Juan Donoso Cortés,
Marchese di Valdegamas
Mio caro amico: ho ricevuto la Sua lettera del 22 febbraio, e con essa le osservazioni che il signor… ha fatto sul mio libro. Queste osservazioni mi sono sembrate sagge, precise e profonde, e La prego di dare al signor… i dovuti ringraziamenti per il suo lavoro. Io le ho seguite attentamente; pertanto, non è restato nel mio libro nessuna cosa di quelle che non gli sono sembrate buone. Unitamente Le accludo le modifiche che ho fatto tenendo conto delle sue osservazioni. Gliel’ho detto e voglio ripeterglielo: non m’intendo di teologia, scienza al cui studio non mi sono dedicato, nemmeno come scolaro.
Se qualche volta si rivela esatto ciò che dico su questa materia, è perché indovino la soluzione della Chiesa. Ma, da questa divinazione vaga e fortunata alla vera scienza c’è molta distanza. La prego, quindi, e questo chiedo pure al signor…, che, quando vi accorgiate che ho errato, crediate che la mia intenzione è sempre buona, che è stato pura ignoranza mia e non altro, e che sono pronto ad ascoltare le lezioni non solo della Chiesa, la cui voce è quella di Dio, ma anche di qualsiasi saggio che voglia darmi l’elemosina spirituale dei suoi lumi.
Introdurrò queste varianti nel mio manoscritto ed immediatamente lo porterò al tipografo, che lo sta aspettando. Tuttavia credo che il vostro tipografo finirà prima del mio; qui per ogni cosa si impiega più del doppio del tempo che si impiegherebbe a Parigi. Per il resto, devo affidare questo incarico ad una persona sollecita, perché dovrò partire da qui in missione diplomatica; non so se andrò a Parigi o a Napoli, credo a Parigi.
Sarà deciso fra pochi giorni, e partirò a metà o al più tardi alla fine di questo mese. La vita pubblica mi si fa insopportabile; se vado a Parigi, mi consolerò con lo stringerLe la mano e dirLe quanto io La stimi e l’ammiri. Sono assolutamente sincero quando dico che L’ammiro. Santo Iddio! Com’è possibile fare tutto ciò che Lei fa e scrivere tutto ciò che scrive? Non riesco a capirlo.
Da parte mia, parlo e scrivo solo occasionalmente; ma ciò che Lei fa è opera tale che sconfina nel prodigioso e che mai finirò di capire. Beato Lei che ha la forza di sopportare un così duro lavoro e sostenere una lotta così gloriosa per la causa della Chiesa, che è poi la causa di Dio! Mi congratulo con Lei e anche con il conte di Montalembert per la vostra reciproca riconciliazione (1), questa che mi date è una fausta notizia.
C’era un non so che di profondamente triste nella separazione di due uomini che Dio ha formato perché vivano sempre come fratelli ed amici. Prego Iddio per i suoi figli, e credo che vadano per la buona strada; prego anche per i suoi cappuccini, che sono anche suoi figli. Ammiro l’eroica lotta che Lei sostiene in favore di questi religiosi, che non vogliono altro che poter lavorare liberamente per curare le anime tiepide. Lei mi chiede dei dati per una notizia biografica, ed io la supplico di dispensarmi dall’obbedienza in questa occasione. Il pubblico la esige : ragione di più per negargliela.
Oggi è di moda mettersi in evidenza, la qual cosa a me sembra oltremodo ridicola, tanto più quando in vetrina debba mettersi una persona meschina come me. Quando vorrete conoscere la mia vita, la conoscerete. Dopo Dio essa appartiene ai miei parenti ed amici, ma il pubblico non ha nulla a che fare con me, ne io con lui. I miei rapporti con il pubblico non possono essere benevoli, perché io l’accuso di viziare tutto ciò che tocca, cominciando da se stesso. Tra la mia persona e il mondo non possono correre altre relazioni che quelle che Dio pose tra il demonio e la donna: l’inimicizia.
Addio, caro amico: forse a tra poco. VALDEGAMAS
NOTE
* Louis Veuillot, direttore dell'” Univers fu l’amico francese più costante ed intimo di Donoso Cortés. Lo consolò nelle sue tristezze e malattie, avviandolo verso la pratica della virtù. Il Veuillot fu, inoltre, l’editore francese delle opere di Donoso Cortes e lo incitò a scrivere il Saggio sopra il cattolicesimo, il liberalismo ed il socialismo.
(1) II contrasto esistente tra il Veuillot ed il Montalembert derivava dalla diversa concezione dei due nei confronti dei rapporti tra Dio e il mondo. Infatti, mentre il Montalembert inizialmente appartenne a quel gruppo di cattolici liberali che faceva capo all’ “Avenir” ed in seguito al “Correspondant”, e che auspicò un ammodernamento della Chiesa in senso liberale, il Veuillot sosteneva, invece, la rigida posizione assunta da Pio IX di fronte al liberalismo.