Dal sito Fatima Oggi 12 Maggio 2020
di José Antonio Ureta
Nel recente documento pubblicato dall’Istituto Plinio Corrêa de Oliveira (IPCO) – La più grande operazione di ingegneria sociale e di trasbordo ideologico nella storia -, le correnti ecologiche radicali vengono accusate di essere uno dei principali beneficiari della crisi economica e sociale che deriverà dal confinamento forzato della popolazione.
Dall’inizio dell’applicazione delle drastiche misure di lockdown, i Verdi proclamano ai quattro venti essere stato dimostrato che, di fronte a una minaccia globale, è possibile imporre misure rigide per cambiare il comportamento delle persone e che, d’ora in poi, sarebbe incoerente non dichiarare “l’urgenza climatica”, imponendo misure severe per ridurre la produzione di CO2.
L’accusa lanciata dall’IPCO è stata ampiamente confermata dalle dichiarazioni del leader ecologico francese Nicolas Hulot al giornale Le Monde, noto per essere di sinistra. Per coloro che non seguono da vicino la politica francese, la figura di Nicolas Hulot potrebbe essere sconosciuta. Ma in Francia è l’uomo pubblico che gode del più alto livello di popolarità secondo i sondaggi di opinione.
Dopo aver lavorato come fotografo e giornalista, Hulot è diventato un personaggio famoso per il suo programma televisivo Ushuaïa dedicato a sport estremi e paesaggi meravigliosi. Grazie alle simpatie derivate da questo programma e alla sponsorizzazione di grandi aziende e del più grande canale televisivo, ha lanciato la Fondazione per la Natura e l’Uomo, divenuta oggi Fondazione Nicolas Hulot, consacrata alla lotta contro i “cambiamenti climatici”.
Fallita la pre-candidatura alle elezioni presidenziali del 2012 per il Partito Europa Ecologia-I Verdi, il presidente Macron gli ha offerto il Ministero della Transizione Ecologica e Solidale, posizione che ha ricoperto tra maggio 2017 e agosto 2018, quando si è dimesso sostenendo che l’ecologia non era una priorità del governo.
Senza alcuna carica politica, rimane tuttavia una figura di spicco nei dibattiti sulle questioni ambientali e non nasconde le sue ambizioni per le elezioni presidenziali del 2022.
Dall’alto della sua fama, Nicolas Hulot ha percepito che, con il panico causato dal Covid-19, è giunto il momento di fare proposte radicali per influenzare le decisioni pubbliche che daranno forma alla “nuova normalità” incipiente. Questo perché, a suo avviso, l’attuale crisi “rende accettabili proposte che fino ad ora sembravano assolutamente irraggiungibili”.
Ora invece sarebbe possibile “creare un circolo virtuoso tra la volontà dei cittadini e il potere politico”. Il titolo che Le Monde dà alla lunga intervista è già molto illustrativo del cambiamento psicologico nello scenario del dopo coronavirus: “Nicolas Hulot: ‘Il mondo del dopo sarà radicalmente diverso da quello di oggi, e lo sarà con le buone o con le cattive’ ”.
Come papa Francesco, Hulot sostiene che la crisi sanitaria causata dal coronavirus affonda le sue radici nelle alterazioni del sistema ecologico provocate dal nostro eccesso di produzione e consumo. Insomma, una vendetta della natura.
Nonostante la crisi climatica presenti lo “scenario catastrofico” di una “crisi sistemica” che, combinata con altre crisi, può “causare caos”, il giornalista lamenta che venga tuttavia curata con “dosi omeopatiche”, le quali non corrispondono nemmeno a “una quarta parte delle soluzioni adottate contro il coronavirus”.
Inoltre, Hulot sostiene che “la società, che ha accettato senza esitazione di essere privata delle libertà fondamentali, sogna di poter riguadagnare fiducia nel futuro, quindi è necessario fare le cose in grande”. E ribadisce: “Siamo in una situazione radicale, non mi accontenterò di misure che non siano radicali. Sarebbe inutile”.
Secondo il leader ecologista, “lo stato-provvidenza è tornato”, ma vanno chieste contropartite ecologiche concrete agli aiuti finanziari messi a disposizione delle aziende per salvarle dal fallimento.
Ma dovrà essere imposto anche un cambiamento radicale nel comportamento delle persone: “Per esempio, non sarà più possibile prendere l’aereo come prima, o acquistare un prodotto su Amazon che arriva dalla fine del mondo in 24 ore. Quelli che se lo possono permettere potranno comprare macchine-razzo o SUV? Spero di no. I prodotti alimentari saranno trovati fuori dalle stazioni e nei negozi? No. Offerta e consumo dovranno cambiare rapidamente”.
Per agevolare questo cambiamento, è necessario che “beni e servizi ecologicamente e socialmente virtuosi” siano tassati poco, mentre tasse alte serviranno a penalizzare i “beni tossici”. E si dovranno emettere “valute locali” che consentano alle comunità minori di aiutare i più indigenti.
L’intervista viene accompagnata da un manifesto che contiene i “100 principi per un nuovo mondo”, i quali iniziano con il ritornello “è giunto il momento …”.
Ecco di seguito i più eloquenti, ordinati per temi, avendo come sfondo il mito del “buon selvaggio” e l’orizzonte della vita tribale autogestita, prospettiva già denunciata da Plinio Corrêa de Oliveira nel suo saggio profetico del 1977 Tribalismo indigeno: un ideale comunista-missionario per il Brasile del 21 secolo.
L’utopia del mondo nuovo – “È giunto il momento … di mettere insieme le prime pietre di un mondo nuovo” / “di un impulso sfrenato ad aprire nuove strade” / “di credere che un altro mondo sia possibile” / “per cambiare di paradigma”.
Reso possibile da un trasbordo ideologico – “È giunto il momento … di un nuovo modo di pensare” / “emanciparsi dai dogmi” / “di sbarazzarci dei nostri condizionamenti mentali individuali e collettivi” / “di creare una lobby delle coscienze”.
Verso uno stile di vita frugale – “È giunto il momento … di liberarci dai nostri vizi consumistici” / “della sobrietà” / “d’imparare a vivere più semplicemente” / “considerare l’insieme delle crisi ecologiche e climatiche , sociali, economiche e sanitarie un’unica crisi: una crisi di eccesso ”/“ di esonerare i servizi pubblici dalla legge del guadagno”.
A imitazione della vita tribale degli aborigeni – “È giunto il momento … di riconoscere l’umanità plurale” / “di coltivare la differenza” / “di ascoltare i popoli aborigeni” / “di collegare il nostro “io” al “noi”/ “di creare legami” / “della intelligenza collettiva”.
In armonia con la natura – “È giunto il momento … di riconciliarsi con la natura” / “di prendersi cura e riparare la natura” / “di rispettare l’integrità e la varietà di ciò che è vivo” / “di fare spazio al mondo selvaggio ” / “ di trattare gli animali rispettando i loro propri interessi”.
Non c’è dubbio che, se un’umanità presa dal panico si lascerà affascinare dall’incubo ecologista di Nicolas Hulot, il mondo di domani sarà radicalmente diverso. E se non si lascerà affascinare, dovrà combattere per impedire che questo gli sia imposto con la forza!