da Tempi.it 28 Giugno 2019
Bisogna basarsi sui «fatti», non sulla «propaganda». Intervista al professor Ricci, tra i firmatari dell’appello “Clima, una petizione controcorrente”
Emanuele Boffi
«Non si può prendere una ragazzina e mandarla in giro per il mondo a “lottare”, ho proprio sentito usare questo verbo come slogan nelle varie manifestazioni di piazza, contro il cambiamento climatico. Ma che significa? È un’affermazione che ha la stessa logica di chi afferma di volere “lottare” contro il fatto che la terra giri su se stessa».
Renato Angelo Ricci, professore emerito di Fisica all’Università di Padova, già presidente della Società italiana di Fisica e della Società europea di Fisica, è tra i firmatari di “Clima, una petizione controcorrente” pubblicata qualche giorno fa dall’Opinione.
Cosa “non” sappiamo
La lettera, indirizzata ai politici, raccoglie le firme di studiosi, professori, esperti di alto livello sul tema del “riscaldamento globale antropico”. Oltre a Ricci, l’hanno sottoscritta personalità accademiche importanti come Uberto Crescenti, Franco Prodi, Antonino Zichichi. La missiva è ricca di dati, spiegazioni, «fatti», come scrivono i firmatari, per richiamare tutti a un sano realismo di fronte ai sempre più frequenti allarmismi climatici.
«La nostra petizione – spiega Ricci a tempi.it – vuole rimettere le cose un po’ in ordine e riportare il problema sui sentieri di un serio dibattito scientifico. Spiegare cosa sappiamo a proposito di cambiamenti climatici e, soprattutto, cosa “non” sappiamo. Perché, vede, la prima questione da puntualizzare è proprio questa: è più quel che non si sa, di quel che si sa. Uno scienziato che si voglia serio, che non si faccia guidare dalla propaganda e che non si lasci trascinare in polemiche e allarmismi inutili, deve basarsi sui fatti, essere disposto a proporre ipotesi che possano essere discusse, non accontentarsi di modelli, considerati infallibili, che prefigurano opinabili scenari. Insomma, deve seguire il metodo galileiano. Altrimenti il suo non è un atteggiamento scientifico, ma fideistico».
Posizione anticatastrofista
La petizione tocca diversi punti oggi al centro della discussione pubblica, andando a smontare diverse affermazioni che ormai, come nota Ricci, «sono diventate “verità incontrovertibili”. Ma dire “verità incontrovertibili” nel linguaggio scientifico è una bestemmia.
Permettere poi che si confonda il problema climatico con le giuste preoccupazioni relative all’inquinamento (la Co2 non è un inquinante, semmai un gas serra, meno importante ad esempio del metano e del vapore acqueo) e con altri problemi ambientali reali è mistificante. La nostra è una ferma posizione anticatastrofista analoga a quella di anni fa contro i falsi allarmismi dell’”elettrosmog” e degli Ogm (organismi geneticamente modificati)».
Miliardi di euro
Il lettore avrà la pazienza di seguire il link sopra riportato per approfondire le tematiche toccate dalla petizione, qui si riporta l’osservazione di Ricci che si dice sconcertato dal fatto che «ormai pare non si possa più discutere di nulla. Chi pone dubbi sui cambiamenti climatici d’origine antropica è messo al bando. È qualcosa di assurdo. Ormai ci sono scienziati che devono aspettare la pensione per potere dire cosa pensano perché, se solo lo facessero mentre sono in attività o se solo osassero mettere in discussione le tesi dell’Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), sarebbero subito additati come “negazionisti”, imbecilli o addirittura criminali».
Risultato? «Il risultato è che poi i responsabili dei vari Stati prendono provvedimenti in base a questi assunti e spendono miliardi di euro che potrebbero essere destinati a cause migliori».
Il clima cambia
I cambiamenti climatici ci sono sempre stati e ci saranno sempre (per dirla con Franco Prodi, quel che è certo del clima è che cambia). Nella petizione si ricorda «che il riscaldamento osservato dal 1900 ad oggi è in realtà iniziato nel 1700, cioè al minimo della Piccola Era Glaciale, il periodo più freddo degli ultimi 10.000 anni». Al contrario, «l’origine antropica del riscaldamento globale è una congettura non dimostrata, dedotta solo da alcuni modelli climatici, cioè complessi programmi al computer, chiamati General Circulation Models».
Ricci e gli altri scienziati contestano in particolare due “dogmi”: «Il primo – ci spiega il professore – è l’assunto secondo cui il “riscaldamento globale è appurato che sia di origine essenzialmente (al 99%!) antropica”. Il che discende dalla sequenza riduttiva: cambiamento climatico = riscaldamento globale = riscaldamento globale antropico. Una semplificazione senza significato. Se stiamo ai dati, non è scientificamente realistico attribuire all’uomo la responsabilità quasi totale del riscaldamento osservato dal secolo passato ad oggi. Chi lo fa, si affida a modelli che sovrastimano l’incidenza antropica mentre sottostimano la variabilità climatica naturale, fenomeno assai complesso che implica l’uso di numerosi parametri, molti dei quali tutt’altro che definiti».
La natura governa il clima
Assunto numero due. A Ricci e agli altri che s’oppongono alla vulgata allarmista non va giù che sia fatta passare l’affermazione secondo cui «il 97 per cento degli scienziati sono d’accordo sul fatto che i cambiamenti climatici sono d’origine antropica. A parte il fatto che le verità scientifiche non si affermano a colpi di maggioranza (Galileo insegna), ciò comunque non è vero, è falso. Come abbiamo ricordato anche nella petizione, già moltissimi autorevoli colleghi come quelli (migliaia) riuniti intorno al fisico Frederick Seitz, già presidente della National Academy of Sciences americana, oltre a quelli aderenti al Non-governamental International Panel on Climate Change (Nipcc), sostengono che “la natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima”».
Altri dieci anni. Ancora
Semmai, aggiunge Ricci con amara ironia, «l’unico 99 o 97 per cento di consensi che si raccoglie attorno a una tesi è costituito dalla grande stampa e dai mezzi di comunicazione (purtroppo anche di divulgazione scientifica, che confondono opportunisticamente un sano scetticismo e dubbio scientifico con le banalità delle fake news) schierati compattamente dalla parte di chi sostiene il riscaldamento globale antropico. E, così, ogni dieci anni, ci dicono che abbiamo solo dieci anni per salvare il pianeta. Ne sono passati più di trenta. Ormai non si è perso solo il lume della ragione scientifica, ma anche il senso del ridicolo».