Juan Donoso Cortés
Marchese di Valdegamas
Ho ricevuto, signor duca, la sua stimata lettera del 9. Lei è una persona che mi ispira grande fiducia, e sento inoltre che la sua amicizia mi è così necessaria, che, per meritarla, mi propongo di essere con Lei assolutamente franco. Non so, in verità, come farò ad esprimerle, in una lingua a me estranea, quello che debbo dirle; ma ad ogni modo cercherò di farmi intendere da Lei, e ciò mi basterà.
La questione è la seguente: il sistema generale di politica adottato da Pio IX al principio del suo pontificato fu buono o cattivo? A questa domanda io ho dato due risposte in sostanza identiche, in apparenza contraddittorie; poiché in una occasione ho detto “sì”, e in un’altra ho detto “no”. Ho detto “sì” in uno scritto intorno a Pio IX, che ha visto la luce prima di quello del signor Balmes sullo stesso argomento, e che non è conosciuto in Francia; glielo manderò alla prima occasione favorevole, sebbene ignoro se Lei comprenda lo spagnolo.
Ho detto “no” in uno dei miei discorsi, diffuso per mezzo del signor Val-Roger, che ebbe la bontà di unire il mio nome a quello di Balmes (1) nell’Ami de la Religion (2).
Ebbene, ora voglio esprimere interamente il mio pensiero.
II mondo credeva che la Chiesa non fosse così cattolica come afferma il suo nome; il mondo credeva che la Chiesa fosse una regina servita da schiavi, e che soltanto i suoi schiavi le si potessero avvicinare liberamente. Era necessario aprire gli occhi al mondo, e Pio IX è stato l’uomo di cui Dio ha voluto servirsi per compiere tale opera; così si deve interpretare, a mio giudizio, l’operato di questo grande Pontefice.
Come in altri tempi il Divino Maestro ha chiamato a sé i Giudei ed i gentili, così il grande Pontefice è venuto per chiamare a sé i monarchici e i liberali. È stato crocifisso dai liberali, come il suo Maestro lo è stato dai Giudei. Ah, Giudei! Ah, liberali!… Sia in un caso che nell’altro c’è stata una chiamata seguita da una catastrofe; e in un caso e nell’altro, nonostante la catastrofe, bisogna considerare buona la chiamata. Questo è il mio “sì”. Ora ecco il mio “no”.
Mi sembra bene che i liberali siano stati chiamati, ma a condizione che, come gli stessi Ebrei, siano chiamati una sola volta per tutte fino alla fine dei tempi: credo che il nostro grande Pontefice sarà della stessa opinione. Penso di essere sulla buona strada quando approvo ciò che è stato fatto; ma non credo per questo che si debba rinnovare l’esperienza. Era giusto, prudente ed anche necessario che la Chiesa aprisse le sue braccia a tutto il mondo; ma è anche giusto, prudente e necessario che la Chiesa, senza chiudere le sue braccia, giri lo sguardo verso quelli che si sono incanutiti rispettandola e amandola. Nostro Signore chiamò tutti, benedì tutti, perdonò tutti e pregò per i suoi nemici; ma quando, passata la catastrofe, uscì dal sepolcro, non mandò Maria Maddalena a riunirsi coi suoi nemici, bensì con i suoi apostoli e i suoi fratelli.
Le confesserò francamente che mi preoccupa vedere la strada sulla quale si è messa certa parte del clero francese. Col pretesto di non voler fare la Chiesa solidale con un partito o con una forma determinata di governo, si pretende di lanciarla nell’avventura. Come non vedono quei disgraziati che per questa strada si va per forza a finire in una catastrofe? Nostro Signore ha minacciato di disconoscere in cielo colui che si vergogna di confessarlo in terra.
Come possono ignorare questi sacerdoti di cui sto parlando che, consigliando la Chiesa a disconoscere i suoi fedeli e a vergognarsi dei suoi amici, non fanno altro che consigliarla a commettere quel grande peccato che è la vergogna e l’ingratitudine? Forse questo potrà essere il consiglio della prudenza umana; ma la prudenza umana è a volte ben meschina e imprudente. Ho l’onore, signor duca, di salutarla come sempre, il suo affezionatissimo e rispettoso Marchese di Valdegamas.
NOTE
* Juan Donoso Cortes sostenne col duca di Valmy una lunga relazione epistolare, della quale ci restano prove nell’archivio della famiglia Cortes, in Don Benito (Badajoz).
(1) Hyacinthe de Valroger, oratoriano (1814-1876), fu un avversario del razionalismo moderno, che combatté in vari scritti, anche su giornali e riviste; amico di Gratry, raccolse scritti di De Maistre.
(2) “L’Ami de la Religion et du Roi” fu un giornale ecclesiastico, politico e letterario che vide la luce in Francia, a Parigi, dal 1814 al 1865.