Appunti del convegno organizzato da Scienza e Vita di Pisa e Livorno, il 10 giugno 2011 nella sala della biblioteca del Seminario Arcivescovile di Pisa. Relatori: Francesco Agnoli, scrittore, Andrea Bartelloni, A.I.M.C. di Pisa.
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Nel cristianesimo, invece, già i Padri della Chiesa definiscono Gesù nello stesso tempo “medicus et infirmus”; un Dio che si incarna in un corpo è all’opposto delle altre religioni “spiritualiste”, dove il corpo era visto come prigione e limite. Il Dio cristiano ha elevato la debolezza umana a veicolo di carità e di salvezza, predicando, nel suo Credo, anche la risurrezione della “carne”.
Qualcuno ritiene, oggi, che il cristianesimo umilii la corporeità; in realtà il cristianesimo ha esaltato il corpo, come dimostra l’alta considerazione sempre riservata al lavoro manuale e alle sue espressioni. La pratica diffusissima del pellegrinaggio in Terra Santa si spiega proprio con il fortissimo desiderio di cercare, attraverso la visitazione di quei luoghi, le tracce fisiche del passaggio di Gesù Cristo; “noi nutriamo e vestiamo il Cristo”, diceva S. Gregorio Nazianzeno.
Il cristianesimo ha condannato sempre le pratiche magiche, l’alchimia, ecc., proprio per il profondo rispetto del corpo, che Dio ha condiviso con l’uomo, e della natura, che è opera di Dio. Ciò ha fatto dei monaci benedettini i primi “farmacisti” che “catalogano”, la natura, la studiano e la mettono al servizio dell’uomo. Platone riteneva degno di cura solo i cittadini liberi; il cristianesimo, invece, si rivolge a tutti , specialmente agli infermi.
Il primo “ospedale” conosciuto fu realizzato da San Basilio in Oriente (Cappadocia; IV° sec.). In Occidente due patrizie romane (Fabiola e Marcella) fondano, tra il IV e V, sec., le prime strutture di accoglienza per infermi, destinando i loro beni per accogliere malati e senza dimora (cd. “Xenodochi”, ricoveri per stranieri).
I monasteri furono il centro della rinascita culturale nell’alto medioevo, ma anche il centro irradiatore dell’ “ospitalità”. Seguendo la regola di San Benedetto i monaci, oltre a curare i propri confratelli, daranno accoglienza all’interno dei loro conventi a tutti gli infermi. Anche lo studio dell’ anatomia con la sezione dei cadaveri nasce nell’Italia cristiana (fine XIII° sec.) grazie ad un’ antropologia del tutto nuova: dopo la morte non era più necessario, come nelle altre tradizioni religiose o pagane (ed Alloween, in questo senso, ne rappresenta un revival), sottoporre a certi riti sepolcrali affinchè il defunto completasse il passaggio nell’aldilà.
Il suo fondatore (Mondino dei Liuzzi) operava all’università di Bologna (Stato Pontificio) e poteva sezionare due cadaveri a settimana con il permesso pontificio. Ancora molto più tardi (sec. XVI°) il grande Vesalio sarà costretto a venire a Padova perché, all’epoca, solo in Italia si potevano praticare le dissezioni. Anche le pestilenze sono molto interessanti per lo studio degli ospedali e del loro sviluppo.
Alcuni studiosi anglosassoni (tra cui Rodney Stark, in “L’ascesa e affermazione del Cristianesimo”, ed. Lindau), sostengono che proprio queste pestilenze, a seguito della tracollo dell’impero romano, contribuirono all’ affermazione del cristianesimo perchè solo esso poteva offrire una spiegazione “teologica” del dolore e della malattia (Cristo, prendendo su di sé la natura umana e con la Sua Passione, ha dato alla sofferenza un profondo significato di catarsi), da cui scaturiva quella fitta rete di solidarietà e di reciproco soccorso, aperta a tutti che aiutò l’umanità del tempo a risollevarsi.
Il terrore del contagio, che genera l’ “untore”, già presente nella peste di Atene descritta da Tucidide, viene in qualche modo esorcizzato dalla carità cristiana, mentre il mondo pagano (e possiamo dire anche quello moderno) fugge dinanzi ad esso.
Intorno all’anno 1000 vengono fondati moltissimi ospedali lungo le vie principali (es. la via Francigena. A Santa Maria della Scala di Siena l’ospedale é costruito di fronte alla chiesa; ma anche a Pisa l’ospedale di S. Chiara fu collocato nella magnifica scenografia del Campo dei Miracoli, accanto alla Battistero, alla Cattedrale e al Camposanto, che allegoricamente racchiudono l’intero ciclo della vita umana.
La struttura tipica é quella della corsia unica dove sono gli infermi; in seguito verranno creati I primi reparti. Accanto alle corsie, si aggregano anche altri servizi come il monte di pietà o l’orfanotrofio. E tutto questo si reggeva sul lavoro di religiosi e laici che prestavano la loro opera gratuitamente.
Si fondano, nel frattempo, anche veri e propri “ordini ospedalieri”, il più famoso dei quail è quello di San Giovanni di Gerusalemme (oggi di Malta) per soccorrere in Terra Santa i pellegrini; esso nasce come istituzione ospedaliera e poi, per difendere le loro vite, diverrà anche ordine militare. Si sviluppano, inoltre, “confraternite” di laici che si specializzano nelle varie opere caritative.
Nel 1400-1500 il “medico” diventa la figura centrale dell’ ospedale. Martin Lutero descrive gli ospedali italiani come un modello di efficienza. San Giovanni di Dio e Camillo de Lellis danno un impulso fondamentale al concetto moderno di “ospedale”.
Nel 1500 compare la sifilide che nel mondo farà milioni di morti. Un discepolo di Santa Caterina da Genova, Ettore Vernazza, fonda il primo ospedale degli “incurabili” (i sifilitici) a Genova, poi si sposta a Roma dove fonderà un altro ospedale (S. Giacomo) per gli stessi, così come a Napoli. Tornato a Genova dopo aver fondato un lazzaretto per gli appestati, vi morirà contagiato dalla malattia.