L’origine della moralità: il sì di Pietro – Giussani

Il Nuovo Arengario 30 Giugno 2024

Alcuni brani tratti da conferenze di mons. Luigi Giussani

«(…) Lo fissò e immaginiamoci come Pietro si sentì il peso di quello sguardo per essersi ricordato del tradimento di poche settimane prima; e di tutto quello che aveva fatto – si era fatto perfino chiamare Satana da Cristo: vai lontano da me Satana scandalo per me, per il destino della mia vita –  (…) e gli venne in mente anche tutto il resto e si sentì schiacciato sotto il peso della sua incapacità ad essere uomo. E quello lì vicino che gli dice: “Simone”, – immaginate come dovesse tremare –  “mi ami tu?”

(…) proviamo ad immedesimarci nell’animo di quell’uomo schietto e rude che aveva davanti al Signore l’anima tutta piena del suo tradimento. Il suo tradimento era semplicemente l’epifania, il manifestarsi di qualcosa che aveva dentro; cioè di una ruvidità, di una ingenuità, di una caparbietà, di una paura, di una timidezza, di una vigliaccheria, di una meschinità che era lui. Aveva l’animo pieno di questo e davanti a quella domanda tutto veniva a galla. Il tradimento era come una punta rivelatrice. Veniva a galla la sua miseria».

«La Chiesa ci farebbe dire: per celebrare i santi misteri riconosciamo di essere peccatori. Simone si è sentito in tutta a sua pochezza, pusillanimità, meschinità d’uomo. “Simone, mi ami tu più di quanto mi amino gli altri?»

«Quanto ha detto: “Signore, certo io ti amo” ; quando ha detto “Signore tu sai tutto”. Nonostante queste apparenze; nonostante le apparenze di me a me stesso, Tu sai che ti voglio bene. Ti voglio bene vuol dire: ti voglio, e ti voglio vuol dire: ti affermo, riconosco che sei per me e per tutto»

«E’ questo lo sconvolgimento del moralismo e della giustizia fatta con le nostre mani. Quello li era un povero peccatore come me e come te. Era uno che aveva tradito in maniera indecente, a memoria nostra come così spudoratamente non c’è mai stato, era pieno di errore, eppure Gli voleva bene»

«Se cercate di immedesimarvi in questa situazione tremate adesso; soltanto pensandoci a questa scena così drammatica e costruttiva, espositrice, esaltatrice dell’umano. Il dramma è ciò che esalta i fattori dell’umano. E’ la tragedia che li annichilisce. Il nichilismo porta alla tragedia. Questo incontro porta nella vita il dramma, che è il rapporto vissuto tra un “io” e un “tu”»

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