Farmacologi e tossicologi si appellano al ministero della Sanità perché si opponga alla legalizzazione delle droghe «leggere»
Chi fuma hashish e marijuana rischia il tumore al polmone. l’Aids e l’epatite
Spinello uguale cancro ed altro. Chi fuma marijuana ha un rischio di cancro al polmone doppio rispetto a chi fuma tabacco ed il suo sistema immunitario è indebolito al punto da favorire devastanti infezioni da parte dei virus dell’epatite e dell’Aids. Per questo le «droghe leggere» non debbono essere assolutamente liberalizzate. Lo hanno affermato ieri a Milano il professor Giancarlo Pepeu, presidente della Società italiana di Farmacologia ed il professor Pier Francesco Mannaioni, presidente della Società italiana di Tossicologia durante la conferenza stampa del I Congresso Europeo di Farmacologia organizzato dall’Ephar e dalla Fondazione Giovanni Lorenzini, presiedute dal professor Rodolfo Paoletti.
Il parere negativo sulla proposta di legge presentata il 20 luglio 1994 dal deputato Corleone è contenuto in un documento inoltrato al Ministero della Sanità.
Secondo gli esperti, chi fuma cannabis e derivati deve sapere che: «il principio attivo (Thc) si accumula nel suo organismo ed è necessario un mese per la sua completa eliminazione; l’incidenza della schizofrenia è sei volte più alta nei consumatori di hashish; gli effetti del Thc sull’apparato cardiocircolatorio predispongono all’angina di petto, all’infarto del miocardio e all’emorragia cerebrale; il rischio di cancro del polmone è doppio rispetto a chi fuma tabacco; il sistema immunitario è indebolito; il diabetico vedrà aggravarsi la sua malattia; chi soffre di diminuita potenza sessuale vedrà il suo “drive” ancora più ridotto».
Per quanto riguarda il ruolo del fumo di una sigaretta di marijuana nello sviluppo del cancro il professor Mannaioni ha spiegato che «ci sono le stesse quantità di ossido di carbonio, di acido cianidrico, di acetaldeide, di acroleina e nitrosamine del tabacco, con l’eccezione degli idrocarburi cancerogeni (benzantracene e benzopirene) che sono contenuti in quantità doppia nella sigaretta di marijuana rispetto al fumo di una sigaretta di tabacco. Quindi chi fuma marijuana deve sapere di correre il rischio del cancro al polmone in misura doppia rispetto a chi fuma tabacco».
Secondo il professor Pepeu «è prevedibile che una larga diffusione dell’uso della cannabis porti ad aumento del numero degli incidenti stradali durante l’intossicazione acuta (rilassamento, sonnolenza, lievi alterazioni della percezione, alterazione del senso del tempo e della distanza, deficit della memoria recente, alterata coordinazione motoria), aumento di casi di psicosi in soggetti normali ma soprattutto in pazienti mentali, aumento di patologie a carico dell’apparato cardiocircolatorio e respiratorio, aumento dei casi di sindrome amotivazionale nei giovani con conseguenze personali, familiari e sociali. Infine aumento del rischio di patologie infettive, tumorali, di alterazioni delle funzioni riproduttive e di disturbi nello sviluppo postnatale».
Secondo gli esperti riuniti a Milano, infine, occorre tenere presente che l’80 per cento degli eroinomani riferisce di aver iniziato il lungo e doloroso cammino sulla via della droga partendo dai derivati della cannabis.