Tempi 5 Giugno 2018
Gli autori de “La tentazione radicale” sono stati accusati di islamofobia, ma un quarto degli studenti musulmani non condanna le stragi terroristiche e il 20% approva la difesa della religione «con le armi».
di Leone Grotti
«I risultati della nostra indagine sulla radicalizzazione religiosa degli studenti francesi di scuole superiori sono in contrasto con la maggior parte dei lavori condotti in Francia in precedenza sui giovani di origine immigrata o i giovani musulmani. Non sono le discriminazioni che hanno subito (anche se sono reali) o le condizioni sociali a portare al radicalismo religioso ma […] una certa concezione fondamentalista dell’islam». Bastano queste poche dichiarazioni di Olivier Galland per capire perché il suo studio ha fatto tanto scalpore in Francia, attirandosi miriadi di accuse di razzismo e islamofobia.
LA TENTAZIONE RADICALE.
Dopo gli attentati del gennaio e del novembre 2015 alla redazione parigina di Charlie Hebdo, all’Hyper Cacher e al Bataclan, il Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs), la più grande organizzazione di ricerca pubblica in Francia, ha deciso di realizzare uno studio sull’entità della radicalizzazione tra i giovani e i motivi che spingono tanti ad abbracciare la violenza. Dopo oltre tre anni, lo studio è uscito ad aprile con il titolo La tentazione radicale. Gli autori sono due: Galland, attuale direttore del Cnrs, e Anne Muxel, i quali hanno guidato un’equipe di ricercatori che ha intervistato oltre 7.000 giovani tra i 14 e i 16 anni, soprattutto musulmani.
«SE LA SONO CERCATA».
I risultati dell’inchiesta sono stati definiti «scioccanti» dai giornali francesi. Il 32 per cento dei musulmani è «assolutista» riguardo alla religione, rispetto al sei per cento dei cristiani. Il 20 per cento dei musulmani dichiara «accettabile in alcuni casi nella società di oggi combattere con le armi in pugno per la propria religione». Un quarto degli studenti interpellati non condanna gli attacchi contro Charlie Hebdo e il Bataclan, mentre l’80 per cento ritiene che non si può fare satira sulle religioni. Per quanto riguarda gli studenti delle scuole superiori tolleranti nei confronti della violenza e radicali nella propria visione religiosa, tra di loro il 70 per cento non condanna gli attacchi a Charlie Hebdo e all’Hyper Cacher. Estratti del sondaggio pubblicato dal Monde riportano testimonianze di chi crede che i giornalisti di Charlie «se la sono cercata».
PROCESSO ALLE INTENZIONI.
C’è dunque, secondo lo studio, un «effetto islam preponderante » nell’adesione dei giovani alla radicalizzazione religiosa: «L’effetto dell’appartenenza all’islam sull’adesione a idee assolutiste in materia religiosa, come la giustificazione della guerra religiosa, è nettissima». Tutti hanno accusato Galland e Muxel di aver impostato lo studio per stigmatizzare i musulmani, ma il direttore del Cnrs ha risposto parlando al Figaro: «Queste accuse sono un processo alle intenzioni. Non si può negare che in Francia e nel mondo l’estremismo religioso si è sviluppato nel nome dell’islam. Questo non significa che tutti o una parte significativa dei musulmani aderiscano a questa visione, ma negare il legame sarebbe assurdo».