Alleanza Cattolica 28 Luglio 2021
di Daniele Fazio
Nella querelle tra favorevoli e contrari al green-pass o ancora di più tra vaccinisti e no-vax, è spuntato nelle manifestazioni che si sono tenute in Italia nei giorni scorsi contro gli ultimi provvedimenti del governo anche un cartellone, fotografato da alcuni quotidiani nazionali, ad esempio Il Messaggero del 27 Luglio 2021, con su scritto: “Il corpo è mio e decido io. No green-pass”.
Senza voler entrare in merito al complesso dibattito tra le due fazioni – non è affatto il compito di questo articolo – l’affermazione ritratta non può passare inosservata in quanto pone una questione etica fondamentale che segna un confine importante tra libertà e autodeterminazione. E ciò a beneficio innanzitutto di quanti si professano cattolici. Confondere, infatti, i due concetti è stato l’errore capitale della modernità, e tale differenza ancora oggi segna, ad esempio, il dibattito sulle più importanti questioni bioetiche circa l’inizio e il fine vita, compreso il più generale rapporto tra il medico e il paziente e i paradigmi in cui quest’ultimo è compreso.
La difesa della libertà, anche in ambito sanitario, tuttavia non deve scadere mai nella considerazione che essa sia slegata da qualsiasi limite e condizione e che l’autodeterminazione della persona sia un assoluto a scapito di ogni e qualsiasi altra realtà o principio. Ciò per diverse motivazioni che tentiamo di sintetizzare di seguito:
- La libertà è una caratteristica imprescindibile della creatura umana, è parte significativa del suo essere ad immagine e somiglianza di Dio. Tale libertà non nega che la creatura sia dipendente da Dio, ma trae forza da questo legame in modo tale che si realizzasi in pienezza, ossia secondo il disegno del Creatore. In altri termini, la libertà deve volgersi al bene. Qualora l’azione della persona, invece, arbitrariamente si volgesse al male, lo stesso atto inciderebbe negativamente sulla sua dignità. Dunque, libertà è responsabilità verso il bene. La nozione di autodeterminazione moderna non considera questo legame tra la libertà e il bene, perché ha perso il riferimento proprio ad un bene oggettivo e alla trascendenza della legge morale naturale e dunque il soggetto diventa legge a se stesso (appunto auto-nomo) e dunque la libertà si riduce semplicemente all’esercizio di poter fare come si vuole. La libertà, invece, deve essere innanzitutto libertà dal male, soprattutto quando questo è palesemente conclamato. Nelle questioni dubbie e opinabili, invece, deve vigere la più ampia plausibilità delle posizioni senza che queste si trasformino in assunti dogmatici e fatta sempre salva la carità.
- La libertà, liberata dal male, dunque è un cammino di ricerca constante e privilegiato che il soggetto compie per riconoscere la verità e il bene. Pertanto, essa va riconosciuta e garantita ad ogni soggetto, attraverso la creazione di condizioni sociali, giuridiche, culturali ed economiche favorevoli. Tale libertà si nutre della tensione verso la verità e trova la sua realizzazione bilanciandosi con i limiti della realtà (per evitare pericolosi utopismi) e con le possibilità storiche del suo esercizio. La prima considerazione che si pone in relazione alla vita dell’uomo, infatti, è quella di preservarne l’esistenza. Non si possono, infatti, accampare diritti se questi sono palesemente in disaccordo con il diritto alla vita e alla salute. In altre parole, la libertà di scelta, dunque, non è un assoluto ma si gioca all’interno di un sistema di diritti e doveri. L’autodeterminazione, invece, tende a non considerare i doveri e la responsabilità, ma moltiplica all’infinito i “diritti”, che non scaturiscono da un bene oggettivo, bensì dai desideri dei singoli o di gruppi di pressione sociale.
- La libertà di scelta non è semplicemente racchiusa in una affermazione e in una negazione, in un sì o in un no, ma è da vedersi all’interno delle svariate possibilità che il bene e la verità possono prevedere. Una volta considerato, infatti, che la libertà per realizzarsi deve escludere il male, le vie del bene sono svariate soprattutto all’interno di quanto è opinabile e di per sé non costituisce una lesione del bene della persona e del bene comune. La posizione della mera autodeterminazione, invece, considera ogni scelta plausibile perché manca il riferimento ad un bene oggettivo.
- La libertà del singolo perché si possa esplicitare correttamente deve anche tenere conto dei legami. La modernità genera il concetto di libertà esclusivamente come autodeterminazione in quanto prevede un soggetto completamente sciolto da ogni legame: un soggetto solipsistico ed irrelato. Ma così non è. Infatti, ogni uomo nasce in una famiglia ed è inserito in una comunità. La libertà è tale se prevede di confrontarsi con il fatto che si vive con-altri. Ossia la libertà compie se stessa quando fa scaturire delle co-azioni che servono al bene comune. La libertà del soggetto si gioca sempre in ambito sociale, ciò non è semplicemente un dato di fatto, bensì deve generare una propensione solidaristica nei confronti degli altri. La libertà non è dunque solo con-altri, ma anche per altri. Pertanto, le azioni compiute dal soggetto devono considerare anche l’effetto che hanno sul prossimo e sulla comunità in cui vive. Le azioni o le omissioni, in questo senso, possono produrre effettivi nocivi sull’andamento delle comunità naturali o storico-sociali cui si appartiene e verso cui si ha un debito ed una responsabilità. Tale responsabilità non solo è riferita, altresì, verso i contemporanei ma anche verso le generazioni future.
È più che legittimo avere dubbi sui provvedimenti e sulle scelte del governo, ma per fronteggiare la pandemia non facciamoci deviare da una corretta prospettiva etica perché quanto affermato oggi, a volte con scomposta emotività, non divenga domani un boomerang, ad esempio, nella battaglia contro la proposta di una legislazione pro-eutanasia.