La dhimmitudine raccontata da un’esule egiziana, un’ebrea di Instanbul e uno scrittore gay riparato ad Amsterdam
di Giulio Meotti
Un mese fa la più grande organizzazione islamica ha chiesto leggi separate per i musulmani, l’impegno del governo a costruire una moschea in ogni città, paese, sobborgo e la presenza degli imam nelle scuole pubbliche. A Stoccolma, Göteborg e Malmö, la prima città europea già a maggioranza islamica, le comunità ebraiche sono costrette a spendere un quarto del budget in misure di sicurezza.
Due studentesse sono state espulse perché portavano la bandiera svedese legata allo zaino. Quel gesto, ha detto il preside, avrebbe offeso “i non svedesi”. Lo stesso avviene in Olanda e in Inghilterra, dove cresce l’ostilità alla croce rossa di San Giorgio. Definita “piena di sangue” dai musulmani, la bandiera è scomparsa da un gate di Heathrow, dai taxi di Blackpool e Cheltenham e dalla stazione dei pompieri di Barking. A Hyllie, vicino Malmö, in una scuola pubblica si insegna solo in arabo.
Il ministro della Giustizia svedese, Göran Lambertz, di fronte alla violenza antisemita ha detto che l’incitamento alla “morte degli ebrei” fa parte del dibattito in medio oriente. Vicende sepolte in una cronaca glaciale come la Scandinavia e che disvela l’islamizzazione di una provincia lontana, austera, ma che riguarda molti altri stati europei. Quanti conoscono il caso di Samira Munir, la politica norvegese di origine pakistana minacciata di morte dagli islamisti per la sua difesa dei diritti delle donne? A novembre il suo corpo è stato trovato vicino alla stazione di Kolbotn, non lontano dal centro di Oslo. Mentre il socialista Akhtar Chaudhry ripeteva che “il welfare norvegese è quanto più vicino al Paradiso islamico”.
Sta rapidamente crescendo la letteratura sull’Eurabia. Bat Ye’Or in ebraico significa “figlia del Nilo”. Cronista della “dhimmitudine”, la sorte dei nonmusulmani che si “sottomettono per salvarsi la vita”, espulsa dal Cairo nel 1955, Bat Ye’Or oggi vive a Ginevra. Ha scritto un nuovo libro: “Eurabia: the Euro-Arab Axis”, duecento pagine sul cuore verde dell’Europa. Claire Berlinski è una giornalista che vive a Instanbul e ha appena pubblicato “Menace in Europe”, a partire dalle rivolte nella periferia di Parigi.
Infine Bruce Bawer, scrittore libertario e omosessuale che da Amsterdam lavora per il New York Times e che nel suo nuovo libro, “While Europe Slept”, spiega come gli islamismi stanno distruggendo il continente dall’interno. Nel 1997 scelse l’Olanda in fuga dai protestanti americani. Poi capì che mentre “Pat Robertson vuole negarmi il matrimonio, gli imam vorrebbero lapidarmi”.
“La maggior parte degli europei vede chiaramente il pericolo islamista, ma non ne parlano, si sentono isolati”, spiega al Foglio Bawer. “Altri si illudono di poterlo pacificare con il compromesso e le concessioni. Gli aggressori diventerebbero agnellini soddisfatti. Falso. Infine c’è chi non vuole vedere, ostile all’America e al capitalismo stile Upton Sinclair. Il killer di Theo van Gogh era integrato e la lettera lasciata sul suo corpo era scritta in perfetto olandese. Ma è cresciuto con la volontà di imporre la sharia”.
Secondo Claire Berlinski il principio ispiratore di questa politica è: “L’islam è la soluzione”, come ha detto il diabolico Tariq Ramadan. “Prendiamo il caso Ayaan Hirsi Ali, vittima di una politica adolescenziale, edipica, autoreferenziale e sofisticata. Gli europei sono allarmati dall’‘imperialismo americano’ e non da quello islamista. Affascinati dalla decadenza, amano la burocrazia, le corporazioni e hanno perso la propria vocazione religiosa. Mi chiedo quale tipo di vuoto spirituale riempia l’antiamericanismo. L’Europa è la terra dei morti viventi. In poche generazioni ci saranno città islamiche”.
Bat Ye’Or accusa di “marcionismo” parte della cultura cristiana – dai “protestanti postmodernisti” ai cattolici progressisti – cioè di predicare una fede che si annulla nell’indifferenza e vuole “allontanare la cristianità dalle radici ebraiche”. Padre Youakim Moubarak, per citarne uno, nel 1987 a Parigi tenne una lezione sulla “liberazione dal giudaismo e dalla sua legge”.
“Invecchiando e senza riprodursi, l’Europa sarà sommersa dalla demografia del Sud – dice Bat Ye’Or – Prodi, Patten e Zapatero hanno imbastito un dialogo continuo con il mondo islamico. E’ la strategia europea di autoprotezione. Per loro è come se il diritto all’esistenza non fosse naturale, ma un privilegio comprato con il denaro e la sottomissione. Le politiche di multilateralismo e di ‘diplomazia soft’ esprimono tale simbiosi.
La cultura dell’odio cresciuta nel mondo arabo-musulmano ha contaminato l’Europa attraverso il dialogo. ‘America is the problem’. E’ stato evidente nel sondaggio del 2003, condotto dalla Commissione europea e che ha identificato in Israele il più grande pericolo per la pace”.
Prendiamo il caso di Zacharias Moussaoui. “La sua mancanza di rimorso è tipica dell’islamismo europeo”, dice Claire Berlinski nel suo accento inglese orientale. “Questi uomini uccidono perché credono in ciò che fanno. Ma l’ideologia marxista è dura a morire. Negli Stati Uniti i giurati hanno salvato la vita a Moussaoui non perchè obiettavano sulla pena di morte, ma perché l’imputato era il prodotto di un’infanzia svantaggiata.
L’atteggiamento dell’omicida di Van Gogh, che alla madre di Theo disse ‘non provo dolore perchè lei è una infedele’, è ciò che dobbiamo aspettarci se l’islamismo prendesse potere in Europa”.
Una traccia di questa dhimmitudine è la mancanza di reciprocità e la voglia di battersi per essa. Bruce Bawer si chiede: “Come puoi pensare che ti rispettino se prima non rispetti te stesso? Lo scorso febbraio ero alla stazione di Amsterdam. Vidi una pagina del Daily Telegraph in cui si diceva che il quaranta per cento dei musulmani inglesi voleva la sharia in Inghilterra. La democrazia sarà erosa dal suo interno e forme di legge islamica introdotte. La maggior parte dei musulmani europei cresce nella paranoia antiebraica”. Secondo Bat Ye’or prima o poi verrà richiesto a tutti gli stati di varare leggi contro l’“islamofobia”, incluso l’uso di deterrenti fisici.
Come è successo in Svezia e Danimarca. “L’aspetto più malsano di questa sottomissione è la servitù europea nell’assecondare le richieste arabo-islamiche. Il 22 maggio l’Unione Europea ha sponsorizzato una conferenza sull’islamofobia a Vienna, eliminando la parte della discussione sull’antisemitismo”. Si è trattato della prima volta dai tempi della Conferenza di Barcellona del 1995 che Israele ha deciso di boicottare un evento organizzato nel quadro della partnership Euro-mediterranea.
Secondo Ye’Or anche il caso della deputata olandese Ayaan Hirsi Ali va giudicato in quest’ottica di appeasement da parte dei “mercenari ideologici” di Bruxelles. “Come il giornalista danese Flemming Rose, responsabile della pubblicazione delle vignette, Ayaan è stata sacrificata sull’altare della censura eurabica. Per calmare la rabbia islamica, la Danimarca ora è costretta ad aumentare la sua presenza negli stati arabi”.
La demografia non mente. Quando attraversavano l’oceano per colonizzare l’America, gli stati che oggi formano l’Unione Europea costituivano il quattordici per cento della popolazione mondiale. Oggi il sei per cento, nel 2050 il quattro. Il cinque per cento della popolazione europea è di religione islamica. Nel 2020 sarà oltre il dieci. Negli ultimi quattro anni a Bruxelles i nomi più diffusi fra i nuovi nati sono stati Mohammed e Osama.
In Olanda i musulmani sono già maggioranza sotto i quattordici anni. “In Europa siamo di fronte a un disimpegno volontario collettivo dalla perpetuazione della specie umana – dice Berlinski – Si battezzano esseri umani non più in chiesa, ma attraverso il cliché della tolleranza. In Europa nessuno raggiunge quel tasso di 2.1 di crescita necessario per mantenere stabile una società. La dhimmitudine è la crescita, nel cuore dell’Europa, di una cultura dominante e pronta a soggiogare quella che una volta era maggioranza.
Stilare proiezioni pubbliche di demografia in Francia disturba, contraria allo spirito del repubblicanesimo. La Francia è l’unico paese d’Europa che si avvicina alla stabilità demografica. Ma anche un paese in cui il nome più diffuso fra i nuovi nati è Mohammed. Ci sono più musulmani praticanti in Francia che battezzati cattolici. L’europeizzazione dei musulmani ha fallito. Gli europei aspettano solo ad andare in pensione per beneficiare del welfare”. Sullo stato sociale è d’accordo Bawer.
“In Europa il welfare è una religione, le tasse finanziano scuole islamiche, moschee e centri dove l’odio dei separatisti viene insegnato e praticato”. In Norvegia il mullah Krekar, fondatore del gruppo terroristico Ansar al-Islam, è un uomo libero e vive confortato dalle tasse dei norvegesi. “Invece di essere rispedito in Iraq, va in televisione e parla contro la democrazia e i diritti delle donne. E’ giusto proteggere i guerrieri della sharia? Americani ed europei hanno imparato due diverse lezioni dalla Seconda guerra mondiale.
I primi che con il male non si scende a compromessi. Per gli europei c’era solo il male della guerra. I miei eroi si chiamano Pim Fortuyn e Ayaan Hirsi Ali, coloro che dicono la verità e preservano la libertà contro l’establishment”.
I demografi parlano di “momento negativo” dell’Europa. “Si tratta piuttosto di una Grande Piaga – prosegue Berlinski – Per ora gli europei sono placidi, ma credo che in molti lotteranno quando le loro libertà saranno erose. Yusuf al-Qaradawi ha detto che ‘l’islam tornerà in Europa come un conquistatore’ e lo sceicco Omar Bakri che ‘rimodelleremo l’Inghilterra a immagine islamica’. Sono molti gli islamisti che proclamano l’imposizione della sharia in Europa.
I terroristi di Atocha hanno concepito gli attacchi nel solco dell’espulsione islamica dalla penisola iberica. In un video un terrorista si riferisce alla Spagna come alla ‘terra di Tarik bin Ziayd’, il leader arabo a Gibilterra nel 711”. Secondo Ye’Or gli islamisti hanno trovato nei media un alleato. “Per promuovere gli interessi della ummah. Alla fiera del libro di Francoforte ci sono libri sulla distruzione di Israele. In Inghilterra, una delle società più sottomesse d’Europa, la più grande unione di insegnanti ha chiesto a 67 mila membri di boicottare Israele.
Questa apartheid è il risultato dell’unificazione euroaraba delle università promossa dal socialista Lluís Maria de Puig. L’Europa oggi è un continente sottomesso. Le tasse dei cittadini sono elargite ai dittatori arabi. Nessuna gratitudine c’è da aspettarsi dai beneficiari. La dhimmitudine è già stata imposta sui cristiani nei paesi d’origine. Il mito dell’Andalusia e della tolleranza ottomana è ancora usata in Europa. L’entrata eventuale della Turchia in Europa e la disintegrazione della Yugoslavia ha fatto risorgere nei musulmani una nostalgia di califfato”.
Berlinski invita a recarsi in una libreria e a contare il numero di titoli sul pericolo americano. “All’inizio della guerra in Iraq un sondaggio mostrava che il trenta per cento dei francesi sperava che gli Stati Uniti venissero sconfitti da Saddam. L’ex ministro di Giustizia tedesco, Herta Däubler-Gmelin, ha suggerito un paragone fra Hitler e Bush. Mi consola che la Francia fosse la principale investitrice in Iraq.
Gli europei sembrano pacificati all’idea di vivere sotto la sharia. Anche se il problema non sussiste per molti di loro, dal momento che non fanno figli. Il giorno dopo la decapitazione di due ragazze cristiane in Indonesia non ho trovato notizia sui giornali europei. Nessun europeo così ha a cuore il genocidio in Sudan. Si parla di ‘islamofobia’, ma ciò per cui si deve avere paura è un movimento genocida e totalitario”. Prosegue Bat Ye’or: “I libri scolastici europei non contengono riferimenti al jihad, alla dhimmitudine e alla schiavitù in Africa da parte dei musulmani.
La lunga morte della cristianità sotto l’islam è stata estremamente dolorosa e tragica, come si è visto nel XX secolo con lo sterminio degli armeni, la resistenza dei cristiani libanesi, il genocidio nel Sudan e la jihad araba contro Israele. Non è semplicemente successo, ma il frutto di politiche precise, fra cui la rottura dell’alleanza atlantica. L’America deve essere debole e isolata, l’Europa un continente vassallo al mondo islamico che pagherà pegno in cambio di pace.
I cristiani del medio oriente vivono all’interno di una lunga storia di persecuzione che viene rinnegata in Europa. La politica di alleanza arabotedesca durante la Seconda guerra mondiale è travasata nell’attivismo propalestinese e nell’odio per l’America che ha sconfitto fascismo, nazismo e comunismo, fenomeni nati sul suolo europeo. Ahmadinejad minaccia Tel Aviv, ma puo colpire l’Europa, la Turchia e molti stati sunniti, visto l’odio secolare fra sciiti e sunniti”. Claire Berlinski condivide il giudizio sul tiranno persiano.
“Dall’Iran viene una minaccia non lunatica, ma il frutto di un regime escatologico. Ha fatto della Siria uno stato clientelare, manovra Hezbollah e sostiene Hamas, nega la Shoah e minaccia di sterminio gli ebrei in tutto il mondo. Teheran non sarà ridimensionata da una lettera del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Ci vorrà ben altro”. Bat Ye’or ritorna all’esodo ebraico dall’Egitto subìto dalla sua famiglia. Con lei finì la storia di una comunità vecchia 2.600 anni. Per questo, dice, “quella di Israele è l’antica guerra contro la dhimmitudine di un popolo devoto alla libertà, la dignità dell’uomo contro la schiavitù dell’oppressione e dell’odio”.
Dopo l’uccisione di Theo van Gogh la polizia di Amsterdam distrusse un murales che ritraeva un angelo, la data di morte di Theo e la scritta “Non uccidere”. Il cameramen Wim Nottroth, che aveva protestato contro quel gesto apologetico, venne arrestato e il suo video distrutto. Bruce Bawer ha vissuto in una zona chiamata Oud West, nell’Olanda a maggioranza islamica. “In giro non c’erano bandiere olandesi. Me ne andai in taxi. Parlando con l’autista, feci il nome di Theo. Era riluttante a parlarne. Poi
d’un tratto disse: ‘Sto lasciando il paese. Ma non sono solo’. Quella notte, camminando per i vecchi canali di Amsterdam, mi chiesi se la prossima volta l’Olanda avrebbe difeso la democrazia”.