Libertà e Persona 18 Marzo 2020
di Francesco Agnoli
Considerato tra i più grandi matematici di ogni tempo, senza dubbio il più grande del Settecento, Leonardo Eulero è stato dimenticato per quanto riguarda la sua produzione filosofica. Il motivo? Le sue idee non andavano a genio ai brillanti divulgatori contemporanei, come Voltaire, Condorcet, Diderot… che conoscevano Eulero molto bene. E non si capacitavano come colui che era riconosciuto da tutti come il massimo ingegno scientifico del tempo, non condividesse la loro filosofia e traesse dai suoi studi e dalla vita conclusioni teologiche ben diverse dalle loro.
Ricorda John Derbyshire: “Ci è stato raccontato che Eulero, mentre viveva a Berlino (presso l’Accademia di Federico di Prussia, dove era ospite anche Voltaire, ndr), ‘tutte le sere riuniva la famiglia e leggeva un capitolo della Bibbia, che accompagnava con una preghiera’. E questo accadeva mentre frequentava una corte alla quale, secondo Macaulay, ‘l’assurdità di tutte le religioni conosciute tra gli uomini’ era l’argomento principale della conversazione”. Di seguito un brano dal libro: Leonardo Eulero, “il” matematico dell’età illuminista (Francesco Agnoli, Cantagalli, Siena, maggio 2016, p. 92, euro 8).
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Nelle sue Lettere ad una principessa tedesca su diversi soggetti della fisica e della filosofia, indirizzate alla nipote di Federico II e destinate a diventare un best seller, Eulero entra nel dibattito contemporaneo intorno alle questioni fisiche, astronomiche, matematiche… Si occupa di corpi celesti, della Luna, della forma della Terra, della gravitazione, del magnetismo, dell’elettricità, dei parafulmini… ma anche di questioni filosofiche e teologiche.
Nonostante alcuni lo invitino a lasciare il campo, e considerino i suoi interessi teologici una sorta di vezzo analogo alla passione di Newton per la Bibbia in generale e l’Apocalisse in particolare, Euler non cede: crede che la matematica e la fisica, sin dai tempi di Talete, sono figlie della filosofia, e che ad essa, in determinati casi, riconducono.
Così nella lettera 80, intitolata Sulla natura degli spiriti e datata 29 novembre 1760, critica i filosofi materialisti perché “nulla vi potrebbe essere di più urtante del dire che la materia è capace di pensare. Pensare, giudicare, ragionare, sentire, riflettere e volere sono qualità incompatibili con la natura dei corpi, e gli esseri che ne sono in possesso devono essere dotati di una natura del tutto differente. Tali esseri sono le anime e gli spiriti, fra i quali quello che possiede tutte queste qualità nel più alto grado di perfezione è Dio”.
Prosegue poi sostenendo che i materialisti “si fanno vanto del titolo esprits forts, quantunque vogliano bandire dal mondo l’esistenza degli spiriti, cioè degli esseri intelligenti e ragionevoli. Ma tutta questa saggezza immaginaria, di cui ancora oggi si vantano coloro che, affettando il carattere degli esprits forts, vogliono distinguersi dal popolo, tutta questa saggezza immaginaria, dico, trae origine dal modo grossolano con cui si è ragionato sulla natura dei corpi, cosa che non torna certamente a loro gloria
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E’ dunque certo che in questo mondo vi siano due specie di esseri: gli esseri corporei o materiali, e gli esseri immateriali o spiriti, che hanno natura assolutamente differente… Non c’è nessun dubbio che gli spiriti costituiscano la parte più importante del mondo e che i corpi esistano solo per stare al loro servizio […] Ora questa unione di ogni anima con il suo corpo è, e senza dubbio resterà, il più grande mistero dell’onnipotenza divina, mistero che non potremo mai penetrare”.
Nella lettera 89 Euler scrive: “Dopo tali riflessioni, Vostra Altezza durerà fatica a credere che ci siano mai stati uomini capaci di sostenere che tutto il mondo era solo un’opera dovuta al puro caso, senza nessun disegno.
Pur tuttavia ce ne sono stati in ogni tempo, e ve ne sono ancora: ma si tratta di persone che non hanno nessuna solida conoscenza della natura, o piuttosto di persone che il timore di essere costrette a riconoscere un Essere supremo ha fatto precipitare in questa stravaganza”.
Nella lettera 90 si trovano una spiegazione e un elogio della preghiera; nella lettera 92 Euler afferma che “l’anima non esiste in un certo spazio (non avendo estensione, e quindi neppure divisibilità, come i corpi, ndr), ma agisce in un certo spazio”; nella lettera 93 definisce la morte come “la dissoluzione dell’unione sussistente fra l’anima e il corpo durante la vita”, mentre nella lettera 94 ricorda che “l’anima agisce sul corpo” e “il corpo agisce sull’anima”; nella lettera 96 prende le distanze sia dall’idealismo sia dal materialismo, che però viene considerato più “assurdo” ancora dell’idealismo; nella lettera 97 scrive: “Ma il legame che il Creatore ha stabilito fra la nostra anima e il nostro cervello è un mistero così grande che noi non sappiamo altro che certe impressioni prodottesi nel cervello, là dove è dimora dell’anima, suscitano nell’anima certe idee o sensazioni; ma il come di questa influenza ci è assolutamente sconosciuto”; nella lettera 111, dedicata ai mali morali e fisici, scrive che “la virtù è l’unico mezzo per rendere uno spirito felice”, e aggiunge: “Gli esprits forts, sentendo parlare dei diavoli, vi ironizzano sopra; ma come gli uomini non possono pretendere di essere i migliori di tutti gli spiriti ragionevoli, così essi non possono vantarsi neppure di essere i più malvagi; vi sono indubbiamente esseri più malvagi degli uomini, più maliziosi, e questi esseri sono appunto i diavoli”.
Infine, nella lettera 113 sostiene che “il peccato allontana gli uomini da Dio e li rende incapaci di pervenire alla vera felicità”, mentre nella 115, che ne precede altre, volte a confutare le posizioni degli scettici, si legge: “tutte le verità accessibili alla nostra conoscenza si dividono in tre classi essenzialmente distinte. La prima classe comprende le verità dei sensi; la seconda le verità dell’intelletto; e la terza le verità della fede…”.[…]