Sono adolescenti, fanno sport e vanno bene a scuola, ma non sanno rinunciare alla “canna” e alle pasticche. Negli ultimi 5 anni l’età media si è abbassata fortemente.
di Pino Ciociola
Raccontando che la droga gira ormai anche fra i banchi delle prime medie, che lo spinello lo fumano ragazzini insospettabili che hanno bei voti e fanno s ort, e che sempre più spesso si tratta ragazzine. A proposito, neppure lo spinello è più quello di una volta, quello degli anni’ 70, quando conteneva al massimo il 2% di sostanza attiva: oggi ce n’è fino al 15 /16%, col risultato di provocare effetti allucinogeni che prima non si producevano.
Un quadro angosciante confermato dal direttore generale del Dipartimento nazionale contro le tossicodipendenze presso la presidenza del Consiglio, Andrea Fantoma: «Negli ultimi cinque anni l’età media di assunzione si è abbassata vertiginosamente – ha spiegato, anticipando alcuni dati della prossima “Relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze” -. È poi aumentato l’uso di amfetamine e, anche qui, gli assuntori sono giovani e giovanissimi. Di fronte a questo scenario; profondamente cambiato, occorre trovare soluzioni articolate per fornire risposte adeguate». Il punto è che l’allarme viene lanciato da molto tempo.
Fra luglio 1990 e dicembre 2000, ad esempio, erano stati segnalati ai Prefetti dalle forze dell’ordine (per detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale) 22.620 minorenni. Oppure si leggeva nella Relazione 1997 dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze” di Lisbona (l’agenzia dell’Ue) che «in alcuni Paesi dell’Unione un numero senza precedenti di ragazzi di età sempre più giovane ha iniziato a usare droghe sintetiche (…)».
E veniva sottolineata «la facilità con cui il consumo di droghe sintetiche oltrepassa i confini nazionali». Tutto questo senza dimenticare che, fra gli operatori pubblici e privati (cioè Sert e Comunità terapeutiche), le prime grosse preoccupazioni sull’età in discesa di chi assume sostanze stupefacenti risalgono almeno al 1993, durante la prima Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze a Palermo.
Sono passati dodici anni. E adesso uno dei risultati è questo: «Ci sono in Calabria ragazzini, ma anche ragazzine, di 11,12 anni che fumano marijuana e cannabis e quando arrivano a 14 o 15 sono dipendenti dall’eroina e dalla cocaina. Tanto da chiedere aiuto al Sert. E al mattino, prima di recarsi a scuola, passano e ritirano la loro terapia», raccontava ieri Bernardo Grande, sociologo, direttore del Sert e del Dipartimento delle dipendenze della Asl 7 di Catanzaro.
Ma non crediate c’entrino fattori geografici. «Si è abbassata a 13, 14 anni l’età del primo contatto con la cannabis – diceva Edo Polidori, responsabile del Sert di Faenza – perché in realtà si stanno modificando in termini assoluti i costumi, i valori, il modo di affrontare la vita. E di conseguenza anche il rapporto che i giovanissimi hanno con le sostanze che possono dare dipendenza, legali o illegali, è cambiato. Si è “normalizzato”».
Ultima conferma. Hashish e marijuana sono gli stupefacenti maggiormente consumati dai giovani. Lo sottolinea l’indagine Espad Italia 2003, condotta dal Cnr e presentata sempre ieri al Congresso della Federserd. Un’indagine su 27.392 ragazzi tra 15 e 19 anni, e alla quale viene fuori che appunto la sostanza più utilizzata è l’hashish-marijuana: tra i maschi (32,7%) e tra le femmine (22,9%). Al secondo posto c’è la cocaina (6,3% maschi e 3% femmine). Al terzo l’ eroina “fumata” (3,5% ragazzi e 2% ragazze), modalità meno invasiva della siringa, ma anche meno riconducibile al “tossico di strada”. Non manca infine l’ecstasy: ne prendono il 3,8% di maschi e l’1,6% di femmine.