«La tentazione Verde della Chiesa
che ha (solo) sfiorato il Papa»
É vero (…) che questo Pontefice ha mostrato sempre una grande sensibilità ai temi della difesa ambientale ed è altrettanto vero che c’è stato un periodo del suo pontificato (gli anni immediatamente seguenti l’attentato) in cui questi temi tornavano frequentemente nei suoi discorsi.
A leggere la stampa cattolica in questa prima metà di novembre sembra quasi che Giovanni Paolo II si sia schierato con i Verdi e che il mondo cattolico sia ormai a fianco dei contestatori di Seattle nella protesta contro l’uso dei prodotti transgenici. Molta enfasi è stata data dalla stampa a una frase del papa che parlando nella giornata mondiale degli agricoltori ha rivolto un invito per riconciliare terra, tecnica e natura.
Più attenzione ancora ha destato un articolo apparso su Avvenire dove l’hamburger ed il fast food in genere veniva condannato perché dimentico della sacralità del cibo. Esagerazioni certo. É vero però che questo Pontefice ha mostrato sempre una grande sensibilità ai temi della difesa ambientale ed è altrettanto vero che c’è stato un periodo del suo pontificato (gli anni immediatamente seguenti l’attentato) in cui questi temi tornavano frequentemente nei suoi discorsi.
In quegli anni grandi sollecitazioni in tal senso gli venivano da un francescano polacco che insistette molto, finché ebbe accesso all’alloggio pontificio, perché Wojtyla scrivesse un documento sull’argomento. É altrettanto vero però che Giovanni Paolo II ha sempre condannato le concezioni ispirate all’ecocentrismo ed al biocentrismo. Ma mentre il Pontefice mantiene una posizione chiara, nell’Episcopato italiano illustri prelati, tra questi il cardinale Carlo Maria Martini, provano una certa simpatia nei confronti dei gruppi ecologisti.
Questo spiegherebbe come mai sulle pagine di Avvenire sono apparsi ultimamente articoli che sembrano favorevoli alle tesi dei manifestanti di Seattle. Fin dal dopoguerra diversi cattolici, sacerdoti e qualche prelato furono sensibili alle teorie marxiste, qualcuno provò anche a indicare Cristo come un rivoluzionario socialista. La suggestione crebbe in maniera grande negli anni settanta e ottanta. In America Latina si pensò addirittura di fare del “cattocomunismo” una teologia.
In conformità con i tempi alcuni cattolici seguirono la strada del marxismo-leninismo, qualcuno militò addirittura nelle formazioni combattenti. Con il pontificato di Giovanni Paolo II, l’incanto sembrava essere svanito, finché la sinistra da rossa che era è diventata verde. Considerata dai teologi più ortodossi illiberale, luddista, antidemocratica, totalizzante, contraddittoria, ipocrita, l’ideologia verde, come a suo tempo quella rossa utilizza le sue arti di seduzione per attrarre e catturare i cattolici.
Così scopriamo che il WWF fa gli spot pubblicitari utilizzando San Francesco. Lo stesso fanno gli animalisti del PETA con l’immagine della Sindone. In corteo a Genova contro la Fiera TeBio a fianco dei Centri Sociali, degli Anarchici, di Greenpeace del WWF e di Fausto Bertinotti c’erano esponenti di Nigrizia, di Pax Christi, sacerdoti come Don Gallo e Don Vitaliano Sala.
Il gruppo Abele pubblica i libri della Deep Ecology, quelli che dicono che «l’AIDS è una benedizione perché elimina l’uomo che è il cancro del pianeta». Esempio ultimo degli specchietti agitati come tentazione nei confronti dei cattolici è “Lilliput”, gruppo poco omogeneo di associazioni diverse, che propongono dalla droga libera alla banca etica, dal commercio equo e solidale alla solidarietà con i compagni combattenti in Chiapas.
É stato ancora una volta il cardinale di Bologna Giacomo Biffi a bollare come anticristiana l’ideologia che sottende alla problematica ecologista, che tanto attira alcuni ambienti cattolici, lo ha fatto utilizzando le parole del filosofo russo Vladimir Soloviev morto nel 1900: «l’Anticristo – ha detto Biffi citando Soloviev – sarà convinto spiritualista, un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo».
É dunque un errore pensare che il mondo cattolico sia stato sedotto dal pensiero ambientalista. Soprattutto a livello di gerarchia. Un esempio concreto è l’atteggiamento della Santa Sede nei confronti delle biotecnologie. E se domenica scorsa WWF e Legambiente sono scese in piazza San Pietro in occasione del Giubileo degli agricoltori per rivendicare un presunto sostegno di Giovanni Paolo II alle tesi contrarie all’utilizzo dei transgenici, si è trattato di un millantato credito.
Uno dei tanti tentativi per presentare all’opinione pubblica l’idea che la Chiesa cattolica è contraria all’uso delle biotecnologie. In realtà la posizione della Santa Sede è molto più articolata e chiara di quella delle associazioni ecologiste. Sull’argomento, dopo anni di serie e approfondite discussioni, la Pontifica Accademia pro Vita ha pubblicato il volume «Biotecnologie animali e vegetali- Nuove frontiere e nuove responsabilità» (Libreria Editrice Vaticana 1999).
Nel presentare il volume alla stampa il prof. Giuseppe Bertoni, ordinario all’istituto di Zootecnia facoltà di Agraria dell’Università cattolica del sacro Cuore di Piacenza e coautore del volume ha criticato «il sensazionalismo catastrofico con cui una certa stampa ha guardato alle biotecnologie», soprattutto ha respinto «l’idea di vedere il progresso scientifico come qualcosa da temere». «É vero che bisogna rispettare dei limiti etici – ha precisato il prof. Bertoni- ma è soprattutto vero che bisogna far conoscere la realtà delle biotecnologia per questo dico «Biotecnologie, se le conosci non le temi».
E mons. Elio Sgreccia Direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma e Vicepresidente della Pontificia Accademia pro Vita, ha chiarito che: «Le biotecnologie vanno viste nella loro capacità di miglioramento, di avanzamento e di complemento della natura. Possono migliorare i prodotti vegetali e accrescere certe risorse animali, per favorire li progresso dei paesi in via di sviluppo».
A questo proposito gli esperti vaticani amano citare il parere di Norman Borlaug, premio Nobel per la Pace e padre della prima rivoluzione verde, il quale ha dichiarato: «L’opposizione ecologista ai prodotti transgenici è “snob” e conservatrice. Le critiche vengono, come sempre, da quei settori più privilegiati, quelli che vivono nella comodità della società occidentale, quelli che non hanno mai conosciuto la fame».