Tre fili legano l’ira antistatue e il delirio sanitario
di Marcello Veneziani
Scusate se insisto ma la violenta offensiva contro il passato, le statue e i personggi storici è la prosecuzione della follia totalitaria e sanitaria con altri mezzi. Ed è l’applicazione retroattiva dei codici sanitari imposti dalla nuova religione.
Che cosa vogliono fare coloro che chiedono di abbattere monumenti e cancellare la toponomastica, riscrivere la storia e rimuovere chiunque abbia detto, fatto, scritto qualcosa che contravviene al catechismo presente sul razzismo, i neri, i gay, e così via?
Che cosa vuole ottenere la legge, criticata pure dai vescovi, contro l’omotransfobia che colpisce pure i reati d’opinione? Vogliono sanificare. Sanificare è il verbo giusto che riassume questi assalti alla realtà, alla libertà, alla memoria storica. Compiere una gigantesca opera di disinfestazione per depurare/epurare la storia, i suoi, eredi ed ogni difformità rispetto agli standard ideologici in uso.
Codice rosso.
Sanificare è la nuova religione della purezza e la nuova traduzione della redenzione: se vogliamo liberarci dal male, dobbiamo compiere questa opera di sanificazione. Naturalmente non tutto l’Apparato concorda con le punte estreme di questa ondata psico-sanitaria che colpisce Colombo, Montanelli, i cioccolatini moretti e Vìa col vento,..
Ma quelle avanguardie di fanatici sono la punta estrema di una nuova religione che ridisegna l’umanità, la realtà, la vita, la civiltà, attraverso nuove profilassi, nuovi divieti e prescrizioni, nuove reti di protezione, nuove mascherine e museruole, nuove barriere di plexiglas applicate perfino alla mente.
La dittatura sanitaria non distingue più tra il Covid e il razzismo, concepiti entrambi come virus, manifestazioni della pandemia.È una profilassi estesa a dismisura, col relativo vaccino «antifa» obbligatorio, che non si allarga solo dall’America all’Europa, ma anche dal presente al passato, minacciando pure il futuro.
È un processo che richiede l’avvento di una nuova religione. Quella che dicevamo l’altro giorno: pugni chiusi, genuflessioni, penitenze. L’ossessione di sanificare è tipica del regimi totalitari.
Quando Mao Tse Tung fece la Rivoluzione culturale, che sarebbe poi costata decine di milioni di morti, deportati e rieducati, disse che avrebbe sradicato ogni passato dalla Cina e avrebbe tatto del suo paese una grande «pagina bianca».
Così i talebani con le statue di Buddha abbattute, i terroristi islamici contro Palmira (ma a volte anche gli americani con le loro bombe umanitarie su Ninive, Bagdad, Damasco e ieri su città d’arte ricche di storia). Radere al suolo, fare tabula rasa sono gli atti supremi di questa religione sanitaria che vuole purificare; sanificare, azzerare ogni cosa.
La damnatìo memoriae, l’iconoclastia e l’epurazione che si abbatte contro i grandi del passato, contro il codice rosso religioso-sanitario, ci fa inorridire e anche preoccupare per gli sviluppi futuri e le ricadute sulla vita quotidiana. Ogni grandezza è disconosciuta se si adottano quei filtri e quelle barriere imposti da giudici dementi ed arroganti; capolavori, grandi imprese ed eccellenze condannati all’oblio e alla rimozione forzata.
Ma quali sono i meccanismi pseudo-logici della sanificazione? Ne avrei individuati tre.
Il primo procedimento possiamo chiamarlo reductio:isolare nella vita di un personaggio, una frase, un episodio, un aspetto riprovevole, scorretto se non imperdonabile e nel nome di quel particolare dettaglio della vita, dell’opera, dell’ingegno, prescindendo dal contesto, si cancella l’intero e si maledice tutto il resto, fino ad abbattere o decapitare la sua memoria.
Il secondo procedimento si riassume in un’operazione: negatio. È il negazionismo di ogni altro valore, realizzazione, eccellenza, genialità, nel nome del moralismo medico-legale o religioso-giudiziario; non c’è nulla al di sopra del canone e dell’osservanza integrale del codice rosso della purezza. Puoi essere il più grande artista ma non conta se maltrattavi una donna o un gay, se sfruttavi un nero, se insolentivi un rom o un ebreo. L’arte, la storia, la letteratura, l’estetica debbono indossare i guanti, la mascherina, la cintura di sicurezza.
Vagoni di artisti e poeti maledetti gettati nel rogo della vergogna e dell’oblio, peggio che ai tempi della caccia alle streghe. Non c’è capolavoro che regga di fronte all’infrazione commessa: distruggete Aristotele che difendeva lo schiavismo e considerava le donne inferiori; abolite Dante che dannava all’inferno i «pederasti», era guerrafondaio e maltrattava i giudei.
Il terzo procedimento alla base della religione sanitaria si può riassumere nella parola chiave: dilatatio. Estendere la morale del presente al passato, giudicare parole, atti e giudizi di altre epoche con gli occhi, le parole e i pregiudizi del nostro momento, applicare il vigente codice ideologico a tutte le epoche precedenti, che avevano altre visioni del mondo, renderlo retroattivo e assoluto.
È la presunzione che la civiltà, l’età della ragione e dell’umanità siano cominciate solo con noi; siamo superiori a tutti i predecessori; il resto è barbarie, preistoria animalesca, età oscura del peccato. Il presente dilatato all’infinito.
Le tre operazioni censorie – reductio, negatio e dilatatio – costituiscono il protocollo sanitario della nuova religione .Il suo fine è la cancellazione della realtà e la camicia di forza, la camera sterile, fino all’eliminazione degli incurabili e di chi non si adegua.
Chi aderisce alla nuova religione acquisisce auto automaticamente il diritto di giudicare la restante umanità e tutta l’umanità passata alla luce del suo credo e chiedere di sanzionarla.
Alla fine dobbiamo solo ringraziare l’incoerenza e l’inefficacia, la viltà e l’ignoranza, se la sanificazione non arriva fino in fondo, passando dal totalitarismo morale al totalitarismo applicato. Almeno per ora si limitano a sparare cazzate…