Dal sito Neodemos 9 maggio 2017
di Elena Ambrosetti, Livia Ortensi, Cinzia Castagnaro, Marina Attili
A partire dagli anni ’80, il rapporto di mascolinità alla nascita è cresciuto notevolmente in alcuni paesi, soprattutto asiatici, e ci si aspetta che rimanga significativamente più alto di quello teoricamente atteso almeno per i prossimi 30 anni, distanziandosi in maniera evidente da quella “costante demografica” per cui, in condizioni non perturbate, nascono mediamente circa 106 maschi ogni 100 femmine.
E’, ad esempio, il caso di Cina (115,9 nel 2014), Azerbaijan (115,6 nel 2013), Vietnam (112,2 media 2013/2014), India (110,0 media 2011/2013) e Albania (109,0 media 2012/2013 – Figura 1). Valori così elevati si spiegano solo con pratiche di selezione prenatale, dovute alla preferenza delle coppie per il figlio maschio. La preferenza per il figlio maschio è molto diffusa nei sistemi sociali patrilineari, in particolare nei paesi del Sud Est asiatico. Le bambine che mancano all’appello, al momento della nascita, conseguenza diretta di tale pratica, secondo stime recenti (Bongaarts e Guilmoto, 2015) sarebbero state quasi 1,7 milioni in tutto il mondo.
Cosa succede quando si emigra
Il crescente numero di migranti internazionali in tutto il mondo, e soprattutto di coloro che provengono dall’est e dal sud-est asiatico, sembra condurre a una esportazione della pratica della selezione del sesso del nascituro nei paesi di accoglienza. E in effetti il rapporto di mascolinità alla nascita è superiore alla costante biologica nelle popolazioni immigrate provenienti dal sud-est asiatico e, recentemente, anche dall’Albania: lo si è osservato negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada, in Spagna, in Norvegia, in Grecia, in Australia e in Italia.
Negli anni dal 2005 al 2015, mentre il rapporto di mascolinità alla nascita per le nascite da coppie italiane si è mantenuto tra 105,7 e 106,1, esso è un po’ più alto per le coppie straniere: tra 106 e 107, ma molto di più per alcune di esse come ad esempio indiani e cinesi (Figura 2 e Tabella 1). A partire dal 2008, anche i nati da coppie albanesi mostrano uno squilibrio del rapporto di mascolinità, e questo tenendo conto della variabilità casuale insita in questo indicatore, legata alla numerosità degli eventi (nascite). Invece, non si rilevano squilibri nei dati riferiti alla popolazione proveniente da Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka nonostante la preferenza culturale per i maschi rispetto alle femmine sia fortemente radicata anche in questi paesi.
Di particolare interesse infine il caso della Tunisia: alla stregua di quanto accade nel paese di origine (Guilmoto, 2015) il rapporto di mascolinità alla nascita per le nascite da coppie tunisine è stato in media di 108,4 per il periodo 2005-2015. Tuttavia, a causa del ridotto numero di nascite, se consideriamo l’intervallo di confidenza, tale valore in media non è statisticamente diverso da 105 (fatta eccezione per il 2013). Sarà quindi importante monitorare l’evoluzione futura di tale indicatore per le coppie tunisine residenti in Italia.
La selezione prenatale in base al sesso aumenta con l’ordine di nascita (Guilmoto, 2009 e 2015; Park e Cho, 1995). Per le prime nascite, infatti, si lascia spesso agire il caso, ma si selezionano le nascite successive al fine di avere il numero desiderato di maschi. Per analizzare il rapporto di mascolinità alla nascita per ordine di nascita abbiamo stato condotto uno studio preliminare per i figli nati da coppie straniere. I risultati preliminari dell’analisi del rapporto per sessi alla nascita stratificata per ordine di nascita mostrano che il rapporto di mascolinità alla nascita è al di sopra della costante biologica per il periodo 2005-2015 per i nati da coppie albanesi, cinesi e tunisine a partire dal terzo figlio e da coppie indiane a partire già dal secondo figlio.
Il fenomeno della selezione dei sessi prima della nascita risulta rilevante anche nel contesto migratorio italiano. Nonostante l’effetto selettivo della migrazione persistono anche in coloro che lasciano il paese d’origine comportamenti discriminatori nei confronti delle figlie femmine. Nel futuro sarà importante monitorare questo fenomeno che solleva indubbiamente questioni di etica, ad esempio rispetto all’opportunità di comunicare il sesso del nascituro contestualmente all’esito di esami pre-natali effettuati in un’età gestazionale in cui è ancora possibile abortire legalmente.
Per saperne di più
Ambrosetti, E., Ortensi, L., Castagnaro, C., & Attili, M. (2016). “Sex imbalances at birth in migratory context: evidence from Italy”. Genus, 71(2-3): 29-51.
Bongaarts, J., and Guilmoto C. Z. (2015) “How many more missing women? Excess female mortality and prenatal sex selection, 1970–2050”. Population and Development Review 41(2):241-269.
Guilmoto, C. Z. (2009). “The sex ratio transition in Asia”. Population and Development Review, 35(3), 519-549.
Guilmoto C.Z. (2015) “The Masculinization of Births. Overview and Current Knowledge”, Population, 70(2): 183-244.
Park, C. B. and N.-H. Cho. (1995). “Consequences of son preference in a low-fertility society: Imbalance of the sex ratio at birth in Korea” . Population and Development Review,
21(1): 59–84.