Il Foglio 31 Luglio 2017
L’esperta di medio oriente di Benedetto XVI contro il multiculturalismo. “Abbiamo fallito nell’integrazione perché abbiamo abbandonato il cristianesimo. Non sappiamo assimilare”
Scrive Le Rouge & le Noir (luglio 2017)
Annie Laurent è una specialista di islam e medio oriente e in questa veste fu chiamata da Benedetto XVI come relatrice al sinodo di Roma del 2010. Ha scritto il libro “L’Islam – Pour tous ceux qui veulent en parler (mais ne le connaissent pas)”.
Le Rouge & le Noir: Quali sono le principali questioni sollevate dalla presenza dell’islam in Europa?
Annie Laurent: “Non molto tempo fa abbiamo incontrato i musulmani, oggi troviamo l’islam”. La frase pronunciata dal cardinale Bernard Panafieu, arcivescovo emerito di Marsiglia, illustra il cambiamento di prospettiva che ha avuto luogo nel nostro paese. Dopo la Seconda guerra mondiale, i primi immigrati musulmani erano principalmente uomini che erano venuti per motivi economici ed erano bramosi di tornare nel loro paese di origine una volta che avessero avuto i mezzi per sostenere le loro famiglie a casa. Essi non hanno quindi avuto alcuna pretesa di ordine religioso.
Tutto è cambiato negli anni Settanta, quando i vari governi hanno optato per il ricongiungimento familiare (la Francia nel 1974, sotto la presidenza di Valéry Giscard d’Estaing) e per la possibilità per gli stranieri di formare associazioni. Alcuni dei paesi europei hanno optato ufficialmente per il multiculturalismo, come la Gran Bretagna. I musulmani in Europa vogliono vivere secondo i principi della loro religione e della loro cultura. Si deve sapere che l’islam ha un progetto che è anche sociale e politico e che mescola lo spirituale e il temporale. E questo progetto si basa su una volontà attribuita a Dio, attraverso il Corano e l’esemplarità di Maometto, descritta come un “bellissimo modello” nel Corano (33, 21).
Ma le basi della cultura islamica sono estranee a quelle della cultura europea, basata principalmente sul cristianesimo. Ad esempio, l’islam ignora il concetto di “persona”, che è di origine biblica e affonda le sue radici nella realtà del Dio Uno e Trino. La parola “persona” è assente dal vocabolario arabo. Pertanto gli arabizzati cristiani del Medio Oriente hanno conservato l’uso della parola “ouqnoum” che significa “persona” in aramaico, la lingua parlata da Cristo. Nell’islam, l’individuo trova la sua dignità di “soggetto” come membro della Umma, la comunità musulmana. I musulmani avrebbero potuto beneficiare del concetto cristiano in antropologia.
Ma l’islam è venuto a vivere con noi mentre perdevamo di vista le radici di questa visione dell’uomo e di tutto ciò che costituisce il fondamento della nostra civiltà, in particolare la libertà. Dopo aver abbandonato la nostra eredità cristiana, non siamo in grado di trasmettere ai musulmani quello che abbiamo di migliore. L’islam in Europa si scontra con una società decadente. Il problema è soprattutto spirituale e culturale.
R & N: Come accetta l’islam la critica letteraria e storica del suo testo e della sua formazione?
AL: Secondo una definizione dogmatica del IX secolo, al tempo del califfato abbaside di Baghdad, il Corano è un libro “increato”. A causa della sua condizione divina, è intoccabile. Esso non può essere soggetto all’esegesi, che coinvolge le discipline umanistiche, cui è sottoposta la Bibbia nella chiesa cattolica. La critica letteraria è impossibile. Speriamo che un giorno i musulmani trovino il coraggio di impegnarsi nella ricerca scientifica su tutti gli aspetti legati alle origini del Corano e della religione.
R & N: “Non è l’islam”, sentiamo dire regolarmente dopo un attacco terroristico.
AL: Va di moda dire che il jihadismo è estraneo all’islam, ne è una perversione o un incidente della storia. Questo è falso. Inoltre, fino al XX secolo, in occidente la religione dei musulmani è stata chiamata “islamismo”. Volevamo distinguere l’islam inteso come religione dall’islam inteso come ideologia. Ma le due dimensioni sono strettamente intrecciate. Il Corano contiene decine di versetti in cui Dio insegna ai musulmani a combattere, uccidere, umiliare, ecc. I jihadisti pertanto sono conformi a quelli che credono siano gli ordini divini. Non dobbiamo certamente chiudere tutti i musulmani, indiscriminatamente, in un quadro ideologico che legittima la violenza, ma affermare che i jihadisti tradiscono l’islam è un errore.
R & N: i cattolici sono chiamati a imitare Cristo e i santi. Che cosa è il modello Maometto per il musulmano?
AL: Per i musulmani, Maometto è il “sigillo dei profeti”. “Nessun profeta dopo di me”, secondo la tradizione islamica. E’ il più grande, il favorito di Allah che gli concesse una speciale benedizione, e il suo comportamento è edificante. Qualsiasi critica nei suoi confronti è quindi considerata blasfema. L’abbiamo visto con le reazioni violente che hanno seguito le vignette su Maometto. Tutto ciò che Maometto ha detto, ha fatto o non ha fatto in una determinata circostanza è normativo, degno di imitazione.
Le sue azioni, i suoi consigli e gli ordini sono stati raccolti dai testimoni in volumi che compongono la Sunnah, la tradizione profetica. In occidente, si tende a minimizzare l’importanza della Sunnah. Quello che mi colpisce è che i musulmani sanno che Maometto ha ucciso, ha mentito e saccheggiato, ha spogliato gli ebrei di Medina delle loro proprietà, era poligamo, non ha avuto un vita morale esemplare.
Ma non si interrogano sul suo comportamento e non si impegnano in un confronto come con Gesù nel Vangelo. Al contrario, il fatto che Maometto abbia avuto una vita come molti uomini è utilizzato come apologetica dagli islamici: aiuta a dimostrare che i musulmani non considerano Maometto come un dio, come fanno i cristiani con Gesù.
R & N: Qual è la percezione che ha dell’islam la chiesa cattolica in occidente?
AL: Il problema è che gli occidentali hanno dimenticato la loro storia; si sono dimenticati che la consapevolezza di un’identità europea è stata in gran parte forgiata nel confronto con l’islam, contro il quale abbiamo dovuto difenderci da secoli. Questa sindrome seguita alla decolonizzazione ha generato un complesso di colpa particolarmente malsano. Il pacifismo che ha bloccato l’occidente dopo la Seconda guerra mondiale è anche responsabile di questa situazione. In alcuni ambienti cristiani, rifiutiamo l’idea che possiamo avere nemici, dimenticando che Cristo ne ha avuti.