carestia a causa di immensi sciami di locuste che hanno invaso dallo scorso autunno l’Africa orientale, già messa a dura prova da un lungo periodo di siccità.
Dall’autunno del 2019 le locuste hanno raggiunto Somalia, Gibuti, Eritrea, Kenya ed Etiopia causando danni gravissimi alle colture e ai pascoli. Il timore che si moltiplicassero e invadessero gli stati vicini a causa delle insufficienti azioni di contrasto messe in atto dai governi dei Paesi già colpiti ha trovato conferma a febbraio. Intorno al 10 del mese degli sciami sono stati avvistati in Uganda, Tanzania e Sudan del Sud.
Il Kenya, ad esempio, per settimane non solo non ha preso provvedimenti, ma ha cercato di nascondere il problema. Secondo le autorità la gente stava scambiando per locuste delle innocue cavallette. Il ministro dell’agricoltura Mwangi Kiunjuri si è attirato critiche e scherno quando ha suggerito alla popolazione di fotografare le “presunte” locuste e pubblicare le fotografie sui social, dopo di che prendendolo in giro migliaia di cittadini hanno spedito ai media foto di animali reali e mitologici.
Intanto gli sciami avevano invaso prima le aree orientali e poi anche quelle centrali del paese. Finalmente il governo ha organizzato operazioni di disinfestazione aerea, ma era ormai tardi.
In Somalia, nell’attesa di aiuti – il governo prometteva fin da dicembre insetticidi e mezzi che per lo più non sono mai stati recapitati – la gente prova a spaventare gli sciami facendo rumore con latte e casseruole, chi ha un fucile sparando in aria. A qualcuno è venuto in mente di “combattere” gli insetti mangiandoli.
I mass media locali hanno pubblicato immagini di piatti di pasta e riso conditi con locuste fritte. Si sono esortati i ristoranti a includerle nei loro menù. Si è sparsa la voce che abbiano proprietà terapeutiche in particolare per combattere il mal di schiena e la pressione alta. Il dottor Muo Kasina, presidente della Società entomologica del Kenya, ha incoraggiato a mangiare locuste affermando che non solo sono commestibili, ma sono ricche di preziose proteine.
Così, quando gli sciami hanno raggiunto l’Uganda, del tutto impreparata all’emergenza, priva di mezzi per attaccarli se non distribuendo bombolette di insetticidi, la gente ha incominciato a raccogliere quelle morte e a cucinarle. Senonché nel frattempo il governo ha messo in campo l’esercito e ha affittato degli aerei attrezzati per la disinfestazione.
Il ministro dell’agricoltura Aggrey Bagiire si è affrettato a mettere in guardia la popolazione spiegando che le locuste uccise dagli insetticidi sono velenose e mangiarle può avere conseguenze anche mortali. Ma il rischio alla salute ci sarebbe comunque. Un coscienzioso ufficiale sanitario, il dottor Michael Kaziro, ha lanciato l’allarme: “si stanno contaminando i pascoli a vari livelli. Se anche gli animali non ne moriranno, i pesticidi saranno nella carne e nel latte che mangeremo. Tutti poi si preoccupano dei raccolti, ma questa regione è pastorale al 90% e ci vorrebbero degli insetticidi mirati”.
Secondo la Fao le locuste sono gli insetti più pericolosi. Ogni insetto adulto mangia al giorno l’equivalente del proprio peso. Per dare un’idea del potenziale distruttivo, uno sciame delle dimensioni di Parigi divora in un giorno l’equivalente del cibo mangiato da metà della popolazione francese. Sempre secondo la Fao, senza interventi efficaci, entro giugno il numero degli insetti, che sono già decine di miliardi, potrebbe aumentare di 500 volte.
Come di consueto, l’unica speranza è l’intervento della comunità internazionale. La Fao ha chiesto un contributo straordinario di 76 milioni di dollari per dotare i Paesi africani infestati di insetticidi. Gli Stati Uniti il 18 febbraio si sono impegnati a versare otto milioni di dollari.
Una locusta può percorrere 150 chilometri in un giorno. Gli esperti ritengono che tutto abbia avuto inizio con uno sciame formatosi nella penisola arabica migrato in Yemen dove, data la situazione disastrosa del paese, nessuno si è preoccupato di intervenire. Lì gli insetti si sono moltiplicati, quindi hanno attraversato il golfo di Aden e hanno invaso il Corno d’Africa.
Il timore che il fenomeno assumesse portata di emergenza globale si è dimostrato fondato quando il 31 gennaio il Pakistan ha rivelato la presenza di enormi sciami in tre delle quattro province in cui il paese è diviso e ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale. I primi avvistamenti risalgono però al maggio del 2019.
Anche in Pakistan il pericolo è stato sottovalutato. Il ministro dell’agricoltura del Sindh, Ismail Rahu, a novembre consigliava alla popolazione di mangiare le locuste. “Gli insetti sono venuti fin qui, quindi gli abitanti li dovrebbero mangiare” diceva in un video invitando la gente a non preoccuparsi perché “non sono dannosi”. Poteva mai mancare? Il ministro della sicurezza alimentare nazionale, Makhdoom Khusro Bakhtiar, invece ha dichiarato che l’invasione è dovuta al cambiamento climatico.
Chi dimostra di prendere sul serio il pericolo è l’India, dove l’ultima invasione risale al 1993, che sta acquistando droni e attrezzature speciali, per monitorare gli spostamenti delle locuste ai confini con il Pakistan, e grandi scorte di insetticidi. Se si segnalano sciami l’intervento è tempestivo e include la distruzione delle uova deposte.
Per risarcire gli agricoltori danneggiati il governo ha stanziato 4,3 milioni di dollari. Anche la Cina è in stato di allarme. A giugno, con l’inizio della stagione dei monsoni, si capirà se le azioni di contrasto messe in campo da Pakistan e India saranno state sufficienti a scongiurare una invasione.
La catena dell’Himalaya, al confine sud occidentale con il Pakistan, costituisce una barriera naturale, ma le locuste potrebbero anche arrivare dal Bangladesh e dal Myanmar. Per il momento pare che il governo stia portando al confine con il Pakistan un “esercito” di 100.000 anatre.
Il canale televisivo CGTN ha diffuso un video che mostra migliaia di “truppe” in marcia. I mass media cinesi lodano l’iniziativa. Gli uccelli, dicono, possono essere più efficaci dei pesticidi. Nel 2002 nelle zone colpite da una invasione ne erano state liberate 4.000 non si sa con quale esito.