Giacomo Samek Lodovici
E’ sempre più frequente, a livello mondiale, la pressione per la legalizzazione della vendita di droga. In genere gli antiproibizionisti promuovono la legalizzazione delle droghe cosiddette “leggere” (che in realtà non sono leggere, per motivi vari e molte volte spiegati sulle pagine di questo giornale), ma c’è anche chi propone quella delle droghe cosiddette “pesanti”, compresa la cocaina. Tra i vari fautori menzioniamo per esempio Jeffrey Miron, docente ad Harvard, e Roberto Saviano che, peraltro, ritiene che legalizzarle sia uno «schifo» ma costituisca il male minore.
I casi sono due: o smerciare stupefacenti è moralmente giusto, e allora non si capisce perché si debba vietare a queste organizzazioni di compiere attività lecite; oppure è moralmente malvagio. Sappiamo però che le droghe, specialmente le cosiddette “pesanti , sono mortifere e comunque produttrici di schiavitù, dipendenza, disumanizzazione, pertanto smerciarle è gravemente malvagio. Ma, allora, non le deve spacciare nessuno, nemmeno con la licenza dello Stato: un fine buono (colpire le organizzazioni criminali) non giustifica un mezzo malvagio, cioè smerciare droghe.
Legalizzando la vendita di droga lo Stato autorizza alcuni esercizi, purché abbiano la licenza, a svolgere legalmente attività gravemente malvagie. È quasi come dare ad alcuni la licenza di fare i killer per togliere profitti ai killer delle organizzazioni mafiose. Ovviamente questa analogia non riguarda situazioni identiche, ma in fondo uccidere e smerciare sostanze mortifere non sono attività molto differenti. Inoltre, gli spacciatori rimasti senza la licenza dello Stato, non potendo più guadagnare con i maggiorenni, cercherebbero di vendere droga agli adolescenti e ai preadolescenti. E, ancora, forse proporrebbero le droghe “leggere”, meno costose, addirittura ai bambini.
C’è chi sostiene che legalizzando la droga ne calerebbe il consumo perché non ci sarebbe più il gusto di trasgredire la legge. In realtà, al contrario, la legalizzazione aumenterebbe il consumo, per (almeno) due motivi. Primo, perché le leggi hanno un effetto pedagogico, cambiano la mentalità e i comportamenti delle persone, e molti pensano erroneamente che se un comportamento è legale allora è anche morale: dunque la legalizzazione delle droghe produrrebbe in molte persone l’indebolimento, o la cessazione, delle remore morali circa il consumo di droghe. Secondo, perché comporterebbe un facile accesso dei maggiorenni alla droga: sarebbe possibile comprarla alla luce del sole, senza sotterfugi. È un po’ la differenza che passa tra doversi procurare pornografia andando in luoghi specifici oppure semplicemente dal giornalaio, o su Internet.
Anche l’edizione 2012 del Rapporto mondiale dell’Orni sulle draglie ha verificato l’efficacia delle politiche antidroga nel contrasto del consumo e riferisce come siano molteplici gli studi secondo i quali la legalizzazione incrementa il consumo. Proprio l’aumento del consumo produrrebbe anche più incidenti e nuova criminalità, perché le droghe inibiscono la capacità di autocontrollo, con il conseguente incremento di sinistri stradali, e stimolano aggressività e violenza nei confronti di altri. Così la legalizzazione, promossa col fine di colpire la criminalità, ne genererebbe di nuova. Un doppio fallimento.