La Libertà 23 Gennaio 2023
La mattina del 18 gennaio è improvvisamente deceduta Adriana Malatesta, madre dell’Arcivescovo Morandi. Pubblichiamo l’omelia tenuta dal vescovo Giacomo nella Messa esequiale, celebrata venerdì 20 gennaio nella Cattedrale di Modena
Il libro dei Proverbi è un testo sapienziale che desidera trasmettere alle nuove generazioni quella sapienza che scaturisce dall’ascolto della Parola, dalla meditazione della Legge ma soprattutto e prima di ogni altra cosa, dall’esperienza della vita e dalla testimonianza di chi ci ha preceduto.
Al termine di questa raccolta di detti sapienziali e riflessioni, l’autore vuole riassumere il suo insegnamento, offrendo un affresco, in cui poter contemplare con un colpo d’occhio quell’ideale di vita piena e feconda a cui i giovani possano ispirarsi per le loro scelte e i loro progetti.
Il testo che abbiamo ascoltato è una parte di questo affresco, l’autore vede realizzato il suo ideale in questa donna di cui tesse l’elogio- come moglie e madre premurosa – che ha orientato e speso tutte le sue doti e le sue risorse per il bene della sua famiglia.
Tante volte ho letto e commentato questo testo, avendo ben presente nella mia mente e soprattutto nel mio cuore la testimonianza della mamma Adriana.
Carissima Mamma, hai avuto una vita intensa che si apriva presto alla mattina e si concludeva a sera tardi, con quella laboriosità infaticabile tipicamente veneta e una grande capacità di sacrificio, per provvedere alla tua numerosa famiglia, insieme al caro Papà Adolfo che condivideva con te la gioia, la responsabilità e i sacrifici.
I cibi preparati con cura, meticolosità e abbondanza, la tua felicità nel provvedere ai vestiti di tutti, specie per l’inverno, con gli immancabili passamontagna, il rincalzare le coperte del letto alla sera che sembrava di essere dentro a uno scafandro. I tuoi detti proverbiali che ormai sono diventati una tradizione di famiglia…
L’unica cosa che non si adattava a te e che nel testo dei Proverbi invece viene sottolineato è che queste donna dà ordini alle sue domestiche. Non avevi domestiche, d’altra parte dato il tuo temperamento e anche grazie a una sana gelosia della tua famiglia, dei tuoi figli e dei tuoi spazi, l’eventuale domestica sarebbe stata più una martire che un aiuto. Le cose andavano fatte bene secondo i tuoi tempi e le tue modalità.
Una fede semplice e solida la tua, oserei dire granitica, cresciuta tanto anche grazie al Papà Adolfo, una fede alimentata dalla tua preghiera e dalla comunione quotidiana.
Ricordo bene quante volte mi hai salvato, durante qualche cena, dalle domande precise e pressanti del Papà su argomenti difficili e spinosi della Sacra Scrittura, dicendo che ero stanco; oppure quando il Papà faceva osservazioni sulle mie prediche, soprattutto sulla lunghezza, mi dicevi di non ascoltarlo.
La mamma scusa sempre! Solo quando sono partito per Roma hai protestato e quando ti ho detto che bisogna obbedire al Papa, mi hai risposto con la tua semplicità disarmante: e alla mamma no? E infine quando sono rientrato in Emilia, e soprattutto a Reggio Emilia, eri contenta: in fondo le tue preghiere erano state esaudite, e anche le mie.
Ringrazio il Signore che in questi anni sei stata custodita con amore e premura da Filippo e Gabriella e dai tuoi amati nipoti. La vita non ti ha risparmiato prove e difficoltà e soprattutto il dolore più grande per una mamma: la perdita di un figlio, il caro Emmanuele. Un dolore tenuto nascosto con riserbo nel tuo cuore.
E in questi ultimi mesi alla cara Gabriella confidavi: “Sono stata fortunata, ho avuto la famiglia che volevo, anche nelle disgrazie. Quando penso ad Emmanuele, penso di essere stata troppo orgogliosa, forse il Signore mi voleva far capire che i figli sono suoi. Ma è un dolore che nessuno dovrebbe sentire, non ci penso perché si impazzisce… ma il Signore sa”.
Certo il Signore sa e conosce il nostro cuore e, come dice l’Apocalisse, asciuga ogni lacrima dai nostri occhi (cf. Ap, 21,4). E oggi il Signore consola noi con queste parole: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Vado a preparavi un posto. Non abbiate timore, se mi amaste vi rallegrereste che io vado al Padre” (Gv 14,1-5.27-29).
In questi giorni un amico mi ha scritto ricordando che, in occasione della morte della sua mamma, un missionario gli aveva rammentato un detto che presso le popolazioni in cui svolgeva il suo ministero viene ripetuto in queste circostanze a chi fa loro le condoglianze: “Non dovete rattristarvi. Noi siamo il sorriso di chi ci ha preceduto”.
Da allora, continuava questo amico, quando penso alla mamma cerco di sorridere e di sorriderle, rinsaldando così il legame che ci unisce.
Signore, ti chiediamo la grazia di potere essere questo sorriso grato e colmo di riconoscenza per la Mamma che ci hai donato; preghiamo per lei, perché su quella soglia della Gerusalemme celeste i primi a sorriderle siano il caro Papà Adolfo e l’amato figlio e nostro fratello Emmanuele.
+ Giacomo Morandi
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Sulla morte: