Pubblicato su Avvenire il 5 luglio 2005
Pera attacca le ultime decisioni del governo iberico: «Laicismo antistorico e pericoloso», che in Italia è stato sconfitto, in occasione del referendum, grazie all’alleanza con la Chiesa. Ma il presidente del Senato ammette: si tratta di «una decisione di un Paese democratico e va rispettata»
di Michela Coricelli
«In Spagna l’attacco è stato mosso all’idea stessa di matrimonio, con una manovra a tenaglia: da un lato il divorzio lampo, dall’altro il matrimonio omosessuale. Così una bella fetta della nostra identità se n’è volata via. Come evolverà la situazione non posso dire. Una cosa per me è chiara: è falso che si tratti di conquiste civili o di misure contro le discriminazioni o di estensione dell’uguaglianza. Si tratta piuttosto del trionfo di quel laicismo che pretende di trasformare i desideri, e talvolta anche i capricci, in diritti umani fondamentali».
La dura critica contro il matrimonio fra persone dello stesso sesso e il cosiddetto “divorzio express”- appena approvati nel paese iberico – arriva da una voce italiana. Il presidente del Senato Marcello Pera, in Spagna per inaugurare con l’ex premier José Maria Aznar Aznar un seminario di studi della Fondazione Faes (legata al Partito popolare), ha bocciato con forza alcune delle riforme del governo di Zapatero.
«Non sono un credente – ha sottolineato Pera – sono un laico. Ma una precisazione è fondamentale: non sono un laicista. Laico è colui che non aderisce ad una religione o confessione specifica, laicista è colui che, nel nome della laicità dello Stato e della politica, impone una propria religione di Stato e una propria religione politica».
Sulla distinzione il presidente del Senato non risparmia esempi: «Laicista è quello Stato che vieta il velo nelle scuole alle ragazze musulmane. Laicista sarebbe lo Stato che vietasse il crocifisso o le preghiere nelle scuole o nei luoghi pubblici. Laicista sarebbe quello Stato che proibisse agli uomini di Chiesa di predicare la propria missione o prendere posizione su questioni pubbliche».
Infine, «è laicista quello Stato che fa sulla società esperimenti di ingegneria per cambiare o cancellare con la forza della legge istituti fondati su valori della religione e della tradizione, come la famiglia e il matrimonio». Questo laicismo – secondo Pera – «è antistorico e pericoloso», e l’Europa «in particolare ne è vittima». Nonostante quest’energica critica, una precisazione: «È evidente che quella sul matrimonio gay è una decisione libera, presa da un Parlamento di un paese democratico e come tale va rispettata». Ma l’allarme, per Pera, resta.
«In Italia il pensiero laicista ha imposto un referendum al Paese contro una legge di compromesso approvata dal Parlamento su materie delicatissime come la procreazione assistita e la manipolazione degli embrioni per la ricerca medica». In quell’occasione, «il laicismo è stato sconfitto in modo clamoroso grazie a un’alleanza niente affatto clericale fra la Chiesa, il sentimento profondo dei cittadini e una minoranza di laici non laicisti».
Il referendum ha perso «non perché gli italiani siano diventati clericali o oscurantisti o medievali, ma perché si sono ribellati all’arroganza del pensiero elitario laicista e si sono preoccupati di porre limiti all’onnipotenza della scienza in nome della tutela della vita».