Centro Studi Tocqueville-Actonn
13 ottobre 2014
di Dario Antiseri
(Una versione ridotta di questo articolo è apparsa sul “Corriere della Sera” il 9 ottobre 2014)
1. Ai nostri giorni, quella del partito “ideologico”, cioè del partito custode dell’unica vera visione del mondo e dell’unica giusta società, è un’idea che, almeno in Occidente, troviamo sepolta sotto le macerie del Muro di Berlino. E il passaggio dal partito “ideologico” al partito “post-ideologico” è il passaggio dal partito concepito, abbracciato e difeso come fonte di Verità e come sorgente infallibile di soluzione per ogni problema, al partito pragmaticamente considerato come fonte di proposte per la soluzione di specifici problemi.
Fu questa già la posizione di M. Y. Ostrogorski o di quella “tattica delle singole iniziative” che G. Salvemini teorizzò nel suo “problemismo” o “concretismo” contro le chiacchiere dei “barbassori inconcludenti” e dei “fabbricatori del buio”. Tutto ciò sul presupposto che più idee in competizione nell’affrontare concreti e pressanti problemi non sono una miseria quanto piuttosto una ricchezza. Ed è ovvio che, in un orizzonte del genere, viene meno la portata presunta esplicativa ed insieme fortemente prescrittiva della tradizionale contrapposizione tra “destra” e “sinistra”.
2. “Fantasmi” vide già Luigi Sturzo nei concetti di “destra” e “sinistra”. E il 6 marzo del 1992, in una conferenza tenuta a Siviglia, Karl Popper dichiarava che «noi dovremmo tentare di occuparci di politica al di fuori della polarizzazione sinistra-destra». “Sinistra”-“Destra”: due concetti ormai non solo inutili ma addirittura dannosi – sogni manichei unicamente capaci di proibire soluzioni adeguate, empiricamente controllabili, di problemi reali occultati da fantasie olistiche di un avvento imminente di paradisi in terra.
3. Ebbene, nell’attuale Fiera di soggetti politici che da ogni parte seguitano a sbucare, con a capo piccoli consunti gerarchi, quel che colpisce è la totale assenza di una proposta cattolica. Già scomparsi dalla competizione elettorale – sia nelle elezioni nazionali che in quelle per l’Europa –, con il cappello in mano per elemosinare qualche posizione in Parlamento o attorno a qualche greppia di sottogoverno, i cattolici in politica fungono solo da ascari accampati in tende delle più diverse formazioni.
È stato Giuseppe De Rita, tempo addietro, a mettere il dito sulla piaga: in politica «l’appartenenza cattolica è diventata un elemento del curriculum individuale, non il riferimento a un’anima collettiva di proposta politica». E dimentichi di quanto nel dopoguerra i cattolici seppero fare per la ricostruzione del nostro Paese, i nostri eroi si beano al grido: «Non vogliamo morire democristiani”». E se è ben vero che il bavaglio spalmato di miele riesce a rendere taciturni anche i più loquaci, di “clarinetti” tuttavia non si nota l’assenza. In ogni caso, non inganni l’apparente ululato di qualcuno: non ci sono veri lupi, abbaiano solo cani da pagliaio addestrati alla professione della redditizia arte del servilismo.
4. Todi 1 aveva suscitato la grande e motivata attesa di un nuovo partito politico di cattolici. Calpestando idee, proposte ed articolati progetti elaborati alla luce della Dottrina sociale della Chiesa dalle diverse Associazioni presenti nel Convento di Montesanto, maneggioni di Palazzo – con la benedizione di qualche eminente ecclesiastico – a Todi 2 avevano già affossato ogni speranza e proibito al laicato cattolico più consapevole, meglio intenzionato e disponibile, di dare il proprio contributo alla vita politica italiana. D
alla diaspora all’assenza: questa, dunque, la strada battuta dall’intellighenzia culturale-politica cattolica. Un branco di paludati disertori incapaci, per esempio: di intercettare non poche legittime ragioni di protesta contro palesi ingiustizie, privilegi vergognosi ed osannati e corruzione le quali hanno dato sangue al Movimento 5 Stelle; di denunciare – tra un convegno e un meeting sul valore della persona – una legge, come quella elettorale, tramite la quale quattro Caligola nominano servi ubbidienti a difesa dei propri interessi e non di quelli dei cittadini; di venire incontro alla famiglia almeno con proposte relative alla costruzione, sempre più urgente, di nidi e asili per l’infanzia; di progettare efficaci rimedi contro l’abbandono scolastico; di contrastare riforme dell’Università, restando silenti, tanto per esemplificare, sull’applicazione meccanica, piuttosto che “oggettiva” cioè “funzionale”, del 3+2 (laurea breve – laurea magistrale), sulla abolizione delle Facoltà sostituite da Dipartimenti diventati il più delle volte luoghi di insanabili litigi, su di un concorso per idoneità a professore associato e a professore ordinario effettuato sulla base di sgangherati criteri bibliometrici; di portare con coraggio davanti all’Europa il dramma dell’immigrazione e farlo diventare un problema europeo; di proporre misure contro quegli impedimenti (fisco asfissiante, burocrazia opprimente, criminalità organizzata, giustizia civile alla paralisi, non erogazione del credito da parte delle banche) che sono causa di stragi di imprese con la conseguenza di una disoccupazione da far paura; di alzare la voce contro i tanti sprechi e le disfunzioni in ambito sanitario; di avanzare idee e di impegnarsi per il miglioramento culturale e civico di una TV pubblica e privata in gran parte involgarita, rissosa e scuola di servilismo. In questi ultimi anni è morta una scuola libera, cioè non statale, ogni tre giorni – ebbene, questo stillicidio liberticida ha lasciato e lascia nell’indifferenza più incomprensibile i politici cattolici imboscati nei vari partiti.
Ed è davvero irragionevole il sospetto che la difesa (quando c’è o ci è stata) dei valori non negoziabili da parte di soggetti politici estranei alla tradizione cattolica non sia puramente strumentale in vista, magari, di fare man bassa nei più svariati ambiti della vita sociale? Ma, poi, aveva torto Machiavelli a pensare che è meglio perdere con truppe fedeli piuttosto che vincere con bande di mercenari?
5. Non si tratta qui di erigere un tribunale sulle intenzioni dei cattolici impegnati in politica. Queste potranno essere – e in non pochi casi sicuramente lo sono – anche le migliori, le più degne. Solo che, soprattutto in politica, le buone intenzioni (sempre ed ovunque necessarie) non sono sufficienti, a parte il fatto che non è raro che esse si risolvano in esiti non solo diversi ma addirittura opposti a quelli intesi. Buone intenzioni e testimonianza morale in politica non bastano.
In politica contano i numeri. E dietro ai numeri ci deve essere una organizzazione guidata da uomini moralmente credibili e tecnicamente preparati – giacché, come sostenuto da John Stuart Mill, «non si possono fare grandi cose con piccoli uomini». La politica, insomma, la fanno i partiti. Don Luigi Sturzo un partito laico di ispirazione cristiana lo fece; e cosa sarebbe stata l’Italia del dopoguerra senza la D.C. di De Gasperi o la Germania senza la C.D.U. di Adenauer?
I cittadini cattolici possono legittimamente scegliere, come anche accadde nel dopoguerra e come è accaduto pure in seguito, e seguita ad accadere, di militare nelle più diverse formazioni politiche, ma perché non dovrebbe essere legittimo e auspicabile un partito di cattolici pronti a denunciare le violazioni dei diritti della persona – ovunque questi vengano calpestati o negati – e ad elaborare proposte e ad impegnarsi per ristabilirli?
6. Il mondo cattolico è un mondo ricchissimo di risorse umane, di competenze, di giovani generosi e ben preparati – un mondo di tantissima gente onesta, laboriosa e solidale – basti pensare alle Associazioni di volontariato, alla Caritas, alle scuole e agli istituti di formazione, ai centri di ascolto e a quelli antiusura. Ebbene, da chi è rappresentato politicamente questo vasto mondo? Perché insistere nel proibire a questo mondo di entrare nell’agone politico e di contribuire alla soluzione delle gravi difficoltà in cui versa il nostro Paese?
Dunque: restare inchiodati alla prospettiva funesta e senza futuro di una esangue intellighenzia o rimettersi con coraggio, progetti chiari e concreti e senso di responsabilità sulla strada dei “liberi e forti”? Chi sta tradendo il più vasto e sano mondo cattolico e, con esso, l’Italia?