Newsletter di Giulio Meotti
14 Agosto 2021
Il saggio del cardinale Robert Sarah. La barbarie di chi sradica simboli, di chi dice a un bimbo di quattro anni di cambiare sesso, di chi chiama “razzista” Beethoven o abbandona un paese ai mostri
di Giulio Meotti
Il dubbio si è impadronito del pensiero occidentale, intellettuali e politici allo stesso modo descrivono l’impressione di una caduta”. Scrive così su Le Figaro il cardinale Robert Sarah, che si domanda: “Nel crepuscolo dell’Impero Romano, la Chiesa seppe trasmettere la fiamma che i barbari minacciavano di spegnere. Ma oggi ha ancora i mezzi e la volontà?”.
Il rischio, conclude Sarah, è che l’Occidente diventi “una vasta distesa di sabbie mobili. L’angoscia di un pericolo imminente è il segno distintivo dei tempi dei barbari”. La barbarie assume molti volti. Basta leggere le notizie dell’ultima settimana. La barbarie multiculturale che spinge la responsabile per l’integrazione di Berlino, la senatrice della Linke Elke Breitenbach, a rifiutarsi di usare l’espressione “delitto d’onore” nel caso di una donna afghana uccisa dai familiari per aver abbracciato lo stile di vita occidentale (Saman Abbas è come “svanita” nel nulla…)
La barbarie della tabula rasa raccontata dal National Catholic Register. A Ventura, in California, la statua di Junípero Serra non c’è più. Il francescano spagnolo del XVIII secolo fondò il più grande e popolato stato americano è stata rimossa, perché Serra ora è solo un “razzista genocida”, un colonizzatore europeo “bianco”, “suprematista e schiavista”. A Santa Barbara, la statua di Serra fuori dalla bella chiesa da lui fondata è stata dipinta di rosso e decapitata. Quella davanti al Municipio di San Buenaventura abbattuta.
A San Diego, il nome di Serra è cancellato dalle scuole. La barbarie della cancel culture che fa sì che una celebre autrice inglese per bambini, accusata di “razzismo”, annunci l’intenzione di riscrivere i propri libri (ah, quanti libri pubblicati nell’ultimo secolo andranno riscritti o distrutti per “offesa” al comune sentire). La barbarie liquida che si palesa in Scozia. “I bambini di quattro anni possono cambiare sesso nelle scuole scozzesi senza il consenso dei genitori”, titola Newsweek.
Dalle scuole elementare agli asili, il governo di Edinburgo, racconta il Telegraph, ha appena deciso che dai quattri anni si potrà cambiare sesso “senza il consenso di madre e padre”. La barbarie dell’autocensura che ci intima di occultare sistematicamente l’uccisione da parte dei jihadisti di 43.000 cristiani in Nigeria, il più grande paese africano trasformato in un cimitero di “infedeli” La barbarie woke che spinge il colosso Nike a produrre una pubblicità in cui la storia greca è liquidata come “razzista e patriarcale”.
La barbarie dolce che fa sì che l’Inghilterra decreti la morte di una bambina ebrea di due anni disabile, Alta Fixsler, nel suo “miglior interesse”, nonostante i genitori volessero portarla in Israele, dove c’è stata una mobilitazione in suo favore. La barbarie della damnatio memoriae descritta da Heather Mac Donald del Manhattan Institute in un lungo saggio appena apparso in due puntate sul City Journal. “La Quinta di Beethoven e il Flauto Magico di Mozart?
Suprematismo bianco”. Grandi orchestre, critici e scuole musicali in America sono state devastate dall’ideologia neorazziale. “Ascolti il Messiah di Handel? Sei razzista”. La barbarie talebana contenuta in un titolo di Bloomberg: “I Talebani stanno andando porta a porta compilando elenchi di donne tra i 12 ei 45 anni affinché i loro combattenti possano sposarle”.
Ma questa barbarie ne rivela un’altra, la barbarie della codardia di chi ha appena abbandonato a dei mostri (lo ha appena detto anche l’ex ambasciatore di Obama a Kabul) un intero paese e i suoi milioni di donne, l’Afghanistan, abdicando alle proprie responsabilità, come si abbandona un figlio appena nato. “Che aspettiamo, raccolti nella piazza? Oggi arrivano i “barbari”, recita una famosa poesia di Konstantinos Kavafis. Ma i barbari non arrivavano mai. Noi siamo talmente immersi nelle sabbie mobili che non ci siamo accorti che i barbari erano già qui.