Lucia e Settimio Manelli: coniugi, genitori di famiglia numerosa e santi

Lucia e Settimio MannelliLa Croce quotidiano 16 Febbraio 2017

Un nuovo libro sui Servi di Dio Licia e Settimio Manelli, genitori di una famiglia numerosa e cristiana, per i quali è in corso il processo di beatificazione

di Sara Deodati

Chi sono i Servi di Dio Licia Gualandris (1907) e Settimio Manelli (1886-1978)? Si tratta di due sposi cristiani, terziari francescani, modelli di virtù nella loro lunga vita cristiana vissuta nel travagliato secolo XX. Credettero tanto nella famiglia da aprirsi alla vita fino a ventuno volte. Sì, infatti, i coniugi Manelli ebbero ben 21 figli, tra i quali anche quel Padre Stefano Maria Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata.

Seguendo questo nuovo agile ma suggestivo libro biografico di Giuseppe Brienza, intitolato Filosofia della vita dei Servi di Dio Licia e Settimio Manelli [con una “Presentazione” di P. Serafino Tognetti, Superiore Generale della Comunità dei Figli di Dio, Giuliano Ladolfi editore, Borgomanero (Novara) 2017, pp. 70, € 10], ne possiamo riscoprire la meravigliosa vita, cominciando da quella di Settimio Manelli, che nasce a Teramo (Abruzzo) il 25 aprile 1886 e morì nel 1978, proprio nel giorno della festa della Beata Vergine del Buon Consiglio, della quale fu molto devoto durante la sua lunga vita.

Appassionato dell’arte e della cultura in ogni campo del sapere umanistico, Settimio si laureò in Lettere e Filosofia presso l’Università di Catania e divenne Professore e Preside nelle Scuole medie. Fu studioso, poeta e scrittore, uomo di vasta e profonda cultura, con un’anima altamente poetica e sensibile al “Bello”. Lo testimoniano le sue prime produzioni letterarie: “La canzone del Kaiser”, “Ex Kaiser”, “Spartaco”, che rivelano il suo ricco mondo interiore e insieme le ansie e le speranze dell’uomo di ogni tempo. Trascorse i primi quarant’anni della sua vita immerso nelle attrattive del mondo, ma senza essere esente da inquietudini, malesseri e difficoltà. Nel 1924 incontrò san Pio da Pietrelcina, il Santo cappuccino stigmatizzato, per opera del quale si convertì e divenne suo fedelissimo figlio spirituale. Da quel momento, come ha riconosciuto Mons. Slawomir Order, già postulatore della causa di San Giovanni Paolo II, il prof. Manelli «iniziò una nuova vita tutta protesa verso la santità liberandosi con sollecitudine da tutto ciò che impediva o rallentava la sua ascesa a Dio e rinunciando alle attrattive mondane» [Mons. Slawomir Order, Discorso nella conclusione dell’Inchiesta diocesana per la Beatificazione e Canonizzazione dei Servi di Dio Settimio Manelli e Licia Gualandris, in “Sito ufficiale delle Suore Francescane dell’Immacolata, 27 giugno 2014, www.cuoreimmacolato.com].

Dopo la conversione, Settimio indirizzò i suoi interessi culturali allo studio dei grandi mistici: san Tommaso d’Aquini, san Bonaventura, sant’Agostino, santa Teresa d’Avila e san Giovanni della Croce. Tuttavia il primo posto nella sua vita l’hanno avuto sempre Gesù e il suo Vangelo, che conosceva a memoria e citava spesso. «Egli non solo credeva in Cristo – aggiunge Mons. Oder -, ma ne era strenuo difensore: combatteva a viso aperto i nemici di Gesù e della Chiesa senza mai scendere a compromessi, neppure quando ciò avrebbe potuto garantire a lui e alla sua famiglia un livello di vita più elevato».

Il 15 luglio 1926 sposò Licia Gualandris, con la quale condivise la fede generosa e l’esempio luminoso di vita cristiana. Padre Pio lo definì, ad esempio, «un cristiano tutto d’un pezzo che attua il Vangelo alla perfezione» e, per questa sua lealtà e fedeltà a Cristo, lo stigmatizzato del Gargano gli mostrò sempre paterna benevolenza.

La moglie Licia, nata il 13 luglio 1907 a Nembro (Bergamo), si formò spiritualmente sotto la guida dell’ottimo sacerdote lombardo don Giulio Bilabini, manifestando fin da ragazzina un particolare amore per la Passione e Morte di Gesù e per i Sacramenti dell’Eucaristia e della Confessione. Aveva una predilezione per il Santuario mariano posto sulla collina di Nembro, dedicato alla “Madonna dello Zuccarello”, per la quale ebbe sempre una forte devozione, tanto che anche poco prima della morte spirò intonando le strofe dell’inno popolare cantato dai fedeli in onore della Madre di Dio. Dopo aver frequentato le scuole tecniche facendosi notare per serietà e profitto nello studio, Licia si sposò come detto, giovanissima con Settimio Manelli. Insieme a lui intraprese un cammino spirituale sotto la benedizione, la guida e l’assistenza continua di San Pio da Pietrelcina e, ad appena 19 anni, iniziò quindi la sua grande missione di madre di una famiglia numerosa, per le maternità che iniziarono e si susseguirono senza interruzione.

Fedele alle esigenze di una famiglia così numerosa, Licia Gualandris non trascurò mai la preghiera personale e familiare. Amava meditare, leggere libri spirituali, specie le vite dei Santi e, negli ultimi anni, recitare quotidianamente la preghiera liturgica delle Lodi e dei Vespri. In particolare però, alla scuola di Padre Pio, amava molto il Santo Rosario e, difatti, come testimoniano i figli (dieci dei quali ancora viventi) si poteva vederla sempre, di giorno e di notte, con la Corona fra le mani.

Ha scritto di Licia Mons. Oder: «La sua fedeltà, la sua devozione, la sua passione per la Santa Messa e la Comunione erano evidentissime. Tra coloro che l’hanno conosciuta molti hanno testimoniato di aver ricevuto edificazione dal suo atteggiamento di riverenza e raccoglimento nel partecipare alla Santa Messa, durante la quale appariva totalmente compresa dal Mistero che si celebrava. Dava molta importanza anche alla vita di preghiera della sua famiglia: ai suoi figli, fin da quando erano bambini, insegnava a pregare, a fare piccoli “fioretti”, soprattutto durante la Quaresima, le novene e i mesi mariani. In particolare, ci teneva a far loro ascoltare, durante le domeniche e le feste, la Santa Messa, preparandoli con cura alla Confessione settimanale» [Mons. S. Order, Discorso cit.].

Nel libro Filosofia della vita dei Servi di Dio Licia e Settimio Manelli, dopo aver dedicato una cinquantina di pagine alle principali vicende dei coniugi Manelli, se ne sottolinea una fecondità spirituale anche considerando la nuova fondazione religiosa promossa da uno dei loro figli, il già citato P. Stefano Manelli, scaturita dal suo filiale amore alla Madonna, che è al centro attualmente di una vicenda complessa e, per molti aspetti dolorosa, alla quale è dedicata l’Appendice dell’opera di Giuseppe Brienza. Quest’ultima sarà anche presentata prossimamente, in occasione del convegno intitolato “Famiglie numerose-una frontiera, una necessità”, che si terrà giovedì 23 febbraio 2017, a Borgomanero (Novara).