L’Osservatore Romano 7 giugno 1995
In merito alla proposta formulata da uno degli operatori della procreazione assistita
Gino Concetti
Dopo l’ondata furiosa per legittimare l’aborto come un diritto civile della donna si sta sempre più prendendo coscienza dell’inviolabilità del diritto alla vita del nascituro. Ora non c’è più nessuno che non si arrenda di fronte al dato scientifico che la vita di un essere umano ha inizio nel momento stesso della fecondazione dell’ovulo. Un rilevante apporto in tal senso è venuto dalla fecondazione in vitro, che ha consentito agli scienziati di verificare tutti i processi della generazione umana.
In questa fase di comprensione o di maggiore comprensione della vita nascente si possono però correre altri rischi che se non sono gravi come quelli legati alla distruzione della vita nascente, non sono meno inquietanti sotto il profilo morale, ed è giusto aggiungere sotto il profilo umano.
Intendiamo alludere alla proposta formulata da uno degli operatori della procreazione assistita, il quale ritiene possibile e quindi fattibile il prelievo dell’ovulo già fecondato nel corpo della donna e congelarlo per differire la maternità in un periodo più favorevole alla donna e alla sua famiglia.
«È l’alternativa alla pillola del giorno dopo — ha dichiarato il ginecologo — quella che blocca una gravidanza sul nascere, provocando un aborto precocissimo. Ed insieme — ha soggiunto — è una speranza per il futuro». Il ginecologo ha spiegato anche la tecnica da seguire per portare a termine l’operazione: istituire poi una ovoteca, una specie di banca in cui conservare gli ovuli fecondati, ovviamente mediante congelazione.
La proposta merita di essere analizzata per parti. La prima è di notevole valore etico e giuridico. Si riconosce che l’uso della pillola del giorno dopo blocca la gravidaza in corso e che con tale intervento si provoca «un precocissimo aborto».
Fondandosi su di essa, la Chiesa cattolica e la cultura cristiana hanno da sempre sostenuto che è già essere umano quello che nascerà. E perché in fatto di aborto o di interruzione del processo generativo non si coltivassero disinformazioni e dubbi ha da sempre dichiarato illecito qualunque intervento mirato a distruggere la vita nascente.
Giovanni Paolo II, a conferma della tradizione e della dottrina, ha sancito, con una interpretazione autentica del can. 1398 del Codice di diritto canonico, che incorre nella scomunica latae sententiae non solo chi provoca l’aborto inteso nell’accezione scientifica e corrente, ma anche chi opera l’atto distruttivo dell’embrione o feto «in qualunque modo e in qualunque tempo dal momento del concepimento» (19/1/1988; 23/5/1988). Quindi con la dottrina e il magistero della Chiesa concorda anche la scienza. Una ragione in più perché la Chiesa consolidi l’inviolabilità della vita umana dal suo sbocciare fino al suo tramonto naturale.
La seconda parte, del prelievo dell’ovulo fecondato e di conservarlo congelato, non può che trovarci dissenzienti. L’operazione non può essere giustificata neppure in vista di un successivo reimpianto nella donna stessa. In tal senso si è espressa la Congregazione per la dottrina della fede nel suo documento fondamentale di bioetica, Donum vitae. Merita di essere citato il brano che riguarda la questione: «Lo stesso congelamento degli embrioni, anche se attuato per garantire una conservazione in vita dell’embrione — crioconservazione — costituisce un’offesa al rispetto dovuto agli esseri umani, in quanto espone a gravi rischi di morte o di danno per la loro integrità fisica, li priva almeno temporaneamente dell’accoglienza e della gestazione materna e li pone in una situazione suscettibile di ulteriori offese e manipolazioni».
L’unica eccezione dell’estrazione dell’embrione potrebbe essere ammessa nell’ipotesi di un intervento terapeutico sull’embrione medesimo per migliorarne, in caso di grave malattia, la qualità fisica, rimosso ogni rischio di morte o di deformazione e per il tempo assolutamente necessario. Afferma Giovanni Paolo II: «Un intervento strettamente terapeutico che si prefigga come obiettivo la guarigione di diverse malattie, come quelle dovute a difetti cromosomici, sarà, in linea di principio, considerato auspicabile, supposto che tenda a realizzare la vera promozione del benessere personale dell’individuo, senza arrecare danno alla sua integrità o deteriorarne le condizioni di vita. Un tale intervento si colloca di fatto nella logica della tradizione cristiana» (28 ottobre 1983)
Giova ribadire che l’operazione del prelievo-congelamento-reimpianto è ritenuta illecita dalla morale cristiana, anche se è meno grave della distruzione dell’embrione, sia con mezzi chimici che chirurgici. La diversità etica però non legittima un trattamento del genere.
L’embrione è già un essere umano con la sua dignità e l’intera gamma dei suoi diritti. Non può essere subordinato a motivi anche comprensibili di donne che desiderano rinviare la gestazione. È come se si dicesse ad una persona: in questo momento mi sei d’incomodo, scusami ma ti colloco in un grande frigorifero e attendimi là che verrò a riprenderti nel momento che io riterrò opportuno.
Nessuno accetterebbe questo ragionamento come saggio. Quello che è valido per la persona adulta lo è pure per l’essere umano di dimensioni microscopiche. E persona la prima è persona il secondo. La discriminazione ripugna alla coscienza e inquina la civiltà. L’alternativa all’aborto va dunque trovata in altri versanti che siano compatibili con le esigenze della morale cristiana. Ma nessuno può usare dell’altro come un oggetto di cui disporre a piacimento pur, nell’intenzione, rispettandone il diritto alla vita e la dignità di persona.